| 24° capιтolo |

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Come se il tempo fosse inesistente eravamo già a metà dicembre.
Quel giorno di metà settimana ero nella mia camera, poggiata al davanzale guardando la neve che pian piano si posava, rendendo magnifico quel panorama che di solito non ammiravo.

Da quel lunedì dopo la festa non successe nulla di importante, monotonia assoluta.

I giorni erano così ripetitivi che non sembrava neanche fossi in una missione sottocopertura.

Ryan in quell'arco di tempo mi chiamò alcune volte per sapere come andava la missione, ma ogni volta ero costretta a dire che non c'era nulla di nuovo, come se fosse qualcosa di negativo.

A spezzare il silenzio fu Peggy, presente in camera mia, dicendo «Non è stupenda?»; girai lo sguardo verso di lei, «L'inverno è una stagione incantevole» continuò guardando fuori dalla finestra, annuii in risposta.

«A cosa pensavi?» mi chiese poi; scrollai le spalle, «Nulla di importante. Piuttosto, perché sei piombata tutt'un tratto a casa dei miei zii?» domandai io in risposta.

Era già pomeriggio ed io ero seduta davanti alla scrivania scrivendo un po' il punto della situazione.

Scrivevo quali persone erano più sospette e per quali motivi, però, il mio lavoro venne interrotto dalla suoneria di un cellulare, il mio.

Diedi un'occhiata allo schermo notando fosse Peggy, alzai gli occhi al cielo e risposi, mettendo anche il vivavoce così da continuare a lavorare nel frattempo.

«Ciao Leila! Finalmente non ho più l'influenza, volevo passare un po' di tempo insieme quindi stavo venendo verso la villa dei tuoi zii, sei in casa?» mi chiese lei con il respiro affannato, probabilmente stava pedalando una bicicletta.

Un giorno, esattamente il giorno prima che si ammalasse, lei mi disse che non sopportava i mezzi pubblici e le automobili perché creavano solo smog non necessario, e di come lei preferisse andare in giro in bicicletta.

Peggy richiamò il mio nome dato che non stavo rispondendo.
Volevo rispondere negativamente inventando una scusa, così da non interrompere il mio lavoro, ma sbadatamente feci cadere la matita per terra.

«Oh, allora sei a casa! Allora continuo a pedalare verso la villa. Nel caso tu stia studiando ti darò una mano!» disse ancora lei mandando in fumo i miei piani.

Mi maledissi mentalmente, ma cercai ugualmente un modo per negare l'invito, «Non credo tu possa aiutarmi, sei al secondo anno, non al terzo» dissi alla fine sapendo che in questo modo avrebbe declinato.

«Non importa, non importa, vorrà dire che studieremo insieme» continuò però lei; «Va bene» risposi alla fine sapendo che non avrei trovato altro modo per declinare l'invito.

Ci salutammo e chiusi la chiamata per poi poggiare la testa sulla scrivania, rassegnata.

«Ma come! Te l'ho detto, volevo passare un po' di tempo con te!» disse lei accusatoria, io ci pensai un attimo, e ricordando le parole dette in chiamata annuii in risposta, «Tu invece non mi hai ancora detto cosa stavi studiando» continuò Peggy con lo stesso tono e poggiando le mani sui fianchi.

Non avendo la risposta pronta, girai velocemente lo sguardo verso il mio scaffale e vidi il quaderno da me usato per scrivere gli appunti di Geotecnica, «Geotecnica» dissi infine sperando non avesse percepito ci avessi pensato troppo per dirlo.

Peggy sorrise maliziosamente per poi dire «Sbaglio o la insegna l'insegnante più popolare di tutta l'università?», spalancai gli occhi sorpresa; «Quello scorbutico potrebbe mai piacere a qualcuno? Non farmi ridere...» le dissi poi con tono scettico.

In No Time [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora