prologo

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Mia madre mi prese per le spalle ed iniziò a scuotermi per farmi uscire dallo stato di trance in cui ero precipitata. Continuavo a guardare il corpo inerme di mio padre ancora a terra in un bagno di sangue. Nel trambusto non mi ero neanche accorta che nemmeno una lacrima bagnava il mio viso, mi sentii egoista, ma credo proprio di aver esaurito tutte le lacrime negli ultimi mesi.
"Clary, Clary, ascoltami" puntai i miei occhi ambrati su quelli verdi di mia madre. Al contrario di me, lei stava piangendo. Aveva ancora la pistola stretta nella mano destra, tremava come una foglia, era sconvolta, si sentiva responsabile ma entrambi sapevamo che non aveva avuto scelta.

"Clary, devi andartene ok? Loro stanno arrivando, vengono per te" scossi la testa in segno di no, non l'avrei mai lasciata, non in un momento come quello. "Vattene!" Iniziò ad urlare e nei suoi occhi scorsi un bagliore della stessa pazzia che prima si era impossessata di mio padre, e lì capii, aveva preso l'eruzione anche lei.
Scossi ancora la testa.

Non avevo mai avuto così paura in vita mia. La cosa di cui mi vergognavo era che avevo paura di lei, della stessa donna che mi aveva cresciuto, era orribile. Sentii uno schiocco e mi ritrovai la pistola premuta contro la fronte, in quel momento arrivarono le lacrime. Mi chiesi subito, come poteva farlo? Come poteva puntare una pistola in testa alla propria figlia? Capii che era veramente impazzita, lo vedevo dai suoi occhi sbarrati privi di ogni emozione o sentimento. "Vattene o giuro che sparo!"

Lo avrebbe fatto? Lo avrebbe fatto di sicuro. La donna che conoscevo come mia madre non esisteva più, se ne era andata nello stesso momento in cui aveva sparato a mio padre. La guardai con pietà ed iniziai a spostare lo sguardo da lei a mio padre chiedendomi in che razza di mondo ero finita. Un mondo distrutto, un mondo disperato, tutt'altro che un mondo giusto e appropriato alla crescita di una ragazza di tredici anni.

Fissai intensamente i suoi occhi verdi e come per miracolo li vidi addolcirsi. Abbassò lentamente la pistola e io tirai un sospiro di sollievo pensando che Finalmente fosse tutto finito. Come se quella malattia volesse distruggere tutto ciò in cui credo, mia madre mi prese il polso bruscamente e mi aprì la mano. Mise sul mio palmo l'arma. Un' arma. Qualcosa che non mi era mai stato permesso di toccare, qualcosa di proibito e fin troppo pericoloso.

Pensavo volesse darmi la pistola come difesa per gli spaccati, quando sarei scappata, invece quella era solo la migliore della ipotesi. L'eruzione rendeva le persone pazze, ma gli immuni non erano destinati a qualcosa di diverso. A volte penso che ammalarsi sarebbe stato meglio che veder morire una ad una, a effetto domino, tutte le persone a cui tengo.

Iniziò a premersi la testa con le mani, cadde in ginocchio davanti a me con un' espressione di immenso dolore stampata sul viso. Non ce la facevo più a vederla così, non ce la facevo più. Iniziai a piangere guardando mia madre che perdeva ogni segno di lucidità. Un' idea mi passò per la mente ma me la levai subito di torno.

"Ci sono delle cose nella mia testa"
Non potevo capirla per fortuna, potevo solo compatire il suo dolore.
"Uccidimi!"
Quella richiesta, nonostante lo stato il cui si trovasse in quel momento, mi sembrava quasi...vera.

"No!" Alzai la voce cercando di sovrastare la sue urla strazianti, mentre tenevo la mano salda alla pistola. "Ti prego, non ce la faccio più, non voglio soffrire" pensai che probabilmente se fossi stata al suo posto, avrei fatto la stessa e identica richiesta. Ma io ero in grado di fare una cosa del genere?

Non volevo più vederla mentre soffriva inutilmente pur sapendo che prima o poi sarebbe morta ugualmente.
"Fallo!"

Chiusi gli occhi decisa a fare la cosa giusta, ad aiutare mia madre. Lei aveva trovato il coraggio di uccidere mio padre e ora toccava a me. Sarei vissuta nel rimorso per tutta la vita, ne ero certa, ma lei non doveva soffrire, non anche lei.

𝓣𝓱𝓮 𝓜𝓪𝔃𝓮 𝓡𝓾𝓷𝓷𝓮𝓻//𝓗𝓸𝓹𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora