CAPITOLO 8
AGNESEPRESENTE
''Secondo me, questo doveva essere rosmarino.''penso, avvicinandomi a uno di questi vasetti.''Che gran peccato.''
Tocco il terriccio con le dita per costatare in che stato vigono le piantine e mentre lo faccio, sento la porta aprirsi e dei passi farsi sempre più vicini. Un uomo di un metro e ottanta, tutto muscoli e tatuaggi, con i suoi scarponi si è appena parato di fronte a me e mi sta guardando con gli occhi infuocati. Ha una t-shirt bianca di quelle che calzano morbide con uno scollo abbastanza ampio che permette la visuale di gran parte del suo collo, un jeans stretto in vita da una cinta color cuoio e scarpe davvero pesanti del medesimo colore. In bocca ha una pipa dalla quale esce del fumo.
Quantico, sì, proprio lui, emana un profumo buonissimo, in questo momento, misto a quello della rabbia. Si avvicina a me, così tanto, da sentire il suo alito addosso.
Tabacco...tabacco puro...
Papà mi aveva detto che quest'uomo fuma peggio di un turco ma al cellulare, ho sentito loro due parlare e Stuart gli ha fatto promettere di non fumare in mia presenza, a causa del mio stato di salute. Il mio cuore batte forte ma di sicuro il suo no ed è giusto così perché è sposato, ma io, pur chiedendo al mio di smettere e di darsi una calmata, non posso fare altro se non restare al mio posto.
Non credo che abbia intenzione di rispettare i patti perché mi ha appena alitato il fumo della sua pipa in faccia. Non chiudo gli occhi, voglio guardarlo e capire da dove deriva tutto quest'astio che prova nei miei riguardi.
''Gli sono così tanto antipatica che i suoi occhi diventano rossi di fuoco? Che cosa avrei combinato di tanto grave? Forse è meglio instaurare una conversazione, così potrà conoscermi meglio e ricredersi.''
<<Stavo pensando che potrei far rinsavire queste belle piantine>>dico, per fargli capire che sono diversa da ciò che pensa lui. Senza parlare, è stato in grado di trasmettermi il suo pensiero<<E' rosmarino vero? Adoro il rosmarino. Si vede che non hai il pollice verde. Sono tutte morte, che peccato. Le piante hanno un'anima e sono capaci di sentire quella del proprio padrone>>
Il contatto con la pianta è fondamentale. Essa si accorge di chi ha poco cura di lei o di chi l'ha acquistata tanto per spendere soldi. Delle volte ce le ritroviamo in casa senza volerlo come dono di una ricorrenza ma piuttosto che lasciarle ancora incartate e con il fiocco in bella vista, potremmo studiare un modo per farle crescere forti e vigorose.
Mamma le odiava, diceva che perdevano troppi fiori che sporcavano il pavimento. Che palle.
Sto aspettando che Quantico dica qualcosa ma temo che non sia nulla di buono. Mi sa che ho capito perché guarda le mie mani impasticciate di terra con rabbia. Ho toccato qualcosa che appartiene a sua moglie.
Quantico sospira, chiude gli occhi per un istante e mi guarda, ancora più arrabbiato di qualche secondo fa.
<<Toglie quelle cazzo di mani dalle piantine di mia moglie. Adesso>>tuona.
Lo sapevo...erano della moglie..volevo dire, sono della moglie. Papà mi ha raccontato qualcosa ma non è così informato perché Quantico è molto riservato. So che la moglie e la figlia non sono qui con lui ma non so che fine abbiano fatto.
<<Perché ti agiti? Vorrei solamente darti una mano. E' un vero peccato che una casa così bella abbia delle piantine morte in primo piano>>ci tengo a dire.
Gli mostro, infatti, il terriccio privo di vita, mettendo nuovamente le mani all'interno dei vasetti. Voglio fargli capire di cosa parlo e non vorrei mai che pensasse che volevo rovinare qualcosa che appartiene alla donna che ama e con cui ha una famiglia.