CAPITOLO 48
AGNESEApro gli occhi non appena sento vibrare la sveglia sul comodino. Allungo una mano per spegnerla ma non mi alzo dal letto. Voglio restare sotto le coperte, al caldo, ancora per un po' anche se ormai è primavera. Io ho sempre freddo di prima mattina e ammetto che se non fossi così ostinata a recuperare gli anni scolastici e prendere il diploma, mi alzerei non prima delle nove dal letto. Non sono una dormigliona al pari di Bruna ma la invidio, con la scusa della gravidanza può dormire tutto il tempo che vuole, senza sentirsi in colpa.
Non succederà nulla se questa mattina studierò di meno, sono già a buon punto e posso concedermi, almeno oggi, una giornata di pausa. Vorrei passare a trovare la madre di Quantico e portarle un dolce, magari di pasticceria e non preparato da me che sono una vera frana.
Pare che il rinoceronte non abbia molto apprezzato la mia torta della nonna. Lo sapevo che la frolla era venuta troppo dura mentre la crema, già in fase di preparazione, risultava piena di grumi. Eppure sono sicura d'aver seguito passo per passo la ricetta di Iginio Massari, il pasticciere per eccellenza. Non fa niente, ci riproverò fino a quando non uscirà perfetta, tanto la spesa la fa papà Stuart e il frigo è sempre pieno.
Stringo forte a me il peluche di Winny The Pooh e nel farlo, lo sguardo cade proprio sul braccialetto che ieri mi ha restituito Quantico e sui graffi ai polsi. La crema che ha acquistato per me deve essere davvero buona perché di quei brutti segni, vi è rimasto ben poco. ''Papà crede ancora che sia stato un cane randagio e che abbiamo passato tutta la notte in commissariato, nel tentativo di far parlare il padrone del cane e costringerlo ad ammettere che porta in giro il cane senza museruola.''
Voleva farsi aiutare da me, voleva una mano perché con i sentimenti non ci sa fare, perché non è bravo nelle relazioni e quando io gli tendo la mano, lui cosa fa? Mi dice chiaramente che non faccio parte della sua vita. A quel punto, un essere umano con un po' di dignità cosa fa? Torna indietro e lo lascia lì, a risolvere i suoi problemi visto che quella, è la sua vita e non la mia.
La mia di vita è incasinata tanto quanto la sua e potremmo aiutarci a vicenda, però, mentre lui cerca di sopravvivere ignorando di vivere davvero, io invece mi preoccupo di andare avanti e farlo significa anche farsi aiutare. Il dolore ci logora e va espulso dalla nostra anima accartocciata dai malesseri ripetuti.
Pensavo che almeno Q. mi scrivesse un messaggio per chiedermi scusa e che quella fase l'avessimo superata e invece no. Comincio a pensare che faccia tutto questo solo per portarmi a letto e per poter giovare del mio corpo. Non è possibile che dopo i momenti che condividiamo, lui non si faccia sentire mai.
Questa volta non c'entra il fatto che voglia stare da solo, questa volta la situazione è ancora più grave perché ieri è avvenuto il confronto con suo fratello e Quantico aveva con sé la pistola d'ordinanza. Spero con tutto il cuore che non l'abbia usata e che si sia limitato a qualche pugno, cosa comunque grave ma mai quanto una pallottola in pieno petto.
Papà entra in camera mia senza bussare. Avrà sentito la sveglia. Chissà se mi permetterà di andare dalla signora Ilde.
<<Buongiorno principessa>>dice, illuminando la stanza con il suo sorriso.