CAPITOLO 32
QUANTICOOsservo la mia fede mentre sono in macchina, parcheggiato poco lontano dal locale che Stuart ha preso in gestione. E' così romantico che lo ha chiamato Ivana Club, una sorta di rivisitazione dell'Havana Club famoso nella capitale di Cuba, l'Avana e della marca di rum cubano del medesimo nome, che ho degustato spesso con molto piacere anche se prediligo maggiormente il whiskey e lo scotch.
Forse in molti, non vedranno né romanticismo né amore nel suo gesto ma io lo vedo eccome. Ivana era il nome che mia figlia usava quando era in missione sotto copertura con Stuart. Tutta la loro storia è cominciata per uno stupido succo cubano, il preferito di Bruna. Se non si fosse recata in quel locale a berlo, non avrebbe mai assistito all'omicidio della nipote di Blanko, la Triade non l'avrebbe mai perseguitata e non sarebbe stata rapita da Moira, la moglie finta defunta di Stuart.
Ecco perché non posso essere geloso di Stuart. Di cazzate ne ha commesse ma è stato anche raggirato e questa cosa non la trovo giusta. Perciò, per me lui è l'uomo giusto per la mia grande bambina e anche se adesso si sono lasciati di nuovo, so che troveranno il modo per stare insieme ancora una volta.
Qualcuno, è destinato a stare insieme anche se spesso, è proprio il destino ad essere contro di loro.
Insomma, Stuart si è aperto un locale solo per dimostrare a mia figlia che la ama e che da oggi in poi potrà bere succo cubano nel suo pub, mentre io invece sono solo incazzato con me stesso.
C'è chi i sentimenti li dimostra anche stando lontano, non opprimendo la persona amata e chi, invece, non fa un bel niente. Ogni riferimento a me stesso, è casuale.
Sono stato zitto, in silenzio, seduto al tavolo di casa mia a guardare come Agnese e Samuel discutevano del processo, come analizzavano particolari, com'erano vicini. Ho consumato così tante sigarette da vomitare e speravo che il vomito, mi avrebbe tolto il vizio e invece no.
Non posso sostituire la nicotina, ne ho bisogno come l'aria. E' droga e crea dipendenza, così come l'anobium punctatum che dalla mia testa non vuole uscire.
Ci ho provato Sabrina, lo sai, a essere freddo e distante, a non chiamarla, a non guardarla, ma tutte le volte che la vedevo arrivare a casa nostra, che bussava, entrando poi con timidezza, mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ho avuto pensieri poco puliti. Devo accettarlo, non posso mentire con te e non funziona neanche mentire più a me stesso. Tu sei nel mio cuore ma Agnese è dentro la mia testa e non riesco a ignorare quel pensiero logorante.
Mi sono ritrovato a essere quasi geloso del rapporto che ha con quell'avvocato del cazzo. Lui la guarda sai? Le sorride, è gentile e premuroso. La fa procedere per gradi, le fa affrontare i problemi con calma, non le mette ansia per non urtarla. Sta temporeggiando sulla scena dello stupro e sono felice che non ne abbia parlato perché correrei da Rexan e lo ucciderei.
Come farò un giorno a portarla da lui? Dimmelo. Come? Cosa le racconterò durante il tragitto? Che la sto portando a fare una gita? Oppure potrei approfittarne fingendo di portarla in un ristorante? Chissà se ci crederebbe, ha capito che non è da me spendere denaro per lei.
Sai perché la odio così tanto? Perché la sua ingenuità mi ha messo in condizione, per salvarmi, di negoziare lei. Capisci? E lui tornerà. Potrebbe raggirarla e convincerla del suo amore per lui. Verrà a prenderla, ma posso evitarlo, così lei non verrà mai a sapere che ho un accordo con Rexan. Il tempo, riguardo a questo, è mio amico.
Muoio dalla voglia di entrare nel locale, di vederla. Mi da fastidio anche che quando non verrà da me, sarà qui, circondata da ragazzi che potrebbero provarci perché se tu la vedessi...diresti quanto cazzo sia bella, anche se non ho il coraggio di dirglielo negli occhi.