Ho lottato per questa vita

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Tornata a casa entro nella stanza di Oliver e gli rimbocco le coperte, mi sdraio accanto a lui e quella sera gli avrei raccontato la leggenda di mia madre. Gli racconto dello spirito del cielo, di suo figlio, di una ragazza persa e di un amore che l'ha salvata. Sembrava così simile alla mia storia, ma dov'era il ragazzo che avrebbe fatto brillare il mio cuore? Perché tutto di me urlava che oggi era un punto di svolta e che dovevo stare attenta.
"Mamma pensi che la nonna sia una stella?" mi volto verso il mio bambino. Circa quattro anni prima in Africa, era arrivata in ospedale una donna bianca, ambiguo da quelle parti, mi aveva supplicata di far nascere il suo bambino e così avevo fatto, lei purtroppo aveva perso troppo sangue per il parto ed i dottori non sono riusciti a fermare l'emorragia così era morta. Il bambino anche lui chiaro di pelle sembrava molto più europeo, i capelli ramati e gli occhi celesti era molto bello. Abbiamo cercato per tutto il tempo là suo padre ma nessuno denunciò la scomparsa di una donna o di suo figlio. Così lo presi in adozione insieme a Dennis, alla anagrafe eravamo noi i suoi genitori.
"Sono certa che tua nonna sia una stella. Ora dormi che domani c'è scuola" sorride prima di chiudere gli occhi mentre io spengo la luce ed esco. Uscita mi sfilo i tacchi lanciandoli in camera dove Dennis già in pigiama si sta infilando nel letto, Tyler deve aver preso la camera degli ospiti.
"Era lui? Quel coglione che ti ha lasciata andare era lui?" Mi fissa serissimo ma io Scuoto la testa mentre mi infilo il pigiama.
"Era il suo gemello. Lewis però ha i capelli scuri ed è pieno di tatuaggi, meno sorridente e più scostante"
"Sembra orribile" ammette con un piccolo sorriso di consolazione.
"Eravamo stupendi" sospiro infilandomi nel letto, Dennis accanto a me mi accarezza i capelli e poi il collo.
"Sai che non ne vale la pena di stare ancora male"
"Lo so" mi stringe de dietro fortissimo, come se volesse impedire che mi spezzi, avevo capito che trattenere il dolore troppo a lungo era peggio così lo tiravo fuori il prima possibile.
"A volte mi chiede com'è adesso? Se mi pensa ancora come faccio io? Non riesco proprio s togliermelo dalla testa"
"Lo so. Ma ora ci sono io i pensieri li lasciano fuori dalla stanza"
**********
Appena uscita dal lavoro trovo Tyler appoggiato alla mia auto, ha arrotolato le maniche della camicia celeste fino al gomito, e con la mano tiene la giacca nera dietro la schiena. Alza lo sguardo e mi sorride.
"Vieni a pranzo con me e Felicity?"
"No tu vieni con me due palazzi avanti" drizzo le spalle e lo fulmino, non sarei entrata nella azienda Williams nemmeno se mi ci portava di peso.
"Ti ho detto che non sarei venuta"
"Lo so sono andato da solo infatti ma mi hanno detto che mi ricevono solo se ci sei anche tu. Quindi andiamo"
"Non mi va di discutere" apro l'auto pronta a salire ma lui sbatte la portiera richiudendola davanti a me. Bloccandomi con le braccia tra lui e l'auto, mi volto alzando lo sguardo duro sul suo viso. Non mi avrebbe convinto, non potevo farlo era un semplice dato di fatto.
"Kyra tu verrai con me perché non potrai scappare per sempre, Stefan si è trasferito qui, frequentate lo stesso ambiente e vi incontrerete" mi chiamava Elena da quando avevo cambiato nome, il fatto che stia tirando fuori il mio passato era sinonimo che avrebbe combattuto per ottenere ciò che volava.
"Lo ignorerò"
"Non te lo permetterà" ringhia alzando leggermente la voce. Sbuffo voltandomi e provando ad aprire l'auto combattendo la sua forza, tento e ritento di aprirla anche se so che non ci riuscirò, volevo solo scappare, sentendo il fiato corto nei polmoni mi fermo appoggiandomi all'auto, sentendo le forze defluirmi dal corpo. Tyler Mi sorregge da dietro accarezzandomi dolcemente il braccio
"Calma, respira non ti accadrà nulla di male, stai bene, senti l'aria nei polmoni" mi cade qualche lacrima sulle guance prima che il mio respiro ricominci a regolarizzarsi, come il battito del mio cuore. Mi abbraccia da dietro
"Scusami non volevo spaventarti"
"Non lo hai fatto. Eh che non sono ancora brava a gestire le emozioni" mi volto forzando un sorriso, tuttavia aveva ragione, prima o poi lo avrei rincontrato tanto valeva avere un alleato accanto.
"Andiamo" gli stringo fortissimo la mano come se potesse salvarmi la vita, come il però sicuro con un mare in tempesta.
"Non voglio costringerti"
"Ho scelto io" lo trascino mentre lui mi cinge le spalle stringendomi a lui, quasi per proteggermi da tutto il mondo. Osservo il palazzo sopra a me e sospiro, mi osservo, indosso un jeans nero, una fascia bianca, che mi lascia la pancia scoperta, ed una giacca elegante nera con i tacchi alti neri. Mentre entro sistemo i capelli dietro le orecchie con mani tremanti.
"Ci sono io a proteggerti" mi sussurra Tyler
"Sai che non ne ho bisogno" lui sorride ed Annuisce. Alla reception c'è una ragazza giovane che ci sorride dolce, Tyler le dice i nostri nomi lei alza il cellulare e chiama lo studio del direttore, Stefan direttore di questo posto, mi sembrava quasi surreale. La ragazza ci indica l'ascensore sull'unica parete non vetrata
"Ultimo piano" in ascensore scopro che l'ultimo piano è il numero sette, l'ascensore si muove con una tale lentezza che potrei esplodere di irritazione da un momento all'altro. Ogni piano che si illuminava mi faceva battere il cuore sempre più forte, al numero sei avrei potuto giurare di morire d'infarto da un momento all'altro, invece le porte si aprono e a quanto pare sono ancora nel mio corpo, pronta per affrontare a viso aperto i miei carnefici, si erano presi tutto di me, con fatica lo avevo ricostruito, non mi avrebbero più tolto nulla, a costo di lottare con le unghie e con i denti.

White rose ~broken soul~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora