CAPITOLO 27
AGNESE"Le piccole cose hanno sempre la loro importanza: è sempre per le piccole cose che ci si perde."
-Dostoevskij-Mi trovo al centro di questo grande letto, completamente nuda, pronta e disponibile per lui che, dall'alto della sua posizione da padrone, si tocca guardandomi.
E quello sguardo, non è tipico di chi vorrebbe solo sesso, altrimenti se lo sarebbe già preso. Gliel'ho fatto capire chiaramente che può prendersi tutto quando vuole, tranne quella parte che lui brama tanto. Non voglio che la prenda adesso. Mi spaventa il pensiero, non lui. A me lui non fa paura, giusto un po' di timore adrenalinico.
A me lui, non fa né paura né schifo.
Sono pronta per te Quantico, che mi hai fottuto il cervello ancor prima di tornare a vivere. Potrei avercela con te per mille motivi, perché sei poco educato, fumi troppo soprattutto in mia presenza, perché non mi ascolti e spesso, ti rivolgi a me con un tono poco educato. Invece, non posso essere arrabbiata con te ma forse, in pochi capiranno, per questo, non ne farò parola con nessuno se non con me stessa.
Gli altri potrebbero non capire mai ma ciò non mi dispiace. Vorrei solo che quando sarà il momento opportuno, si sforzassero un po'. Se poi non vorranno capire, pazienza.
Quando ti risvegli dal coma, dopo anni di sonno e non profondo,- come Daniel aveva fatto credere a papà-qualcuno si aspetta che tu viva da depresso, che ti pianga addosso, che avrai sempre una vita triste o che addirittura, non vorrai vivere. Pensano che tu debba stare tutto il giorno a letto a piangere oppure chiusa nel silenzio del tuo dolore. E invece, grazie a te, così non è stato e così non sarà.
Dentro di me è nato un forte sentimento, vibra un'emozione al centro del petto. Ho provato a controllarla, ho provato con tutta me stessa a cacciarti via dalla mia mente ma non ci sono riuscita. Tua moglie non c'entra, non è per lei, per il tuo amore nei suoi confronti. Questo riguarda me.
Mi sono svegliata e dopo pochi giorni ti ho visto. Lì, nel tuo sguardo severo, in quello sguardo di chi giudica, ho trovato un senso alla mia vita, ho trovato la forza necessaria per andare avanti, per dimostrare a me stessa e a tutti che non ero l'Agnese di Rexan ma Agnese Campbell e basta.
Mi serviva un po' d'adrenalina e tu lo sei stato e lo sei, anche adesso, anche dopo tre mesi che ho stampato il tuo sguardo nella mente. Tu Quantico, sei ciò che mi serviva per tornare ad amare la vita, quella vita che mentre la luce mi avvolgeva, stavo odiando perché non potevo vivere da protagonista ma solo da antagonista. E poi ho aperto gli occhi e mi sono accorta che non faceva così male tornare a vedere, tornare a sentire...tornare a combattere.
So di essere una persona sbagliata perché mi piace un uomo sposato, un uomo che ha già un famiglia e che custodisce nel cuore, i sentimenti che nutre per un'altra donna. So che non dovrei, a ventidue anni, tra qualche mese ventitré, amare un uomo più grande di me di ben venticinque anni. La società impone stereotipi di coppia e subito si è pronti a criticare gli altri, quelli diversi, quelli non conformi alla massa, quelli che non hanno paura di vivere una vita che agli altri potrebbe fare schifo.
Mio padre m'immagina in un certo modo, come la figlia perfetta che non lo deluderà mai più ma sappiamo bene che non è così. Di errori, come tutti, ne commetterò tanti. Sbaglierò, lo ferirò e forse non sarà l'unica persona che deluderò, ma non posso andare contro ciò che sono.
I ragazzi della mia età non mi sono mai piaciuti e il coma non ha cambiato niente. La testa l'ho sbattuta ma è sempre la stessa. Io non sono cambiata, sono sempre la stessa ma con una gran voglia di vivere e di amare.