Linguaggio scurrile e scene forti sono presenti nel capitolo.⚠️⚠️⚠️
Ti dichiaro in arresto
CAPITOLO 41
QUANTICO
Bere non è la soluzione.
Fumare non è la soluzione.
Le medicine non sono la soluzione e assumerle abbinate al whiskey, credo proprio che mi farebbero fare un giretto in paradiso, oppure all'inferno, dov'è più giusto che vada.
Qual è questa cazzo di soluzione?
Perché quel coglione non mi manda ciò che sto aspettando? Ci vuole tanto a fare due foto del cazzo?Sono giorni che attendo notizie dal mio amico Kargon, l'investigatore privato a cui ho chiesto aiuto per scoprire cosa facesse Agnese in mia assenza. L'ho chiamato tutti i giorni e ogni santo giorno mi ha chiesto del tempo, perché voleva mostrarmi l'intera dinamica dei fatti, a dimostrazione che sotto vi fosse qualcosa di grosso, altrimenti mi avrebbe detto ciò che avrei voluto sentirmi dire, ovvero: Agnese va in clinica a fare riabilitazione e poi torna a casa da suo padre e invece Kargon non ha usato queste parole.
Che cazzo stai facendo Agnese? Con chi ti stai vedendo? Stai uscendo con mio fratello? Ecco dov'è finito tutto l'amore che provavi per me, nel cesso dopo averlo scaricato.
Ho un fortissimo mal di testa, nonostante ieri sera abbia bevuto poco, diciamo. Non potevo esagerare visto che nel pomeriggio mi tocca andare in banca e aprire quella benedetta cassetta appartenente a Linda D. e scoprirne il contenuto. Ai banchieri devo dare l'impressione di essere un poliziotto sobrio, anche se ho bevuto e fumato così tanto da avere il voltastomaco. Mi faccio schifo, ho esagerato ma conosco solo questo modo per evitare che il dolore del passato si mischi alla rabbia del presente.
Mi fa paura quando passato e presente s'incontrano. Creano troppo chiasso nella mia mente, fanno supposizioni e domande alle quali non so dare una risposta e mi sembra d'impazzire. Così mischio l'alcool al fumo. Entrambi bruciano la gola e i pensieri stessi, che vanno via. Il guaio è che poi ritornano più aggressivi di prima e una sola bottiglia non basta...e neanche un solo pacco di sigarette bastano.
Mi alzo dal letto e mi dirigo sotto la doccia, sperando di alleviare il mal di testa e di non dover ricorrere all'uso di un'altra aspirina.
Qualunque cosa sia, ne parlerò con Agnese al mio ritorno a Roma perché non ho voglia di sentirla. Credo che stia provando ciò che ho provato io settimana scorsa, anzi, mi auguro che stia soffrendo il doppio di quanto ho sofferto io.
E' un osso duro, non molla mica. Il mio telefono è invaso dalle sue chiamate e dai suoi sms ma non ho intenzione di risponderle. Sono un uomo di parola e quando dico una cosa, difficilmente cambio idea. Le ho detto che ci vedremo a Roma e così sarà.