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«Buongiorno» affermai con uno sbadiglio, entrando in sala da pranzo, come ogni mattina; mi guardai intorno non notando Chloe al solito posto, «Chloe non è ancora sveglia?» chiesi confusa per poi avvicinarmi ad una una tazza di tè già presente sul tavolo coperto da una presina per non raffreddarsi.

«No, a quanto pare le è salita la febbre, credo che resterà a letto tutto il giorno» disse Clare preoccupata; «Capisco» continuai io portando la tazza alle labbra ed iniziando a sorseggiare il tè, cercando di non bruciarmi il labbro come al solito.

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«Un bicchiere d'acqua al tavolo 3» disse una voce dall'altro capo del telefono.

Stavo approfittando del fatto che Chloe fosse malata per staccarmi un po' da lei e per questo stavo facendo un giro per la città, monitorando cosa stesse facendo Matt per provare a Luke, una volta per tutte, che fosse innocente.

Mi scontrai con qualcuno, facendo così scollegare le mie cuffie malandate.

Mi apprestai a chiudere il collegamento prima che la persona davanti a me sentisse qualcosa per poi cercare di aprire una conversazione.

«Mi scusi, non ho fatto–» iniziai per poi interrompermi alla vista di Sean Moore; «Professore...» iniziai per nulla felice di vederlo; «Ecco...» mi interruppe una voce al suo fianco.

La guardai e restai paralizzata dalla persona che avevo avanti.

Gli occhi grigi, i lineamenti del volto, il colore dei capelli, era tutto tale e quale a lei, a Grace.

«Ci conosciamo?» chiesi cercando di trattenere le varie emozioni contrastanti che avevo in quel momento.

«Volevo chiedere la stessa cosa» affermò lei con un sorriso, anch'esso uguale al suo, «Io... mi chiamo Grace» continuò imbarazzata.

A quel nome non riuscii più a trattenere le lacrime che scesero lente rigandomi il viso, «Scusate, non era mia intenzione...»  ammisi interrompendo la frase, non riuscendo a trovare le parole.

«Casa nostra è vicina, è meglio non andare in giro in quello stato» si intromise il professore con sguardo premuroso.

Annuii semplicemente e spostai lo sguardo altrove per non farmi vedere da qualcuno, anche se mi importava poco della cosa in quel momento.

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Scrutai l'ambiente sconosciuto era tutto dipinto in color pastello: la cucina, le pareti decorate dai quadri, o il divano, erano tutti in quella tonalità.

«Ecco, prendi un po' d'acqua» disse la ragazza porgendomi il bicchiere che aveva in mano; «Stai meglio?» mi chiese invece il professore con premura mentre sorseggiavo l'acqua dal bicchiere.

Annuii, lasciandolo sul tavolino per poi fermarmi a guardare una foto incorniciata rappresentante due persone adulte ed un bambino che pensai fosse Sean Moore da piccolo.

«Hanno dei volti conosciuti» ammisi confusa, riferendomi ad i due adulti sorridenti.

Subito dopo calò uno strano silenzio e confusa guardai verso il professore che sembrava turbato.

Lo vidi prendere un bel respiro, «Questo è perché sono i tuoi genitori» iniziò nervoso e titubante.

Mi irrigidii e spalancai gli occhi, «Di che sta parlando? Le ho già detto che–» riuscii a dire soltanto, le parole non riuscivano ad uscire, riuscivo solo a fissare quella fotografia.

Non saprei come descrivere la mia reazione, ero confusa, intimorita e tremavo, ma allo stesso tempo mi sentivo quasi vuota, spenta.

Spostai lo sguardo verso quella ragazza, seduta di fronte a me, anch'essa confusa ed ignara della situazione.

In No Time [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora