CAPITOLO 7
QUANTICOPRESENTE
Samuel mi fissa interdetto mentre le nocche di Agnese continuano a bussare imperterrite alla mia porta.
''Vediamo quanta pazienza hai...piccolina...''
L'avvocatuccio dei miei stivali agita le gambe impaziente, probabilmente perché vorrebbe aprire la porta ed accogliere la piccola Campbell venuta dall'oltretomba. Lo fulmino con lo sguardo, parlando con gli occhi, senza neppure proferire parola.
Sei cotto amico e ti farò passare subito questa cottarella perché la scozzesina non si tocca.
<<Perché deve restare fuori al freddo? E' già cagionevole di salute>>ribatte Samuel.
''Quest'uomo vorrebbe dettare legge a casa mia?''
Aspiro il fumo della mia pipa e lascio che si disperda nell'aria, per arrivare così fino alle narici del giurista troppo ligio alle regole. L'ho capito che il fumo lo infastidisce e proprio per questo, fumerò tutte le volte che lo avrò intorno.
<<Per un po' di venticello, che succederà mai?>>scuoto le spalle.
Sono troppo impegnato a gustare il mio fumo adesso da poter pensare di aprire la porta, non potrei fare a meno di questa droga.
<<Che succederà mai?>>ripete sbalordito il biondo.<<Ha le difese immunitarie basse e da poco è uscita dal coma>>
Alzo gli occhi al cielo.
<<Non per questo dobbiamo conferirle una medaglia al valore>>
Samuel però pare non ascoltare le mie ultime parole, troppo preso da qualcosa...o qualcuno.
Agnese pare si sia avvicinata alle mie piantine, anzi, a essere precisi, quelle che sta toccando sono le piantine di mia moglie, quelle di cui si prendeva cura con amore.
''Perché quella mocciosa non toglie le manacce da lì?''
Samuel, in difesa di Agnese, prende parola, notando forse la rabbia nei miei occhi.
<<Non avercela con lei. D'altronde ha bussato per un pezzo alla tua porta e tu non le hai aperto. Cosa dovrebbe fare? Sta semplicemente dando un'occhiata in giro>>
''Questo ragazzo mi stizza. Primo o poi farò un foro nel muro con la sua testa.''
Non posso accettare quanto sta facendo, così, a passo svelto, apro la porta e vado fuori.
Lei sussulta ed io mi avvicino spaventosamente, alitandole il fumo in faccia e rinchiudendo questo cumulo di emozioni in un breve lasso chiamato secondo. Agnese ha gli occhi ben aperti mentre i miei bruciano dalla pazzia.