La canzone a cui fa riferimento Agnese nel capitolo, è quella riportata nell'intestazione. Potete ascoltarla quando volete. 😊Vi aspetto nello Spazio Autrice. ♥️
CAPITOLO 23
AGNESE"Se quel precipizio, che ella aveva notato e vagheggiato da tanto tempo, non fosse stato così pittoresco, se al suo posto ci fosse stata soltanto una prosaica riva pianeggiante, forse quel suicidio non sarebbe mai avvenuto."
-Dostoevskij-<<Non essere arrabbiato papà. Non mi pesa venire qui e non voglio stare a casa perché ogni giorno che resto ferma è un giorno in più che dovrò fare terapia, uno in meno al momento in cui dirò che ce l'ho fatta davvero>>tento di fargli capire invano.
Papà ha parcheggiato la sua auto fuori la clinica in cui vado tutti i giorni. I dottori sono gentili e pazienti, per questo ci vado con il sorriso e non mi pesa sottopormi alle loro cure quotidiane, anche se penso che potrei studiare di più, molto di più, se non avessi questo tipo di impegno.
Sono sempre stata una secchiona, quella che si siede al primo banco, che arriva in classe prima di tutte, quella che segue attentamente la lezione e che fa domande al professore. Qualcuno potrebbe dire che sono una lecchina e invece tutte le domande che facevo al mio insegnante mentre spiegava, erano mirate a capire meglio l'argomento.
Costanza invece, quell'amica che all'improvviso è scomparsa senza un motivo ben preciso, di studiare proprio non aveva voglia e spesso, i compiti glieli facevo copiare. Per me non è mai stato un problema, anzi, durante i compiti in classe, mi piaceva aiutare gli amici in difficoltà.
''Sono sempre stata troppo buona con quella ragazza e se un giorno dovessi rivederla, voglio proprio vedere come si giustificherà oppure se i pompini che ha fatto, l'avranno portata lontano.''
<<Sì ma sono due settimane che hai l'influenza, una tosse esagerata e il raffreddore. Dovresti stare a casa>>ripete ormai, come consuetudine.<<La terapia può attendere. Invece tu ti diverti a farmi preoccupare>>
Papà mi guarda con i suoi occhioni dolci e allunga una mano che si posa delicatamente sulla mia guancia. Ha tagliato i capelli. I suoi ricci non ci sono più e non c'è più Bruna che glieli accarezza. Quando è tornato a casa con la testa rasata, per poco non mi prendeva un colpo.
Per fortuna che alla fine, proprio come pensavo, la madre di mio fratello ha fatto strappare l'ordinanza restrittiva così papà può avvicinarsi a casa sua anche se le ha promesso che a meno che non lo voglia lei, resterà a distanza per rispettare i suoi spazi. Questa situazione gli serve di lezione per imparare a essere comprensivo.
Ogni giorno che passa, papà soffre sempre di più e io cerco di stargli vicino come posso, destreggiandomi tra le faccende di casa, lo studio e la terapia. Voglio pensare a tutto ed essere una brava donna di casa ma quando mi fermo a pensare, mi rendo conto che manca qualcosa nella mia vita, mi manca l'adolescenza.
Non ho amici se non Bruna, Costanza mi manca in alcuni momenti, lo ammetto. Per tutti la vita è passata ma per chi resta in coma, otto anni volano in un batter d'ali. La bambolina di papà, come la chiama lui, è un po' che non la vedo. Non ho voluto incontrarla per non mischiarle l'influenza e per non far ammalare Tommy, però mi mancano tanto. Li sento tutti i giorni al telefono e Bruna per fortuna non ha più le nausee gravidiche dei primi mesi.
<<Non può attendere. Ho perso già troppo tempo per colpa mia>>sussurro.
E' tremendo guardarsi alla specchio e sapere di essere la rovina della propria vita.