10-Guardare la luce con occhi nuovi

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CAPITOLO 10
AGNESE

3 MESI PRIMA

Dov'è il mio bambino? Perché non ho ricordi di lui? Perché nessuno me ne ha parlato?

E' vero che chi va in coma, può ascoltare ciò che dicono le persone care al proprio capezzale. Papà ad esempio veniva a trovarmi spesso. Mi ha parlato della mamma, del fatto che si sia uccisa poco dopo la mia morte e mi ha parlato anche di Bruna e di Tommaso.

Stuart ha trovato la donna della sua vita e insieme hanno avuto un bambino, ovvero mio fratello. Non vedo l'ora di conoscerlo. Non vedo l'ora di conoscere Bruna e di diventare sua amica.

Tutte le femmine vorrebbero avere come amica la proprio mamma ma io non sono stata fortunata. Anche riguardo a questo, la vita ha preferito punirmi dandomi come madre, una donna gelosa delle attenzioni che papà mi riservava.

Quella donna però era pur sempre mia madre e mi sarebbe piaciuto vederla oggi, vederla adesso, ricevere un suo abbraccio e sapere di esserle mancata. Forse chiedo troppo.

I dottori mi visitano incredula mentre io resto ammaliata dal sole che sorge su Roma, sulla mia città che mi è mancata tanto.

Roma mia, quanto sei bella. Adesso ti apprezzo di più ma ci sono stati periodi in cui mi stavi stretta per davvero. La colpa però non era tua, era delle mie bugie, della paura che mi opprimeva.

Ho vissuto parte della mia vita in un limbo, un tunnel pieno di luce e di pace dal quale però cercavo di uscire. Non perché non mi trovassi bene ma perché volevo abbracciare il mio bambino, conoscerne il sesso, guardare i suoi occhi e capire a chi somigliasse, se a me oppure a suo padre.

Già...Rexan.

Quando ho detto che ho sentito tutto, mi riferisco anche a lui e alle sue manacce. E' venuto a trovarmi anche qui ma non sento la sua voce da tempo. Meglio così. Ha parlato di progetti, di portarmi su un'isola e di concepire un mucchio di bambini con me. Mi ha chiesto scusa, si è pentito, ma a me fa solo ribrezzo uno come lui. Vorrei poter cancellare quella parte della mia vita, vorrei che davvero esistesse una macchina del tempo.

<<Pulcino mio, sono io>>ha sussurrato sulle mie mani. Ricordo ancora il sapore di quelle labbra a contatto con la mia pelle e la sua voce mesta, nulla a che vedere con la bestia in cui si è trasformato, violandomi.

<<Sei bellissima lo sai?>>ha poi continuato a dire.<<Uno schianto...Vorrei che aprissi gli occhi e che mi guardassi ancora come facevi un tempo...Se Blanko non mi uccide, non appena ti svegli ce ne andiamo, su un'isola io e te. Facciamo un mucchio di bambini, ma prima ti sposo. Ti regalo il mondo amore mio, devi solo perdonarmi>>

Ricordo ogni parola. Addirittura mi sembra di sentire il suo alito contro la mia faccia ancora adesso. Non potevo reagire e non riuscivo a svegliarmi. Era come se ci fosse qualcosa, come se qualcuno mi avesse iniettato qualcosa che mi tenesse paralizzata. Io però quel giorno, accanto a me non ce lo volevo. Mi parlava di Blanko, di quell'uomo che nei Paesi della Ex Jugoslavia, è al capo di tutto, al vertice di tutto. Chissà cosa diavolo ha combinato Rexan. Se Blanko si è arrabbiato, vuol dire che è nei guai grossi.

<<Non volevo violentarti quella sera, volevo stare con te, volevo che tu non mi lasciassi. Ma tu continuavi a dire che avevi tradito tuo padre, che ti pentivi di tutto ed io non ci ho visto più. Lo sapevo che mi amavi ancora, volevi solo ferirmi perché andavo a letto con quelle troie del cazzo, ma ti giuro che non valevano quanto vali tu>>

Quantico-L'ombra di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora