VOGLIO STARE CON TE

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Il chiarore della luna fletteva sulla finestra di una stanza d’albergo dove Ermal Meta soggiornava in compagnia del suo collega e amico Fabrizio Moro. Rimuginava sui pensieri che quella sera lo tenevano ben sveglio, ed era così stanco di pensare che decise che fosse meglio andare al letto e cercare di riposare un po’,ma poi udì il suono di una risata,la sua risata, che riecheggiò tra le pareti della stanza e il cuore accelerò di un battito,e  di scatto si ritrovò fuori dalla stanza, trovandosi dinanzi a Fabrizio che appena lo vide gli sorrise docilmente e lo strinse in un caloroso abbraccio. Le sue guance erano diventate purpuree e sentiva qualcosa che stava per esplodere dentro il suo petto. Così si stacco da quel prezioso abbraccio e guardò il suo collega dritto negli occhi, che erano contornati da profonde occhiaie. Erano giorni che voleva parlargli di quello che celava dentro di sé ma non ne aveva avuto il coraggio, e la paura lo divorava. Ma quella sera decise che era la volta buona per dichiarare apertamente i suoi sentimenti, le mani erano gronde di sudore e l’ansia lo stava assalendo ma si convinse a parlare,senza timore.
“Fabrizio devo dirti una cosa, e vorrei che tu mi ascoltassi attentamente.“
Fabrizio aggrottò la fronte, leggermente preoccupato e stringendo una ciocca di capelli tra le dita, annuì e rimase in silenzio ad ascoltare quelle parole,inaspettate.
“Io ti voglio bene, anzi no, io ti amo. Si, mi sono innamorato di te Fabrizio e non posso farci assolutamente nulla!”
Il romano non si sarebbe  mai aspettato una dichiarazione del genere, eppure qualcosa l’aveva percepita in quegli abbracci, e in quelle carezze che sembravano amichevoli. Quanto avrebbe voluto dirgli quello che sentiva ma col cuore che gli doleva,dovette spezzare l’incantesimo che si era creato in quel momento.
“Mi dispiace Ermal ma io non ricambio i tuoi stessi sentimenti. E poi sai bene che non potrei mai amarti, visto che ho una compagna e due figli. Non voglio che tu ci soffra tanto, siamo amici e lo saremo per sempre, o almeno finché lo vorrai. Ma non posso donarti quello che tu cerchi,l’amore che provi per me, è soltanto un’illusione.”
Quelle parole colpirono molto Ermal, fu come ricevere una pugnalata dritta nel petto e senza dire una parola rientrò nella sua stanza mentre le  lacrime rigavano il suo volto etereo. Non poteva sopportare un dolore così grande, e appena si fece l’alba non esitò un istante a preparare la valigia e fuggire via dall’albergo e partire, senza neanche salutare Fabrizio. Il romano ci rimase male, ed era profondamente dispiaciuto per essere stato così crudele nei confronti del riccio, che in cuor suo amava più di ogni altra cosa.
Trascorsero giorni, mesi e non ebbe nessuna notizia. Non c’era un giorno in cui non pensava a lui, e a quelle parole e si rese conto fin troppo tardi di aver mandato all’aria una di quelle storie d’amore speciali. Non ci pensò due volte quella mattina di giugno e partì verso la sua meta,Bari. Aveva capito di avergli mentito quella sera, voleva stare con Ermal e anche se stava andando contro il suo essere,contro tutto non avrebbe sprecato un minuto in più,  nascondendosi dietro falsi sorrisi e gesti d’amore ormai sbiaditi da tempo. Quando arrivò la città lo salutò con quel mare che rispecchiava la sua anima tormentata e scese dalla macchina. Tra alcuni turisti riconobbe la chioma di Ermal e gli si avvicinò, sedendosi accanto. Ermal se ne stava seduto con lo sguardo fisso su quella distesa azzurra, senza accorgersi della presenza del romano che aveva con sé la chitarra e iniziò a cantare una canzone che aveva scritto per quel ricciolino, ci aveva trascorso intere notti a scriverla e a suonarla, e ogni volta quelle parole lo colpivano come un fulmine durante una tempesta.
“Ho preso a schiaffi la mia dignità semplicemente per tornare qui da te. Io voglio stare con te, voglio amarti per tutta la vita e portarti in America, voglio stare con te senza un filo di logica. E ho tradito la mia libertà per la paura di restare solo. Ho fatto i conti con ogni errore per sentirmi un uomo nuovo..”
Ermal non credeva alle sue orecchie e ai suoi occhi quando sentì quella canzone e spostò lo sguardo sul romano che aveva gli occhi lucidi e tremava come una foglia, seppur facesse caldo. Non sapeva cosa dire e come comportarsi in quel momento così speciale, e poggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e respirando il profumo di vaniglia che si confondeva con l’odore salmastro del mare. Fabrizio si sentì sollevato dopo aver ascoltato quella canzone, la musica lo aiutava ad esporre chiaramente i suoi sentimenti e seppur a distanza di tempo ci era finalmente riuscito. Era ben consapevole di aver recato dolore a quel ragazzo così fragile che adesso gli respirava addosso, ma allora era così confuso e non sapeva come comportarsi, come descrivere quel che sentiva realmente. Da quel giorno lui non aveva fatto altro che pensare a quelle parole che riecheggiavano nella sua mente, tenendolo sveglio per diverse notti. Giada,la sua compagnia si era insospettita un po’ ma pensava che si trattasse soltanto di qualche momento d’ansia dovuto al lavoro e niente più. E invece non sapeva che quelle notti insonni erano a causa di un ricciolino che aveva cambiato radicalmente la sua vita, che si era presentato nella sua vita e aveva illuminato le sue giornate, soprattutto quelle più tempestose. E adesso se ne stava li in  quella città a lui sconosciuta con l’uomo che amava,fin dal primo istante in cui aveva incrociato il suo sguardo e non voleva andarsene mai più. Le parole tentavano di fuoriuscire per spezzare quel silenzio innaturale che li circondava ma ogni qualvolta che tentava di parlare,le parole gli morivano in gola. Sospirò e prese tra le mani il volto di Ermal, carezzandogli una guancia umida e lo baciò sugli angoli della bocca, un po’ impacciato. L’altro sorrise e con coraggio premette le labbra su quelle ruvide di Fabrizio che sentì l’anima andare in fiamme e con vigore lasciò che la sua lingua danzasse con quella del riccio, improvvisando una danza sensuale. I due staccarono le labbra dopo poco tempo e le loro gote erano di un rosso accesso e le loro labbra gonfie e rosse, e la voglia di riprendersi a baciare era molta ma decisero di fermarsi e tornare a guardare il mare che gli sorrideva,mentre il sole si specchiava dentro di esso.
Le loro mani si intrecciarono tra loro e sui loro volti aleggiò un sorriso colmo di gioia e d’amore. Erano un bel quadro quei due, erano così belli che mai ci si sarebbe stancati di guardarli. Rappresentavano il vero amore, quello senza filtri e così puro che splendeva armoniosamente in quella giornata di Giugno.
Trascorsero del tempo a guardarsi e a sfiorarsi quando il romano decise di portare il riccio a fare un giro in macchina, e Ermal con un sorriso sulle labbra accettò all’istante. Lo portò fuori dalla città, avrebbe voluto portarlo in qualsiasi posto, ma arrivarono a Roma, e si fermò in una stradina stretta e lontana dal centro. Era chiamata la stradina degli innamorati, e non ci aveva mai portato nessuno finora, perché quel posto era sacro, solo per il vero Amore. Così strinse la mano di Ermal e lo portò in questa stradina e delicatamente lo spinse verso il muro, prendendolo a baciare con tanta passione, da consumargli le labbra. Voleva fare l’amore in quel posto così stretto come lo erano adesso i suoi pantaloni e non era il posto più appropriato e più comodo per svuotare tutto l’amore che nutriva nei confronti di Ermal. Così continuò a baciarlo, prima sulle labbra e poi sul collo e sentì un suono angelico fuoriuscire dalle labbra del riccio che voleva molto di più. Si scambiarono tante effusioni, ed entrambi erano desiderosi di togliersi i vestiti e amarsi completamente e in quel momento di estasi, il romano si ricordò di un posto in cui ci andava da bambino, quando giocava a nascondino con i suoi amichetti. Una casa un po’ vecchia e abbandonata che si trovava vicino al Tevere. Così seppur riluttante, staccò le labbra da quelle di Ermal e tornarono in macchina, mentre i loro corpi erano sull’orlo di un incendio che si sarebbe placato una volta arrivati in quel posto, che sarebbe divenuto il loro magico posticino, dove nessuno avrebbe potuto scoprire il loro segreto. Così dopo aver aspettato un po’ per via del traffico giunsero davanti a quella casa, malandata. Spense il motore della macchina e come un vero cavaliere una volta sceso aprì la portiera di Ermal che ne rimase pienamente colpito da quel gesto così cavalleresco. Entrarono nella casetta, dove c’era un letto, un comodino sulla quale era posto un lume e un libro, e un po’ di polvere.
Fabrizio lentamente si tolse la camicia di jeans a mezze maniche e si avvicinò al riccio riprendendolo a baciare sulle labbra e sfilandogli via la t-shirt e con estrema lentezza gli tolse via i pantaloni e lo fece distendere sul letto, e si chinò su di lui baciandogli dolcemente il petto e arrivando fino all’orlo dei suoi boxer. Voleva sentire l’erezione pulsare su di sé, voleva assaporarlo poco per volta ma il riccio non riusciva più a contenersi così gli tolse via anche i boxer sentendo il suo calore sul suo corpo. Si tolse via i pantaloni e questa volta si spinse più in la, mostrando il suo lato un po’ rude e animalesco e lo penetrò violentemente, facendo lacrimare gli occhi di Ermal che strinse le lenzuola a causa del dolore che ben presto svanì facendo posto al piacere. Il corpo del romano era ben scolpito e ricoperto da tatuaggi e si muoveva molto bene sopra di lui, gemeva e un sorriso si era esteso sulle labbra mentre il romano poco per volta aumentava il ritmo, gemendo e andando sempre più veloce fino a sentire qualcosa di liquido sulla sua pancia. Ermal aveva rilasciato il suo orgasmo e non era affatto stanco, voleva ancora di più e il romano lo accontentò, e persero la cognizione del tempo, arrivando al culmine e entrambi rilasciarono l’ennesimo orgasmo e si distesero sul letto, nascondendosi sotto le lenzuola. Ermal baciò Fabrizio sul petto e poi lo leccò facendolo ansimare, era così divertito dal momento che continuò a stuzzicarlo facendolo venire sulla sua mano. Il romano non aveva la forza per ricambiare quel gesto così passionale e poggiò la testa sul petto del riccio che rise di gusto.
“Sei così vecchio che non hai più le forze per continuare..”
Fabrizio si imbronciò e portò la testa dall’altra parte, ma il riccio lo fece voltare premendo ancora una volta le labbra sulle sue. Quelle lenzuola adesso erano impregnate di sesso, o meglio di amore. Era la prima volta che quelle lenzuola profumavano di qualcosa di buono, e caloroso. E mai Fabrizio avrebbe pensato che quella casetta che usava per nascondersi da piccolo sarebbe divenuta qualcosa di più importante. Tra quelle mura avrebbero custodito il loro segreto, il loro grande amore. Ci sarebbero tornati tutte le volte, magari con un po’ di abbellimento in più sarebbe potuta diventare il loro nido d’amore,dove poter condividere i loro momenti magici. Dopo tutto quel sesso, non avevano parlato di nulla, Ermal voleva sapere perché Fabrizio quella sera lo aveva ferito, e non gli aveva detto quello che realmente sentiva, e sapeva che il romano non era un uomo di tante parole ma quella volta avrebbe tanto voluto che Fabrizio si aprisse ed esponesse i suoi pensieri senza doverli tramutare in musica, e come se gli avesse letto nel pensiero, il romano lo guardò negli occhi, aprendo la bocca per parlare, per dirgli tutto quello che provava.
“Quella sera ricordo che c’era una luna piena che illuminava le strade della città,  era così bella ed io ero così felice di aver condiviso dei momenti così belli e intensi con te. Ogni tuo abbraccio, ogni tua carezza per me erano come una sorta di porta fortuna, e ne ero dipendente anche se forse non lo dimostravo al meglio. Io sono sempre stato propenso al contatto fisico, forse perché da piccolo mi è mancato, eppure ho una compagna con la quale ho fatto due bellissimi figli che mi hanno dato tutto l’amore del mondo. E poi sei arrivato tu, ed io fin da subito ho sentito qualcosa di speciale,di strano e non sapevo dargli un nome. Ogni giorno condiviso con te era una gioia infinita per me. Era come se stessi danzando nel cielo e potessi toccare una stella con un dito. Non mi sono mai sentito così vulnerabile,neanche con Giada. Tu m’hai cambiato la vita, in meglio. Hai reso i miei giorni una bella favola da vivere con un principe che mi aveva rapito il cuore, quel cuore che non batteva da un po’ di tempo ormai. Con le parole non sono bravo, se non quando canto e così io riesco ad esprimere i miei sentimenti,le mie emozioni e quanto tu m’hai detto quel che provavi per me, io sono rimasto di stucco. Non sapevo come comportarmi, avrei potuto dirti la verità invece di ferirti ma non ci sono riuscito,avevo paura di rovinare un bel momento e l’ho rovinato,facendoti del male. Ma credimi, da quella sera io non ho mai smesso di pensare a quelle parole e a quello che io sentivo per te.  E così dopo così tanti mesi ho deciso di scrivere questa canzone per te, ho avuto quel coraggio che mi è mancato quella sera per dirti tutto quello che provavo senza filtri e senza giri di parole. Lo sai, che parlo poco e canto molto ma tu sei come uno specchio dove ci vedo il mio riflesso, ed è proprio vero che io e te siamo due sopravvissuti e penso che questo nostro amore sopravvivrà anche dinanzi alle intemperie, niente potrà dividerci, perché adesso io e te siamo una cosa sola.”
Ermal era sbalordito, va bene che voleva sentir parlare Fabrizio ma non si aspettava che parlasse così tanto, che si esponesse completamente a lui. Lui che aveva così tanto da dire, questa volta era rimasto a secco di parole, non sapeva cosa dirgli se non che lo amava così tanto e lo avrebbe amato in ogni istante della sua vita. Ripensò alle parole della canzone e carezzandogli una guancia sorrise, e strofinò il naso su quello del romano che ne approfittò per baciarlo ancora una volta.
“Un giorno ci andremo davvero in America, Bizio?”
Il romano pensò che lo avrebbe portato ovunque, perché con la sua presenza, Ermal,  avrebbe reso magico ogni posto.
“Ovunque tu voglia andare, io ti porterò. Io voglio stare con te, e non mi importa se dovrò combattere per questo nostro amore,io e te ne usciremo vincitori. L’amore fino a qualche tempo fa non sapevo cosa fosse e sei arrivato tu e finalmente ho capito cos’è. E’sentirsi completi, è rivedere sé stesso negli occhi del tuo compagno e poter essere libero di essere quel che si è senza alcuna paura, senza filtri. Come cita una mia canzone l’Amore è un  po’ come Te. Sembra un sogno quel che sto vivendo con te e vorrei che non avesse mai una fine. Io voglio amarti per tutta la vita, voglio invecchiare con te al mio fianco e sarai il mio bastone dove potrò sorreggermi ogni volta che cadrò. Io mi sento rinato, mi sento vivo dopo così tanto tempo ed è solo grazie a te, grazie a noi. Io.. ti amo Ermal.”
Il riccio rimase sorpreso ancora una volta, una sola domanda e ne aveva ricavato tutto questo. Un pezzo della sua anima fragile e pura come quella di un bambino. Ecco chi era Fabrizio, un uomo dall’aspetto rude ma con l’anima di un eterno ragazzino, era il suo Peter Pan. Lui era cresciuto così in fretta da vedere a soli dieci anni la realtà con occhi da grande e poi c’era un uomo adulto che invece conservava il suo animo fanciullesco,per sopravvivere alla realtà tormentosa vissuta negli anni.
La loro storia iniziò in quel momento, e divenne la favola più bella che durò negli anni. Fabrizio mise fino alla storia con Giada, restando buoni amici e degli ottimi genitori. Anita e Libero soffrirono per quella rottura ma nel trascorrere del tempo i loro volti si illuminarono e Fabrizio decise che era giunto il momento di dirgli la verità su lui e Ermal,e nonostante avesse paura delle loro reazioni, rimase sorpreso nel vedere che i due bambini erano felici per lui e volevano che invitasse Ermal in quella casa, quella dove non c’era alcun segreto, dove si sarebbe dovuto esporre. E così una sera con l’aiuto dei suoi figli preparò una cena deliziosa,e invitò il suo Ermal che trascorre parte della serata a giocare ai videogames con Libero e alle principesse con Anita e dopo aver cenato e aver messo a letto i bambini, dedicarono il resto della serata a loro due. Fabrizio gli strinse la mano e lo portò nella sua camera da letto, e senza parlare iniziò a baciarlo e a bramare il suo corpo e poco dopo i loro vestiti erano sparsi per terra mentre loro si  amavano silenziosamente per non svegliare i bambini. Dopo aver consumato il loro amore, dormirono profondamente accoccolati fin  quando non giunse l’alba. Il primo a svegliarsi fu Ermal che entrò in cucina e preparò la colazione ai bambini e poi portò la colazione a Fabrizio che sonnecchiava ancora. Lo guardò e gli accarezzo dolcemente una guancia e lo baciò, non avrebbe voluto svegliarlo, avrebbe voluto  continuare ad assistere a quella visione così angelica ma il romano venne svegliato dall’odore del caffè e un sorriso si dipinse sulle sue labbra carnose e prima di mangiare in compagnia del suo amato lo baciò sulle labbra, mordendogli il labbro.
Il tempo da allora trascorse ancora più rapidamente e giunse Natale, si divertirono come due bambini a fare l’albero di Natale e ad impacchettare i regali. Ermal aiutò Anita a scrivere la sua letterina a Babbo Natale e dopo aver festeggiato a lungo si affacciò alla finestra e vide dei fiocchi di neve che danzavano nel cielo e si posarono sul suolo, imbiancando la città. Fabrizio lo guardò, e lo invitò a indossare il cappotto e uscirono di casa e restarono con lo sguardo sospeso sul cielo mentre la neve scendeva sempre più fitta. Insieme fecero un pupazzo e poi Fabrizio si avvicinò al riccio e lo guardò negli occhi,quando scoccò la mezzanotte.
“Buon Natale amore mio.”
E Ermal con un sorrisetto sulle labbra lo baciò appassionatamente sulle labbra.
“Buon Natale Bizio.”

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