| 10° capιтolo |

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Giovedì, era metà ottobre e nessun indizio che mi portasse dalla minaccia si era ancora fatto avanti, più di un mese, a sfogliare gli stessi medesimi documenti senza avere risultati, lampi di genio o altro.

Senza rendermene conto eravamo già arrivate all'università, uscimmo dall'auto ed io tolsi gli auricolari che mi avevano accompagnata per il tragitto.

«7:57, da quando fate ritardo, ragazze?» chiese Matthew guardando ovviamente solo Chloe.

Da quella domenica, continuavo a pensare e ripensare al perché piangesse, per quale motivo qualcuno che sembrava così impassibile con gli altri potesse ritrovarsi a singhiozzare da solo.

«Ragazzina, finiscila di fissarmi, mi irrita» disse lui tutt'un tratto stupendomi e portandomi a distogliere lo sguardo irritata dalla sua affermazione.

"Roba da pazzi, lo stavo fissando" pensai corrugata.

La campanella suonò e tutti ci dirigemmo al primo corso che ci aspettava quel giorno, ingegneria sanitaria.

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Era ormai suonata l'ultima campanella prima della pausa pranzo e Chloe mi stava chiamando ripetutamente.

«Ehi Leila, mi stai ascoltando?» sbraitò aspettando segni di vita da me; «Scusami, ero assorta tra i pensieri, dimmi» le dissi sorridendo.

«C'è la pausa pranzo, noi stiamo andando verso la mensa, vieni con noi?» continuò amichevolmente.

«Certo!» risposi alzandomi dalla panca ed andando insieme a lei davanti alla porta dove ci aspettava il gruppo.

"Devo togliermi dalla testa quel tizio, ho bisogno di qualcosa che me lo faccia dimenticare" pensai guardando il ragazzo che non mi degnava come al solito di singolo sguardo.

Arrivammo in mensa, e dopo aver preso il pranzo ci andammo a sedere ad uno dei tavoli centrali.

«Leila Reyes?» disse una voce che mi portò a girarmi verso la ragazza.

Vidi una ragazza da capelli rossi di lunghezza media ed occhi sull'azzurro-verde che mi stava sorridendo amichevolmente.

La guardai interrogativa e lei come ad aver capito continuò, «Chiamami solo Peggy, faccio parte del club di giornalismo» mi porse la mano e costretta dal posto in cui mi trovavo gliela strinsi.

«Volevo farti qualche domanda visto che sei nuova qui e devo dire anche che...le tue amicizie portano curiosità» iniziò per poi guardare i quattro.

Girando la testa verso loro notai Chloe e Kinley che la guardavano confuse e Steven e Matthew con sguardo che faceva pensare non gli interessasse molto la situazione.

Annuii facendola così sedere al nostro tavolo, poi fece uscire quasi fuori dal nulla un taccuino ed una penna.

«Bene Leila, dimmi, come mai ti sei trasferita qui?» chiese osservandomi in modo a dir poco inquietante;
«Ecco... Volevo tornare qui a San Francisco e passare del tempo con i miei zii» non facendo molta attenzione a ciò che stavo dicendo.

Iniziò a scrivere sul taccuino; «Hai detto tornare, ci sei già stata?» chiese poi con lo stesso sguardo.

Iniziai a cercare una risposta che non mi portasse guai, nel mentre lei iniziò a girare la penna tra le dita.

«A dire il vero... ci sono nata» dissi alla fine guardandola confusa; «Perché sei entrata all'università già come all'ultimo anno? Non dovresti fare il primo?» chiese poi lasciandomi di stucco.

Velocemente pensai, ed un po' balbettando le dissi «Io... Inizialmente frequentavo quest'università» lei mi scrutò e continuò a scrivere sul suo taccuino.

«Poi cos'è successo?» chiese ancora; «Ho abbandonato gli studi per trasferirmi» risposi fingendo insicurezza.

«Ultima domanda, sei cugina di Chloe e la sua famiglia è benestante, della tua che mi dici?» disse infine, paralizzandomi.

il mio sguardo si spense ed iniziarono a riaffiorare i ricordi.

«Mamma? Papà?» chiesi scendendo piano le scale dopo aver lasciato Grace in quella camera.

Andai in salotto e li trovai stesi a terra in una grossa pozza di sangue.
«Mamma! Papà! No!» urlai.

Mi risvegliai di soprassalto dal mio coma trovandomi i presenti al tavolo a fissarmi, persino Matthew era incuriosito dal mio comportamento.

Mi alzai senza dire una parola, mi avvicinai alla porta per l'esterno e mi sedetti sotto ad un albero, appoggiata al tronco.

Lacrime iniziarono a rigarmi il volto, ma subito dopo vidi una mano vicino al mio viso che mi porgeva un fazzoletto.

Alzai lo sguardo e vidi un altro incubo, Sean Moore.

Presi il fazzoletto, mi asciugai le lacrime ed iniziai a parlargli, «Che ci fa qui?» gli chiesi, lui si sedette di fianco a me; «Cerco studentesse da consolare in giro per l'università, oggi sembra essere il mio giorno fortunato» rispose lui facendomi scappare un sorriso.

«Finalmente sorridi» iniziò, «Quindi, cos'è successo?» chiese poi guardandomi preoccupato.

Lo guardai confusa non aspettandomi questa sua empatia; «Sono umano anch'io, cosa credi» disse poi come se mi avesse letto nel pensiero.

Non so neanch'io il perché, forse perché in quel momento quel professore mi ispirava sicurezza per qualche motivo, alla fine decisi di parlare della mia famiglia.

«I miei genitori, sono...» riuscii solo a dire, non riuscendo a finire la frase e mordendomi il labbro.

Lui spalancò per un attimo gli occhi per poi abbracciarmi forte, lasciandomi confusa da quel gesto così... intimo.

Però, per qualche motivo che ancora non sapevo, non mi staccai dall'abbraccio finché non fu lui ad allontanarsi.

Mi salutò poi con un gesto della mano, andando via... Aveva uno sguardo molto pensieroso.

~°~

Peggy Clark, una nuova persona di cui sospettare in questa storia.

Voi che ne pensate?
Avrà qualcosa da nascondere?
Ma soprattutto, per quale motivo Sean Moore si è comportato in quel modo con Hailey?

Lo scoprirete solo leggendolo.

__________

Ciao gente! Sono la scrittrice, Giuliath, volevo informarvi che ultimamente sto avendo molti impegni, e per questo trovo difficile portarmi avanti la storia, inoltre, i capitoli che avevo già preparato sono ormai finiti.

Perciò, per ora, inizierò a pubblicare un capitolo a settimana.
Mi dispiace dell'inconveniente.

Qui è la vostra autrice, con il decimo capitolo.
Spero vi piaccia!

In No Time [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora