I colori del mondo

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Cinque anni dopo
Avevo trascorso i primi due anni della mia libertà in giro per il mondo: avevo visitato l'India per prima dove ero riuscita a trovare lavoro come tessitrice e vivevo insieme ad altre cinque donne ripudiate dalle famiglie per non aver sposato gli uomini giusti. Mi avevano insegnato che i pregiudizi erano spesso sbagliati e che se lo volevi abbastanza tutto era possibile per me, rimasi là per un mese e mezzo. Mi spostai poi in Thailandia dove mi rifugia nei monasteri in cima alle montagne, circondata dalla natura e nulla di più, mi avevano insegnato l'importanza della vita e della propria persona, che c'era un piano più grande che il non vedevo, che una volta accettata la mia condizione Tutto sembrava sereno. Rimasi là per due mesi. Mi spostai poi in Germania dove a Berlino avevo trovato lavoro come ingegnante di inglese per una bambina figlia di ricchi, lì mi insegnarono che avvolte racchiudersi nella routine e nella monotonia servaiva a mettere in ordine i pensieri per poter affrontare il futuro. Rimasi lì due mesi. Andai ad Amsterdam dove vivevo nella soffitta della libreria dove lavoravo, mi insegnarono che avvolte dimenticare il resto del mondo e divertirsi e basta non era egoismo ma amor proprio. Rimasi là per tre mesi. Poi andai in Spagna e feci il giro delle grandi città con l'autostop e vivendo di ciò che gli altri mi offrivano, mi insegnarono che la fiducia era da dare a pochi ma la gentilezza era un diritto di tutti rimasi due mesi. Poi nella filippine dove vivevo in delle tende di una vecchia tribù su un isola deserta, mi fecero capire l'importanza della comunità, non erano importanti i vincoli di sangue ma i vincoli mentali, imparai a cacciare seguii le loro antiche culture, fatte di fuoco e colori, senza accorgermene passai là un mese e mezzo così festeggiai il capodanno più bello di sempre, le mare gelate il mio nuovo anno. Imparai tante lingue non bene ma tutti capivano il mio inglese. Andai in Italia dove trovai lavoro come cameriera in una discoteca, mi insegnarono che dentro ognuno di noi si nasconde una forza immensa basta saperla tirar fuori, che nessuno è indispensabile oltre a se stessi. Dopo due mesi mi catapultai in Portogallo, trovai lavoro come ballerina, condividevo un appartenenti con altre dieci persone, un continuo di musica e risata, giochi. Mi insegnarono a ballare lá capii che esistevano così tante sfaccettature d'amore che tutti i colori che avevo visto non sarebbero bastati a dipingerli tutti. Trascorsi lì ben quattro mesi. Poi andai in Islanda, tra i ghiacciai, l'aurora boreale, le cascate e la desolazione. Capii che la essere soli poteva essere un tesoro raro e bisogna conviverci. Divisi lo sgabuzzino in un hotel con un ragazzo, donnaiolo. Ma non ci provò con me nemmeno mezza volta anzi mi fece divertire così tanto e ridere che dopo due mesi lo trascinai con me in Marocco, dove chiedemmo asilo ad un ospedale dove aiutammo in ogni modo possibile i bisognosi, feci persino partorire una donna, fu il mese più bello e soddisfacente del mio viaggio mi fecero capire la mia fortuna, che milioni di persone soffrivano moltissimo al mondo e che io ero stata benedetta da qualcuno là su. Due mesi li abbiamo trascorsi in Norvegia dove l'alcol scendeva a fiumi e nessuno ti giudicava se non ne bevevi una goccia, dove l'importante era il rispetto e dove Dennis trovò lavoro come imbianchino mentre io cercavo di non far entrare nessuno nel campano abbandonato. Solo due settimane in Afganistan dove i rumori della guerra mi terrorizzarono ma lì capii l'iportanza di proteggere chi amavo a qualsiasi costo, che il domani non era mai scontato. Poi altri quindici giorni in Indonesia dove dormivano sulle spiagge chiedendo passaggi alle barche passanti e facendo il bagno con squali addestrati e cuccioli, lì compresi che la felicità stava nelle piccole cose, non doveva andare tutto bene bastava che una sola cosa andasse bene per essere felice. Gli ultimi due mesi vivemmo in Madagascar, tra la natura e le culture più diverse che riuscivano a convivere, vivevano sugli alberi e sotto, mangiavamo ciò che la natura ci dava ed imparavamo sempre di più quanto l'umanità sapesse essere straordinaria. Mi circondarono persone straordinarie, raccontavo storie dei miei viaggi mentre loro mi insegnano le loro lingue. Con nessuno rimasi in contatto ma tutti mi dissero che quando volevo ero la benvenuta con anche tutta la mia famiglia. Nessuno faceva domande se mi incupivo, se vedendo l'alcol mi veniva la nausea, nessuno chiese dei miei incubi notturni, anzi nelle Filippine fecero scappare il demone della mia mente, secondo la loro cultura. Il capodanno fu meraviglioso. Ma alla fine dei due anni anche se non avevo speso un penni ma vivendo qui e là e lavorando avevo ancora il mio conto nello zaino. Dennis venne con me. Mi aiutò a trovare una casa tipica londinese, di quelle tutte uguali una dopo l'altra e rimase con me per un intero anno prima di riprendere il viaggio tuttavia torna ogni due mese per stare con me qualche mese e poi ripartire. Io avevo trovato la mia calma, avevo colmato qual vuoto con le capitali di tutti quei paesi, con le lingue, le culture, le risate, la musica, tramonti e le albe viste da ogni angolo del mondo. Con gli sguardi, gli auguri e le benedizioni quel vuoto non esisteva più era pieno e sembrava stesse per scoppiare. Avevo imparato così tanta arte in quegli anni che una volta stanziata a Londra mi feci mandare da Tyler tutti i dipinti che gli avevo mandato in quegli anni. Mi decisi anche a ricomprare un cellulare dopo due anni senza tornò nella mia vita anche la tecnologia. La mia stanza era tappezzata di polaroid, ricordi e manufatti lasciatemi da ogni parte del mondo. Trovai lavoro come assistente di un'artista e mi stava benissimo mentre a casa di tanto in tanto vendevo i miei quadri che lentamente diventavano più famosi. A venticinque anni mi ritenevo soddisfatta della mia vita, non lo potevo essere di più. La ragazza che il primo giorno di lavoro mi rovesciò il caffè addosso adesso era la mia migliore amica, insieme a suo fratello e la fidanzata di lui. Erano la mia cerchia ristretta di amici e quando c'era si aggiungeva solo Dennis, Felity sapeva vagamente che ero scappata dalla mia famiglia criminale cambiando identità. Le avevo raccontato che non volevo storie serie, nonostante la mia verginità se ne fosse andata a capodanno in Madagascar decisi che era l'unica cosa che ancora mi legava a Lewis e chi meglio del mio migliore amico bellissimo e gentile che da quel giorno non fa che prendermi in giro. Sapeva che avevo avuto una storia d'amore che mi aveva distrutta e che ancora mi faceva venire le lacrime agli occhi quando qualcosa mi ricordava lui.
"Guardate chi ci degna della sua presenza" ride Paul il fratello di Felicity. Mi volto sorridendo a Dennis che mi lascia un bacio sulla guancia prima di sbracarsi sul mio divano in velluto blu.
"Penso che sono stanco di viaggiare, mi fermerò nella tua stanza degli ospiti Elena" roteo gli occhi, ovviamente
"Cosa farai per pagare l'affitto il lava piatti?" Lo schernisce Felicity, come sapere loro finiscono a litigare, lui la guarda malissimo. Ventisette anni e non sentirli.
"Non mi pare che Oliver paghi l'affitto" indica il bambino di appena quattro anni che stava giocando con il trenino sopra al tavolo da pranzo dietro di noi.
"Che simpatico" Rido mentre in quel momento una notizia al telegiornale mi fa scattare.
"Le industrie Williams si espandono come anche le loro banche, il palazzo al centro di Londra sembra prontissimo a partire proprio come quelli di Toronto, Oxford e Dublino" sento improvvisamente il mio cuore iniziare a battere, non posso pensarci troppo a lungo perché suonano alla porta.

White rose ~broken soul~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora