| 5° capιтolo |

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Arrivarono le 15:00 ed uscimmo tutti dall'università; io, Chloe, ed i suoi amici ci incamminavamo verso il parcheggio, poi la voce di Kinley ci fece fermare.

«Ragazzi, che ne pensate di prendere un gelato? È una bella giornata e con questo caldo ci sta proprio» chiese Kinley al gruppo; «È un ottima idea, per me va bene, per voi?» disse Matthew indicando con lo sguardo solo Chloe e Steven.

"Ehi! Io esisto!" pensai e guardai male il ragazzo che non mi degnava di uno sguardo.

«Per noi va bene! Vero, Steven?» rispose Chloe guardando il suo ragazzo che annuì in risposta subito dopo; «V-Vengo anch'io...» mi aggiunsi, stanca di essere ignorata e cercando di non far trasparire irritazione nel mio tono e nel mio sguardo.

Matthew mi guardò male, Kinley confusa e Steven sembrava indifferente.
L'unica a parlare fu Chloe, «Certo, a me va più che bene, andiamo!» e trascinò il braccio di Steven verso l'auto di Paul.

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Arrivammo al bar, prendemmo i nostri coni e ci sedemmo ai posti liberi all'esterno del bar.
Neanche il tempo di sedermi che Kinley richiamò la mia attenzione, «Leila, non senti caldo con quella giacca?» chiese gentilmente; «Io? Ecco... no! Cioè... sto bene così, g-grazie» recitai non volendo dire "Senti tesoro, sarà un problema mio, potrei non intralciarmi e non rompere".

Non fece resistenza, mugulò affermativamente ed iniziò ad addentare il suo cono, lamentandosi con una smorfia per la freddezza del gelato.

Matthew seduto affianco a lei iniziò a ridere, «Che idiota, è un gelato, non hai pensato sarebbe stato freddo?» disse tra una risata e l'altra.

Lo guardò male, poi si girò verso di me che stavo gustando svogliatamente il mio gelato, «Allora Leila, perché non ci racconti un po' qualcosa di te» chiese appoggiando un gomito sul tavolo e tenendosi il viso con il palmo della mano.

"Bene Hailey, ora che le dirai?" pensai tra me e me cercando una risposta adatta il più velocemente possibile.

«Ecco, non ho una vita molto interessante...» dissi semplicemente cercando di tagliare corto.

"Non ho una vita interessante, sono solo un'agente federale ed ho una Desert Eagle con cui posso farti fuori nella tasca inferiore dei pantaloni, mia cara ficcanaso " pensai nel frattempo.

«Forza, ci sarà qualcosa! I tuoi genitori che lavoro fanno?» chiese ancora lei, curiosa.
E fu lì che mi bloccai.

"I miei genitori, che lavoro fanno, chissà che lavoro facevano.
Non ho mai avuto occasione di chiederglielo, ero piccola, troppo.
Prima del tempo sono stata privata di loro, li conoscevo a malapena..." pensai ancora, incupendo il mio sguardo.

Spezzoni del mio incubo riaffiorarono facendomi andare nel panico.
Mi alzai dalla sedia, consapevole di essere sul punto di scoppiare in lacrime.
Senza degnare il gruppo di una risposta entrai nel bagno del bar chiudendolo a chiave.

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Passai non so quanto tempo lì, so solo che corsi lì dentro in preda al panico.
Poi ricordai che la sacca, il telefono, ed il resto erano sul tavolo e pensai che se Ryan o Pin mi avessero chiamata sarebbe stato un grosso problema.

Mi ricomposi, riacquistai la mia freddezza ed impassibilità e tornai dai ragazzi.

Sul mio posto notai il mio gelato, ormai sciolto a causa del caldo.
Solo in quel momento ricordai di aver lasciato il cono sul tavolo non preoccupandomene affatto.

«Eccoti finalmente, ho detto qualcosa di sbagliato?» chiese tristemente la ragazza con uno sguardo visibilmente preoccupato.

Mai come quel momento avevo voglia di prenderla per il collo ed urlarle in faccia le peggio cose, ma dovetti trattenermi per il caso.

«Non è nulla di importante, si è fatto tardi, dovremmo andare a studiare» dissi con un sorriso più finto della mia identità da Leila.
Ma poco mi importava, avevo bisogno di liberarmi dell'aria esterna di San Francisco.

Presi Chloe per un braccio ed andai via di lì non preoccupandomi delle voci degli amici di Chloe che ci chiamavano.

«Leila, potresti spiegarmi che succede?» chiese preoccupata venendo ancora trascinata da me ancora con la mano stretta sul suo polso.

«Chloe, non dire una parola, andiamo da Paul» dissi freddamente lasciandola confusa dal mio tono freddo e lasciandole subito dopo il polso chiamando poi Paul.

Arrivò 5 minuti dopo e per tutto il viaggio io e Chloe restammo in silenzio.

Arrivate alla villa mi incamminai per la mia camera con l'intento di fare una doccia, ma il telefono mi interruppe.

Continuai a camminare per le scale e per il corridoio, nel mentre risposi al telefono, «White, con chi parlo?» chiesi fredda più del solito; «Lee, ti sento strana, è successo qualcosa?» chiese gentilmente Ryan dall'altro capo del telefono.

Mi morsi il labbro cercando di non ricordare il motivo del mio pessimo umore e gli risposi, «Lascia perdere, tralasciando la notizia di Pin è stata una giornata infernale; perché mi hai chiamata?» chiesi cercando di cambiare argomento; «Volevo chiederti come stanno procedendo le indagini» chiese tornando serio.

«Trovo tutto strano in questa città, non ci si può fidare di nessuno, sono tutti strani ed idioti» dissi ripensando all'idiota di quella mattina.

"Dolcezza, chi si crede di essere quello?" pensai ancora turbata da quella situazione.

«Ho capito, continua a lavorare, e ricorda che hai Pin a disposizione. Ora ti saluto, stammi bene, Lee» disse Ryan risvegliandomi dai miei pensieri e chiudendo subito dopo la chiamata.

Presi qualcosa di più comodo ed andai a fare un bagno rilassante e lungo, sentendo le lacrime calde scorrermi lungo le guance.

Odio questo posto.

~°~°~°~°~°~

La curiosità di Kinley ha portato Hailey a rischiare di farsi scoprire.

Ma Kinley avrà agito così per pura casualità? Sarà tra i buoni della favola? E se fosse tra i cattivi?

Lo scoprirete solo leggendolo.
Qui è la vostra autrice, con il quinto capitolo.
Spero vi piaccia!

In No Time [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora