| 17° capιтolo |

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Girai lo sguardo verso la valigia stupendomi.

"Possibile che una persona sia così precisa per un inutile festa? " pensai continuando a scrutare la valigia.

Scacciando via i pensieri poi, anche se titubante di doverla lasciare in stanza da sola, mi diressi verso il bagno, facendomi una doccia.

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Cercai di fare in fretta, misi l'asciugamano, presi la collana dal lavabo ed uscii.

Rimasi paralizzata quando vidi in che stato si trovava la mia stanza in quel momento: i vestiti in valigia erano completamente in disordine, scarpe col tacco, scarpe non col tacco, pochette di trucchi ovunque e la mia sedia aveva lasciato il suo posto mettendosi davanti al letto con di fianco una delle tante pochette.

«Non credi di star esagerando?» chiesi accigliata, lei si girò verso di me sorridendomi; «Farei questo ed altro per una mia amica!» rispose con un sorriso a trentadue denti, «Forza, forza, siediti! Devo iniziare a truccarti!» continuò spingendomi verso la sedia.

"Ha preso proprio seriamente la storia dell'amicizia" pensai per poi sedermi e lasciare a lei il resto.

Più che truccarmi, Peggy mi faceva continuamente domande generiche e molto personali: cose come "Quando sei nata?", "Che genere di musica ascolti?", ma poi, le sue parole attirarono la mia attenzione...

Peggy mi stava mettendo un rossetto di un colore che secondo lei mi donava, poi abbassò lo sguardo improvvisamente, «Mi dispiace molto per le domande che ti ho fatto in mensa una settimana fa...» disse cambiando drasticamente il suo tono, sembrando molto più triste.

Io rimasi lì, ripensando a ciò che mi disse, sui miei genitori, su tutto, avevo sempre più paura ad ogni domanda che passava, poi mi ripresi, riportando la mia copertura alla luce.

«Non preoccuparti, non mi conoscevi affatto, non potevi sapere mi avrebbe ferita» risposi sorridendo, cercando di non farlo sembrare finto, sono stata molto male quel giorno.

Lei non rispose, finì di mettermi il rossetto e poi si allontanò un po' da me, permettendomi di alzarmi, «Ho messo sul tuo letto alcuni tra i vestiti che potrebbero starti divinamente secondo me» continuò indicando il letto in questione e mostrando un dolce sorriso.

Mi girai anch'io verso quella direzione, notando 3 abiti: il primo era bianco panna, lungo fin sopra al ginocchio col merletto sulle maniche, sullo scollo a barca e sul finale della gonna a balza; il secondo era un abito longuette nero in pizzo, con lo scollo all'americana e senza maniche; il terzo, invece, era color carta da zucchero, lungo fino a metà coscia, aderente in vita e senza maniche.

«Non posso, ad esempio, andarci in jeans e felpa?» chiesi stupita, tutti quei vestiti erano così... femminili; «Ma che dici, ovvio che non puoi, cosa penserebbe la gente della famiglia Anderson dopo aver saputo di una loro parente che si veste da maschiaccio?» rispose lei.

Rimasi zitta, pensando fosse una causa persa, lei sorrise e disse, «Bene, proviamo quale ti sta meglio».

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"E questo è l'ultimo " pensai dopo aver provato il vestito bianco girando la maniglia della porta del bagno.
Appena mi vide, Peggy fece un sorriso smagliante, «Questo è perfetto! È deciso, metterai il vestito bianco!» rispose, «Ora siediti! Pensiamo ai capelli!» continuò entusiasta.

"Non finirà mai questa tortura..." pensai nel mentre, stressata da tutto il tempo che stavamo impiegando per fare qualcosa di cui ci sarebbe voluta al massimo mezz'ora per me.

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«Ecco fatto!» disse Peggy dopo avermi messo l'ennesima forcina tra i capelli che aveva reso un po' mossi con la piastra e che aveva legato in un tuppo non troppo stretto.

In No Time [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora