| 20° capιтolo |

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Scendemmo al piano inferiore, tenendo in piedi Chloe reggendo le sue braccia con le nostre spalle.
Tra cui, io, cercai di far attenzione alla spalla.

Vidi molte persone in meno rispetto a prima che salissi le scale, probabilmente per lo sparo di poco prima e forse per questo le più lucide persone alla festa erano scappate.

Portando lo sguardo verso il tavolo usato per giocare a Beer Pong notai Peggy ancor più ubriaca, stesa sul tavolo a ridere, e girando ancora la testa e Steven sempre nello stesso posto con le stesse persone di poco prima.

Steven, probabilmente sentendosi fissato, girò lo sguardo, incrociando il mio, e guardando alla mia destra si rabbuiò alzandosi di scatto e precipitandosi verso di noi.

Stava per parlare, però lo fermai, prendendo parola, «Invece di fare domande, vai a recuperare Peggy»; lui fece un cenno affermativo con la testa andando verso Peggy e facendola scendere dal tavolo.

«Dov'è Kinley?» chiesi a Matt ignorando la scena; «Ha detto di aver avuto un imprevisto e che sarebbe tornata a casa con qualcun altro» mi rispose semplicemente.

Uscimmo fuori dalla casa, arrivando al parcheggio.
Poco dopo ci raggiunsero Steven e Peggy, «Leila! Amica mia! Dov'eri! Ho conosciuto certi ragazzi...!» prese parola quest'ultima ridacchiando e venendo ad abbracciarmi.

Mi costrinse a lasciare la presa del braccio di Chloe, facendo così che finisse tra le braccia di Matt.
Neanche il tempo di far infuriare Steven per quel gesto, che Chloe vomitò addosso Matt.

«Dio che schifo!» affermò quest'ultimo, «Non pensavo avrei dovuto fare da tramite per Chloe, ma, ti pagheremo la lavanderia e permettici di darti qualcosa per cambiarti» risposi; lui annuì semplicemente, ancora disgustato.

"Guarda un po' te, prima non riesco a prendere Trevis per colpa di un suo complice, poi devo risolvere i problemi che causa Chloe, cos'altro capiterà oggi? " pensai irritata dalla situazione.

Alle due di mattina circa lasciammo Steven a casa sua, tempo dopo arrivammo a casa degli Anderson solo che, aperto il cancello ed aperto il portone ci trovammo davanti i genitori di Chloe.

«Oh mio Dio! Cos'è successo!» disse preoccupata la madre di Chloe; «Non pensavo foste ancora svegli» risposi io, facendo capire che in quel momento non potessi parlarne.

I due annuirono, «Un genitore sarà sempre preoccupato per suo figlio, non importa quanti anni abbia» mi rispose il padre; sorrisi a quella frase che faceva capire quanto ci tenessero a lei, poi chiusi l'argomento.

Chiusi poi l'argomento, «Piuttosto, Chloe ha vomitato addosso a Matt, potete dargli un cambio? Non credo possa guidare in quelle condizioni» chiesi con tono scocciato; «Oh, è molto tardi, perché non farlo restare a dormire?» chiese sempre la madre.

Anche se non mi andava giù come cosa, guardai Matt, che accettò la cosa un po' confuso.

Clare si avvicinò a me, «Leila cara, vuoi una tazza di tè? Ci penseranno le domestiche a Matt e mia figlia» mi chiese lei con un sorriso; «Certamente» risposi solo, volevano chiaramente le vere sspiegazioni di quanto successo.

Lanciai un ultimo sguardo a Matt, poi mi diressi in salotto insieme ad i due.

«Allora, è successo qualcosa?» mi chiese il padre dopo essersi messo comodo sulla sua poltrona; «Sì, e vorrei vivamente che fosse il contrario» risposi rimettendo la mano sulla spalla.

I due allora si guardarono negli occhi, poi si girarono verso di me e Clare prese parola dicendo «Parlacene, ti prego».

«Trevis Howard, vi presento il colpevole...» iniziai a dire, «Avrà probabilmente drogato Chloe portandola in un posto isolato. Visto il modo in cui li ho trovati, voleva approfittarsi di lei prima di ucciderla...» continuai, «Ero ad un soffio dal prenderlo, ma a quanto pare aveva un complice che mi ha sparata alla spalla e l'ha aiutato a scappare...» dissi ancora.

«In più, dopo lo sparo è arrivato Matt, limitandomi nei miei movimenti» continuai seccata, «Quei due conoscono la mia identità ora e potrebbe ostacolare la ricerca...» finii cercando di fargli capire con ciò che volevo sapere se potevo continuare il caso o tornarmene a Washington a mani vuote.

«Avremmo fatto meglio a non mandarvi alla festa, signorina White» iniziò a dire il padre, «Le sono grata per aver riportato a casa mia figlia, sana e salva» continuò, «Per ora non sono nelle condizioni di prendere una decisione e credo neanche l'F.B.I. in caso li contattassimo, per questo ne riparleremo domani» finì lui alzandosi dalla poltrona insieme alla moglie.

Mi alzai anch'io, «Vi ringrazio, buonanotte» risposi per poi dirigermi verso la mia stanza.

"Dovrò contattare Ryan..." pensai pensierosa.

Perdere il caso avrebbe potuto far perdere la fiducia ai miei capi dell' F.B.I e chissà, avrebbero potuto affidarmi la ricerca di un gatto al massimo se avessi guadagnato una cattiva reputazione.

Mi ritrovai davanti Matt, senza maglia che stava camminando per il corridoio, appena mi vide si fermò ed io, cercando di apparire il più normale possibile iniziai una conversazione, «Wow, hai trovato il bagno, complimenti... che ne dici di trovare una maglietta ora?» dissi ironica, ma con sguardo basso.

«Eh, vorrei, ma le domestiche non me l'hanno data» rispose con una mano alla nuca; «Seguimi» risposi dirigendomi verso la mia camera da letto; «Aspetta qui, sull'uscio, e non ti azzardare ad entrare» continuai minacciandolo.

"Ci manca solo che Matt scopra la mia vera identità " pensai andando verso l'armadio e, cercando di non far cadere le armi o i documenti del caso e presi una maglietta nera di Ryan che avevo per sbaglio messo nella valigia.

Tornai da Matt e gliela lanciai, lui guardò la maglietta, poi di nuovo me, «Perché hai una maglietta nera maschile?» chiese confuso e con un ghigno. «Non farti strane idee su di me, è di mio fratello» mentii io.

Lui si accigliò ancora di più, «Hai un fratello?» mi chiese; «Beh, se te lo sto dicendo dev'essere così, ora muoviti, mettila e vai via da qui» ordinai seccata da quelle continue domande, odiavo mentire; «Solo se mi accompagni alla camera degli ospiti, prima la stavo cercando e mi sono perso» ordinò lui in risposta.

Roteai gli occhi, lo spostai con il braccio destro, mordendomi poi il labbro per il dolore della ferita sulla spalla, ed ignara del suo sguardo preoccupato per me andai avanti.

Arrivammo davanti ad una delle camere degli ospiti, ed io la indicai, questa volta con la mano sinistra, lui si posizionò davanti alla porta e mi guardò.

«Beh? Cosa guardi? Vai» gli dissi; «Ehh, solo io? Ma mi sento solo! È tutto buio!» rispose imitando un bambino; roteai gli occhi, «E solo resterai, muoviti!» dissi spingendolo dentro la stanza.

«Voglio il bacio della buonanotte!» disse ancora come un bambino, «Cosa?! Non esiste!» affermai sicura.

"Ma che gli salta in mente? Che playboy..." pensai ancora sorpresa da quell'affermazione, anche se ironica.

«Un abbraccio invece?» disse facendo il labbruccio ed allargando le braccia, io incrociai le braccia e lo guardai male, «Premiami per essermi messo così in imbarazzo» rivelò lui, incitandomi con le braccia ad avvicinarmi a lui.

Infine roteai gli occhi, mi avvicinai e neanche il tempo di pensare a qualsiasi cosa, che lui mi stritolò avvolgendomi tra le sue braccia.

Dopo non so quanto, sotto mio lamento, lui distolse l'abbraccio, «Mamma! E se facessi un incubo?» chiese, stavolta con tono normale, «Di sicuro non potrai venire nella mia camera e metterti sotto le mie coperte» risposi io, ovvia, a suon di minaccia.

Lui mi rispose facendo un saluto militare ed entrò nella stanza, mentre io con un sorriso sincero tornai nella mia.

"Se questa sarà l'ultima notte qui a San Francisco, almeno ho chiuso in bellezza "

~°~

E finalmente la festa è finita, anche se in ritardo.

Cosa ne pensate della situazione di Hailey?
Verrà costretta a lasciare il caso?
Matt invece?
Siamo alla fine della storia?

Lo scoprirete solo leggendolo.
Qui è la vostra autrice, con il ventesimo episodio.
Spero vi piaccia.

Ultima cosa, ci tengo a ringraziarvi per le mille letture, per questo, eccovi un bel capitolo da più di mille parole.
Alla prossima!

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