Questione di scelte

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Scendo all'entrata della metro, lì mentre i controllori sono distratti scavalco le sbarre mettendomi ad aspettare la metro che mi porterà in periferia. Osservo le chiavi di casa certa che quelle chiavi erano ancora lì. Riesco a raggiungere la fermata del treno, al sorgere del sole resto seduta a terra davanti alla biglietteria aspettando qualcuno sia distratto abbastanza. Una anziana lascia a terra la borsa mentre fa il biglietto, gli sfilo dieci dollari dalla tasca posteriore e con cinque di quelli pago il biglietto con i restanti prendo una bottiglia d'acqua e un panino al salame. Mentre viaggio in treno fino sopra la montagna osservo le ombre degli alberi e delle cime innevate allungarsi, diventando forme infinite a coprire una valle verde ed immensa, il cielo dipinto d'oro e rosso. Il mondo è così bello, non ce ne rendiamo nemmeno conto di quanta magia ci circondi, avrei potuto avere tutto ed avevo scelto niente. Degli uccelli si inseguono facendo a gara con il treno, facendomi spuntare un sorriso inconsciamente. Arrivo nel paese in montagna e mi faccio almeno tre km prima di intravedere tra gli alberi il portico del cottage. Apro il cancello e poi anche la porta. Si gelava lì dentro. Accendo il fuoco e apro il frigo, ci sono due uova, una bottiglia d'acqua ed una di latte probabilmente andato a male, un hamburger surgelato ed un pacco d'inslata. In credenza ci sono dei biscotti e del miele. Frugando tra cassetti e fessure trovo cinque euro con cui vado a comprare del pane in paese. Poi prendo una coperta e sistemo dei cuscini a terra davanti al camino, mi ci raggomitolo sopra osservando il fuoco scoppiettare. Sento il rumore degli spari nelle orecchie, il rombo dei motori, sento il terrore nella voce di Will, la paura in quella di Grace, lo sguardo rasseganto di Natasha e quello furioso di Lewis. Poi ricordo quei pochi momenti di serenità, di sorrisi e spensieratezza e mi manca il fiato nei polmoni. Una lacrima solitaria mi solca la guancia fino alle labbra. Il fuoco sembra così innocuo in confronto a tutto questo, potrei buttarmici dentro e non sentire comunque tanto dolore. Mi addormento tra un pensiero e l'altro.
Trascorro cinque giorni là mangiando il meno possibile, la mattina biscotti, a pranzo pane e marmellata, e a cena o un uovo o un hamburger oppure l'insalata. Non avevo nulla con cui dipingere, avevo letto un libro abbandonato qui, avevo camminato per la foresta assaporando la freschezza dell'aria. L'erba piena di rugiada, la luce filtrata dalle foglie degli altissimi alberi, gli animali nascosti dietro ad ogni albero, i suoi maestosi, i tramonti e le albe più belle che abbia mai visto. In silenzio con me stessa, lascando che il mio corpo vomitasse droga e alcol degli ultimi dieci giorni. Lentamente, insieme alla neve di quel posto anche il mio cuore sembrava sciogliersi. Ho pianto, tre volte circa, ho pianto per Allyson e i miei genitori, ho pianto per i ragazzi morti a causa di incidenti causati da me e ho pianto per Lewis che mi aveva lasciata e poi era tornato ed io non avevo il coraggio di perdonarlo. Per non soffrire di più, per non affezionarmi di più. Poi però avevo guardato degli uccellini imparare a volare, sapete cadevano sempre e loro si rialzavano scansando la madre che prova ad aiutarli, ecco avevo capito che dovevo avere la loro forza. Non avevo bisogno di niente e di nessuno per riprendermi, le mie ali sarebbero bastate. Ero cresciuta con il perdono come sotto inteso ora invece avevo una scelta. Così avevo deciso che era inutile autodistruggersi, inutile distruggere le persone accanto a me, bastava accettare la realtà. La vita ti dava questo bhe prendilo e fanne di più. La vita sapeva essere bellissima lo avevo visto, quindi perché concentrarsi sul dolore, la vita aveva in serbo cose belle anche per me. Il quanto giorno finito il cibo ho chiamato l'autista per venirmi a prendere e riportarmi a casa. Non mi aveva chiesto nulla, nessuna domanda inappropriata o dubbi sulla mia sparizione, un semplice "si è divertita Signorina" io avevo annuito, era la verità, era stato purificante è gratificante sapere che non sarebbe stato per sempre così, avevo di nuovo speranza qualcosa che mi spingeva a stringere i denti, la mia luce era la speranza per il futuro, ho di nuovo qualcosa a cui aggrapparmi.
"In sua assenza ho sentito i signorini urlare spesso" mi informa mentre mi apre lo sportello. Annuisco, sono circa le quattro quando varco la soglia di casa. Le prime persone che noto sono Grace, Tessa e Harry sedute sul divano a giocare con il bambino
"Ciao" sorrido dalla porta, tutti si voltano verso di me leggermente accigliati, Grace balza in piedi e corre pronta ad abbracciarmi ma poi si arresta per capire se può. L'attiro a me abbracciandola. Non sarebbero durati per sempre.
"Ci sei mancata" l'accarezzo prima di andare a salutare anche Harry e Tessa.
"Ci hai fatto preoccupare" mi intima Tessa ed io Scuoto la testa mentre Harry mi sorride
"Alle quattro non puzzi di alcol, ne segni di droga nei tuoi occhi sei stata da una strega?" Annuisco facendomi seria per poi scoppiare a ridere
"Ho capito che non ne vale la pena" sorrido.
"Io ti uccido" qualcuno mi strattona da dietro e sarei caduta se non fosse che Ian oltre a spingermi mi sorregge. Stringe il braccio intorno alla mia vita avvicinandomi al lui.
"Che cazzo hai in testa? I grilli?" Sibila ad un soffio dalle mie labbra, lo guardo leggermente stordita prima di riscuotermi.
"Sto bene, scusatemi se vi ho fatto preoccupare" noto il suo sguardo sorpreso mentre allenta la presa allontanodosi di un passo. Guardo oltre la sua spalla Will che ancora non mi ha perdonato già lo so, odia il mio passato quanto odia me. Violet invece mi squadra da testa a piedi
"Fallo un'altra volta e te lo giuro che mando la polizia a cercarti" mi ringhia contro prima di andarsene, era tutto l'affetto che possedeva così sorrido arresa.
"Bene muoio di fame" mi strofino le mani diretta in cucina.

White rose ~broken soul~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora