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«Hailey, sei proprio tu?» chiese ancora, con voce tremante; «Io...» dissi solo, non riuscivo ancora a parlare, ero completamente paralizzata.

«Mamma, lei è Hailey. Hailey, lei è nostra madre» ci presentò Sean indicandoci l'una all'altra.

«Com'è possibile...» continuò balbettando; presi un lungo respiro, «Ehi... mamma...» riuscii a dire con titubanza e guardando altrove rispetto a dove fosse lei.

Non ero per nulla a mio agio nel chiamarla in quel modo.

«Buon compleanno, mamma» continuò invece Sean con un sorriso ed avvicinandosi tirò il mio braccio facendo così che fossi più vicina a lei; ci guardammo intensamente, senza dire nulla.

Non la conoscevo affatto, ma percepivo un forte legame tra me e lei, mi chinai insicura con l'intenzione di abbracciarla ma mi precedette, stringendomi forte in un caloroso abbraccio.

«Scusami, mi dispiace così tanto» continuò lei con la testa nell'incavo del mio collo; «Potresti chiamarmi ancora mamma?» chiese dopo avermi lasciata libera, aveva gli occhi lucidi.

Io non le risposi ed abbassai lo sguardo, non riuscivo ancora a chiamarla così in modo così spontaneo.

«Il suo nome è Audrey» si intromise Sean come se avesse capito cosa mi turbasse; lei lo guardò confuso in risposta, «Credo sia ancora presto, mamma» spiegò lui dispiaciuto.

Lei si fece imbarazzata e si rigirò verso di me, «Scusami, Hailey, sono stata egoista» affermò asciugandosi le lacrime sotto gli occhi per poi rivolgermi un dolce sorriso.

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«Che stanchezza!» iniziò Grace stiracchiandosi, «Quando si è accorta della mia presenza ha iniziato a farmi domande a raffica» continuò con un sospiro, «Pensava addirittura fossi la ragazza di Sean» continuò ancora, ridacchiando.

Sorrisi in risposta e portai il mio sguardo davanti a me, «Stareste bene insieme» ammisi con le mani in tasca; lei si fermò.

Mi girarmi nuovamente verso di lei, aveva uno sguardo sorpreso, «Io e lui? Cosa stai dicendo?» disse ridacchiando e dandomi una leggera spinta in modo amichevole.

«Non mi metterei mai con qualcuno che lascerebbe da sola una ragazza per correre a lavoro» scherzò ancora; ridacchiai in risposta, «Oh, Lee, accompagna Grace a casa, hai una pistola, difendila» dissi poi con una caricatura di Sean.

Ci fermammo poco dopo davanti a delle strisce pedonali, aspettando che arrivasse il momento giusto per attraversare.

C'era qualcosa che continuava a tormentarmi e che mi chiedevo sempre, qualcosa che non sapevo se chiedere o meno per non farle ricordare eventi che probabilmente erano per lei spiacevoli.

Sospirai turbata, facendo così girare Grace verso di me con sguardo confuso; «Perché abiti da Sean? Cos'è successo ad i tuoi genitori affidatari?» chiesi alla fine, sapendo me ne sarei pentita; fece un lieve sorriso in risposta ed uscì un paio di chiavi.

Il semaforo dei pedoni si fece verde ed attraversammo, arrivando così davanti a casa loro.

Aprì la porta dalla serratura, «Sai, questo portachiavi me l'ha regalato Sean» rispose ignorando per un attimo la domanda, «Pensava andassi matta per gli unicorni» continuò ridacchiando, mostrandomi un portachiavi colorato.

Continuò a non rispondere finché non arrivammo in salotto; fece segno di sedermi con una mano e poi sparì in cucina, tornando poco dopo con due bicchieri di té freddo.

Si sedette al mio fianco sul divano e finalmente parlò, «Io...» iniziò, giocando con il suo bicchiere, «Ricordo quasi nulla di ciò che successe inizialmente, dopo che i nostri genitori sono morti» disse poi, con sguardo assente.

In No Time [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora