81. Castello

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Mi cambio e mi metto la divisa che uso per andare in battaglia, mentre mi preparo ripenso a tutto quello che ho vissuto in questo anno meraviglioso, con le persone che amo.
Mi metto i miei stivali e mi faccio una coda alta, il riflesso allo specchio non è mai stato così sicuro.
So quello che devo fare e mi dispiace abbandonare tutti ma è il mio dovere. Quando e se sconfiggerò Crono dovrò decidere tra i due mondi, ma di questo me ne preoccuperò domani.
Non è troppo tardi, così prendo la spada e me la metto del giubbotto di pelle ed esco dalla mia tenda, non penso a nulla, anche perché se pensassi ai miei amici non troverei la forza di andare avanti e di consegnarmi a Crono.
Mentre cammino tra le tende penso che quella probabilmente sarà la mia ultima notte e mi dispiace, non ho detto addio né ai miei amici né a Klaus perché sarebbe stato troppo doloroso e loro non mi avrebbero permesso di consegnarmi.
Sono quasi arrivata ai margini dell'accampamento ma Stefan mi compare davanti con gli occhi pieni di lacrime
-Non ti consegnerai Cassiopea- dice lui fermamente
-Devo farlo Stefan, se no lui vi ucciderà tutti e io non posso sopportare di vedere un altro mio amico dentro ad una bara- dico anch'io ormai con le lacrime agli occhi
-Non ti consegnerai comunque Cassiopea, devi passare sopra il mio cadavere- dice Stefan
-Mi dispiace ma devo farlo- dico e con un gesto della mano spezzo il collo a Stefan che cade a terra.
Devo sbrigarmi, non posso rischiare che qualcun'altro mi intralci.
-Non andrai- dice Klaus davanti a me
-Devo farlo, devo sconfiggerlo, altrimenti non ci sarà niente dopo questa guerra- dico
-Troveremo un'altra soluzione- dice lui e gli scende una lacrima sulla guancia
-Non c'è un'altra soluzione, devo sconfiggerlo- dico
-Mi devi promettere una cosa- gli dico guardandolo negli occhi e mettendogli una mano sulla guancia
-Se non ce la farò, ma sconfiggerò Crono, promettimi che vivrai la tua vita. Viaggia, vai a New York, a Londra, a Parigi, a Roma, a Tokyo, a Mosca, divertiti, innamorati, costruisci il tuo impero a New Orleans. Vivi a pieno e goditi la tua lunga vita immortale- dico con le lacrime che bagnano le mie guance
-Promettimelo- sussurro e lui annuisce
-Tu promettimi che ritornerai. Che ritornerai da me- dice lui, ma non posso fare una promessa che molto probabilmente non manterrò.
Così lo bacio, l'ultima volta che tocco le sue labbra, l'ultima volta che sento le farfalle nello stomaco, l'ultima volta che sento i nostri corpi vicini.
Poi mi stacco, so che me ne pentirò, ma non posso più tardare, devo andare via. 
Vedo nei suoi occhi verdi dolore, paura ma soprattutto il senso dell'abbandono, non vorrei lasciarlo, ma è necessario.
-Ti amo- sussurro e poi a velocità di vampiro sparisco, mi addentro nella foresta e arrivo all'esercito di Crono.
Ci sono delle sentinelle che subito si avvicinano a me
-Cosa vuoi?- chiede subito uno
-Voglio parlare con Crono- dico semplicemente
-Ma lei è Cassiopea- sussurra l'altra sentinella alla prima
-Ti consegni?- chiede stupito la prima sentinella
-Si, e se permetti ho fretta, devo vedere Crono entro mezzanotte- dico
-D'accordo, sei armata?- chiede l'altra
-Ovvio- dico e tiro fuori l'arma e faccio spuntare la lama e loro subito alzano le spade
-Calmatevi non voglio attaccare, voglio parlare con Crono, ecco tenete- dico dandogli l'arma, anche se è rischioso do in mano alla sentinella l'arma, Crono la vorrà vedere.
-Va bene- dice l'altra sentinella e tira fuori delle manette e me le mette, anche se potrei liberarmi facilmente.
Percorriamo tutto l'accampamento e arriviamo ad una costruzione in pietra, è un castello che si staglia alla fine della pianura tra gli alberi.
La prima sentinella è davanti che parla con altre due che sono alle porte, mentre l'altra mi sta controllando
Poi una delle due nuove sentinelle si avvicina con delle manette antimagia e me le cambia
-È necessario?- chiedo
-Si, sei pericolosa- risponde
-Non credi che se mi volessi liberare l'avrei già fatto? E perché sarei dovuta venire qui di mia spontanea volontà?- chiedo alzando un sopracciglio
-Ordini- dice e poi mi portano dentro, attraversiamo dei corridoi e poi arriviamo davanti ad una porta ed entriamo.
La Sala è abbastanza grande, non c'è niente, se non un grande spazio e poi alla fine della sala vicino ad una parete c'è un trono su cui è seduto Crono, che si è impossessato del corpo di Luke.
Arriviamo in mezzo e le sentinelle si fermano
-Benvenuta Cassiopea- inizia a parlare
-Allora vuoi scontrarti oppure no?- chiedo
-Tutto a suo tempo- dice facendo un sorrisetto
-Cosa hai in mente?- chiedo
-Non sono affari tuoi. Comunque vedo che mi hai portato l'arma- dice e la sentinella che aveva la mia spada la porta a Crono
-Affascinante, questa la prendo io- dice e poi le sentinelle mi portano via non so dove.
Arriviamo nei sotterranei e mi chiudono in una cella
-Grazie eh- dico dopo che mi hanno spinta dentro e se ne sono andati.

Non so quanto tempo passa, ho guardato tutto il tempo la mia cella seduta per terra.
Sento dei passi e poi Valentine e Jeanine entrano nella mia visuale fuori alla cella
-Cassiopea, vedo che hai ceduto alla fine- dice Valentine con un sorrisetto
-Di certo non perché me l'ha chiesto Crono- dico restando seduta.
Vedo Valentine estrarre una spada, la mia spada e si avvicina
-Cosa credi di fare?- chiedo
-Non è ovvio?- chiede Jeanine
-Per me va bene, tanto tra cento anni, forse mille ci sarà un'altra me che arriverà e impedirà a Crono di fare quello che vuole fare- dico ma i due è come se non mi sentissero.
Valentine apre la cella ed entra
-Non hai capito? Se mi uccidi tu, Crono non sarà libero, dovrà aspettare fino a che la prossima me non sarà nata e poi dovrà sconfiggerla- dico e lui mi ha ascoltato sta volta, ma non gli interessa
-Se Crono mi vuole fuori dai piedi mi deve fare fuori lui- dico e Valentine si ferma
-Bleffi- afferma
-E perché dovrei? Ma comunque uccidimi fai pure, alla fine si arrabbierà con te Crono- dico e Jeanine gli sussurra qualcosa all'orecchio e lui esce e spariscono senza dire niente.

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Spazio autrice

Hey come va?
Vi piace il capitolo? Siamo quasi giunti alla fine.

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