TRA LA VITA E LA MORTE PT.2

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Fabrizio ogni giorno andava in ospedale, e parlava al suo amore che ancora non si era svegliato. Si prendeva cura di lui, costantemente. Lo spogliava, lo lavava e lo vestiva con gli abiti più belli. Sistemava i riccioli e poi si sedeva accanto e gli cantava una canzone. Cercava a suo modo di essere forte, e continuare a sperare che il suo Ermal potesse svegliarsi da un momento all’altro. Erano trascorsi due mesi dall’incidente e il romano era diventato l’ombra di sé’ stesso. Non dormiva mai, meglio dire che sonnecchiava sulla sedia accanto al letto di Ermal, ma si risvegliava credendo di aver sentito la sua voce. Spesso cedeva alla fragilità, e quando accadeva usciva dalla stanza e si lasciava andare ad un pianto liberatorio.
Era arrivata la primavera, e fuori il tempo stava migliorando e i fiori crescevano nel giardino dell’ospedale. Era una bella giornata, ma lui iniziava ad odiare le giornate di sole, perché lo riportavano a quel giorno. Fabrizio era appena arrivato all’ospedale dopo essere tornato a casa per farsi una doccia, e aveva colto dal giardino dei fiori gialli e li aveva messi in un piccolo vaso che si trovava sul comodino accanto al letto. Come di sua consueta abitudine lo aveva baciato sulla fronte, lo aveva lavato e vestito. Si sedette accanto a lui e iniziò a parlargli, raccontandogli di quanto fosse una giornata soleggiata, e di avergli portati dei fiori belli come lui, che era il fiore più bello.
“Sai Ermal, oggi me sento un po’ giù rispetto agli altri giorni. C’è un sole che spacca le pietre, esattamente come quella mattina, e vorrei tanto che tu potessi vederlo.  Vorrei poter rivedere i tuoi bellissimi occhi e baciarti sulle labbra, con la speranza che tu possa svegliarti. So stanco de aspettà, me sento solo e impotente. Tu hai fatto così tanto pe me ed io invece me piango ancora addosso. Amore mio, me manchi da morì, me mancano i tuoi abbracci e quel sorriso meraviglioso che illumina il tuo viso.”
Gli strinse la mano e per un momento sentì una stretta, e vide le dita del riccio che si muovevano. Chiuse gli occhi e li riaprì poco dopo, si alzò per andare a chiamare un medico quando sentì quella voce che tanto gli era mancata
“Dove vai Bizio? Resta qui..”
Gli occhi gli divennero lucidi e si voltò verso il riccio che sorrideva, e aveva gli occhi aperti. Non ci credeva, pensava  che si trattasse della sua immaginazione, ma Ermal era lì che lo guardava e posò le labbra secche su quelle del moro, che lasciò scivolare una lacrima sul volto. Si baciarono a lungo e poi chiamò il medico, che venne poco dopo con altri medici e lo invitarono ad uscire dalla stanza. Dopo vari controlli un medico si appartò e guardò Fabrizio rivolgendogli un sorriso, colmo di speranza.
“Ermal sta meglio, ci vorrà del tempo per riprendersi ma è un gran giorno. Lo terremo sotto osservazione e poi potrà tornare a casa, e lei dovrà seguire le varie indicazioni che gli daremo. D’accordo?”
Il moro annuì e tornò da Ermal, che era seduto col cuscino dietro le spalle e quando tutti i medici furono fuori, ripresero a baciarsi con foga, come non facevano da tempo. Era un sogno divenuto realtà. Fabrizio non aveva mai smesso di sperare e aveva fatto bene, era una bella giornata, da non dimenticare. Ermal lo guardò negli occhi e sorrise dolcemente, accarezzandogli il volto.
“Amore, è così bello vederti. Sai quando ero in coma, ti sentivo cantare e anche se non potevi vederlo, ero felice. Mi è mancato poterti baciare e guardarti, mi è mancato ogni cosa di te. Adesso, siamo qui e vorrei tanto che tu uscissi con me. Ti va di portarmi fuori, amore mio?”
Fabrizio non sapeva cosa dire, non sapeva neanche se potesse farlo ma l’aiutò a scendere dal letto e lo fece sedere sulla carrozzina, gli adagiò una coperta sulle gambe e lo portò fuori, in giardino. Passeggiarono un po’ nel parchetto che si trovava lì vicino e raccolse un fiore e lo posò trai capelli del riccio,che lo baciò dolcemente sugli angoli della bocca. Parlarono e scherzarono per tutto il tempo e un flebile vento sferzò i l loro volti. Erano felici, erano uniti più che mai e nessuno li avrebbe mai potuti separare, neanche la morte.

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