Non avevo mai visto Fabrizio così sconvolto, in quel momento mi sentivo impotente ma allo stesso tempo volevo aiutarlo a cercare la sua figlioletta.
“Fabbrì mantieni la calma, ti aiuterò a cercarla.”
Lui scosse la testa, aveva le lacrime agli occhi e si alzò dalla sedia riprendendo gli occhiali e nascondendo gli occhi lucidi. Ero terrorizzato all’idea che questa situazione potesse annientarlo, anche se lui rifiutava il mio aiuto io gli sarei stato accanto, pronto a sorreggerlo in qualsiasi momento. Lo seguì fino al parcheggio dove avevamo lasciato la sua macchina e feci per entrare ma lui mi fermò, togliendosi un istante gli occhiali e guardandomi dritto negli occhi.
“Dove pensi di andare? Lasciami andare da solo. Non ho bisogno del tuo aiuto, Ermal.”
Era irrequieto, ed io non aveva alcuna intenzione di discutere con lui, sull’argomento così con lo sguardo basso annuì e mi allontanai, senza guardarmi indietro. Certo, mi intristiva questo distacco da parte sua ma d’altronde era sua figlia e lui aveva tutte le ragioni per scansarmi. Me ne tornai a casa, quella che avevamo comprato assieme dove potevamo amarci liberamente. Mi distesi sul letto e guardai il soffitto, impregnando il mio cuore d’angoscia. Ero preoccupato, pensai a cosa potesse essere successo alla piccola Anita, e in cuor mio speravo che stesse bene, e che l’avrebbero trovata tra pochi minuti. Sospirai e chiusi gli occhi, scacciando qualsiasi pensiero negativo e indossai le cuffiette che risuonarono le note di Portami via di Fab. Una lacrima sgorgò sul mio volto e la scacciai col dorso della mano, non volevo arrendermi alla fragilità in quel momento ma non potevo neanche eludere il fatto che mi sia sentito scartato dalla sua vita. Sarei potuto essere con lui in questo momento, a cercare la piccola ma lui non voleva farmi parte di quell’altra vita, la sua realtà.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Ero in preda all’ansia e non vedevo l’ora di rientrare a casa, e discuterne con Giada. Come diamine era possibile che la mia principessa fosse scomparsa così nel nulla? Da quel che sapevo, l’aveva portata al parco giochi e non era il tipo da perderla di vista, a cosa stava pensando quella donna che avrei dovuto lasciare molto tempo fa? Ero infuriato ma dovevo restare calmo, anche se era impossibile visto che non sapevo cosa era successo alla mia bambina. Quando tornai a casa vidi Giada seduta sul divano con le lacrime che scendevano copiosamente sul suo volto e mi sforzai nel restare calmo e non inveirle contro,ma fu inutile. Doveva darmi una spiegazione a quel che era successo.
“Giada me dici a cosa cazzo stavi pensando quando hai perso di vista nostra figlia? E non piangere, perché se te importava davvero de Anita,non la lasciavi da sola. Chissà dove sarà adesso! Co tutti i fatti che se sentono in giro, no sopporterei l’idea de perde la mia principessa. Giuro che na volta che troviamo nostra figlia, io te lascio.”
Lei smette di piangere e serra i pugni, guardandomi con freddezza e riesco a sentire il gelo infondersi dentro le ossa, le ho detto delle cose davvero terribili ma lei era responsabile di Anita in quel momento, e aveva mancato al suo dovere di madre.
“Ah si? Adesso è colpa mia se nostra figlia è scomparsa? Sei tu, quello che dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non ci sei quasi mai, un po’ per la musica e un po’ perché preferisci startene in compagnia di quel riccio che ci ha fatto allontanare. Tu non ci tieni più a noi, ci stai escludendo dalla tua vita e neanche te ne accorgi. La colpa è soltanto tua se nostra figlia è chissà dove a tremare come una foglia, impaurita e sola. Non puoi inveirmi contro, soltanto per quel secondo che ho distolto lo sguardo, magari per guardare una nostra foto, per perdermi dentro il tuo sguardo, ormai assente. Devi riflettere sulle tue azioni e fare una scelta, che potrà influire sul nostro rapporto. Non mi importa se vuoi lasciarmi, ma mi stanno al cuore i nostri figli e penso che non sarebbero affatto contenti se i loro genitori non si parlassero più. E adesso invece di restartene qui a urlarmi contro, dovresti essere lì fuori a cercare la nostra bambina!”
Ero arrabbiato con me stesso, con lei, con Ermal. Si ero infuriato con quel riccio perché mi aveva fatto perdere la testa, mi ero innamorato di lui a prima vista e non riuscivo a stargli lontano un momento. E adesso ripenso a lui, a come gli ho impedito di aiutarmi e mi sento in colpa per averlo allontanato, lui che voleva soltanto aiutarmi, lui che voleva essere soltanto essere partecipe della mia vita. Sospirai e uscì di casa senza più interloquire con la mia compagna, avevo bisogno di rinfrescarmi le idee e andare alla ricerca di mia figlia. Mi incamminai tra le strade di Roma, impregnando i polmoni di fumo e guardai in qualsiasi posto inimmaginabile ma della mia Anita nessuna traccia, e mi sentivo perso senza di lei. Ero in balia delle onde, avevo bisogno di lei, del mio amore più grande.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
Il mio piano stava andando a gonfie vele ed io ero molto brava a recitare la parte di una madre angosciata, all’idea di aver perduto la sua figlioletta. In realtà avevo escogitato questo piano alcuni giorni fa, perché ero stanca di essere tralasciata da Fabrizio. Era sempre in compagnia del suo ricciolino, e sapevo molto bene che quello che c’era tra loro non era soltanto una buona amicizia. Mi stava tradendo e non era consapevole che io gli avevo scoperti un giorno mentre passeggiavo tra le strade della città e li avevo visti in una stradina stretta a baciarsi senza alcun pudore. E si sa la vendetta è un piatto che va servito freddo. Avevo fatto in modo che Anita prendesse tutto come un gioco, senza impaurirla. L’avevo ben nascosta in uno scantinato e le avevo promesso che una volta uscita di lì le avrei comperato un giocattolo nuovo. Era entusiasta all’idea e aveva accettato, qualsiasi cosa. Avrei lasciato che Fabrizio vagasse tutto il dì per le strade, al punto da farlo diventare isterico, e avrei fatto in modo di allontanare Ermal dalla sua vita. Non sopportavo l’idea di perderlo a causa di quel riccio che aveva rovinato il nostro bel rapporto.
Andai nello scantinato assicurandomi che la mia piccola stesse bene e la vidi rannicchiata su sé stessa, dormiente e spensierata. Non sarebbe rimasta così a lungo in quel posto, sudicio. Tornai su e guardai l’orologio, ormai erano trascorse alcune ore da quando Fabrizio era uscito di casa e decisi di telefonargli ma non ebbi alcuna risposta.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Avevo trascorso l’intera mattinata a cercare Anita ma dovetti fermarmi, e sedermi su un muretto per riprender fiato. Non l’avevo trovata da nessuna parte, come se si fosse volatilizzata nel nulla. Mi accesi un’altra sigaretta e ripensai alle parole di Giada,che mi avevano pugnalato al cuore. A parer suo ero io quello colpevole, che aveva trascurato la sua famiglia per amare qualcuno che mi aveva dato la pace di cui avevo bisogno. Quel qualcuno che mi aveva salvato dagli inferi. Ma adesso ero in bivio tra lo scegliere lui e la mia famiglia. Come dovevo comportarmi? Chi ero io che dovevo affliggere un dolore così immenso al mio ricciolino? Ero stanco e in quel momento avevo bisogno di lui, di un abbraccio, il suo. Sospirai e decisi che me ne sarei tornato a casa e poi con Giada sarei andato alla polizia per denunciare la scomparsa di nostra figlia ma uno strano presentimento mi attanagliò lo stomaco. Ero quasi giunto a casa mia e stavo per varcare la soglia quando sentì una presenza dietro di me, e lo riconobbi dal suo profumo. Mi voltai e lo vidi con gli occhi stanchi e acquosi, e le labbra insanguinate.
“Fabbrì io non posso starmene con le mani in mano. Voglio aiutarti, voglio stare con te. Perché non vuoi rendermi partecipe della tua vita eh? Che c’è di male a restarti accanto soprattutto in momenti come questi?”
Ero sul punto di rispondergli in tutta calma, di stringerlo a me quando Giada si affacciò alla porta squadrandomi dalla testa ai piedi, e guardando con freddezza il riccio.
“Allora l’hai trovata? O hai trascorso il tuo tempo con lui?! Ricorda bene quel che ti ho detto, Fabrizio.”
Le lacrime minacciavano di sgorgare sulle mie guance ma le trattenni, mordendomi l’interno della guancia e dovetti stravolgere ogni mio pensiero e mi sarei sentito in colpa per quel che avrei fatto in questo preciso istante. Giada rientrò in casa intimandomi di entrare ed io annuì guardando dritto quel riccio che stava già soffrendo a causa mia.
“Ermal meglio se la finiamo qui. Quello che mi è successo, è un segno, che io e te non dobbiamo più stare assieme. Non ho più bisogno di noi, questo amore ha risucchiato la mia anima, mi ha fatto perdere la ragione. Ho due figli e non posso amare te, mi dispiace. E’ meglio che tu te ne vada e mi lasci in pace. Addio Ermal.”
E dopo avergli detto queste terribili cose rientrai in casa, accasciandomi a terra e lasciando che le lacrime mi bagnassero il volto. Sentivo il mio cuore frantumarsi e il respiro farsi corto, stavo avendo un attacco di panico, vedevo tutto offuscato a causa delle lacrime che scendevano copiosamente ed ero sul punto di svenire e Giada impaurita mi si avvicinò e mi guardò negli occhi, prendendomi il volto tra le mani, dicendomi quelle parole che mi fecero vomitare anche l’anima.
“Amore calmati, è tutta una finzione. Anita è qui, nello scantinato. L’ho nascosta perché volevo vendicarmi del fatto che tu mi abbia trascurato, volevo che tu lasciassi perdere quel riccio e pensassi più a noi, perdonami,ma io ti amo così tanto.”
Serrai i pugni e mi rialzai barcollando e non avevo neanche il coraggio di guardarla negli occhi. Come aveva potuto farmi una cosa simile?! Si rendeva conto di quel che aveva fatto? Nascondere la nostra bambina in quello scantinato sudicio e al buio e farmi quasi collassare, al pensiero di non rivederla più. Tutto perché aveva scoperto di me ed Ermal? Ma cosa le diceva la testa? Il solo pensiero di avergli inflitto un dolore così grande mi fece girar la testa. Avevo perduto il mio amore e solo perché lei si era divertita alle mie spalle?! Questo era un colpo molto basso, e aveva accentuato in me la voglia di lasciarla, per sempre e riconquistare l’amore del mio Ermal.
“Vergognati! Hai usato nostra figlia soltanto per vendetta! Ma ti rendi conto, di quanto tu sia una persona insulsa? M’hai fatto crede che nostra figlia fosse scomparsa, o’sai quanto amo i miei figli e tu me fai questo. Se prima avevo pensato de restà co te, ora me hai dato un motivo in più per lasciarti. Non meriti il mio amore, non meriti nulla. Hai lasciato che colpissi dritto al cuore il mio amore, il mio ricciolino e mi vergogno di me stesso per aver ceduto alle tue parole. Ma hai sbagliato tutto, ora lasciami vedere Anita e non permetterti di piangere dinanzi a me, hai capito?!”
E lei senza dir nulla e reprimendo le lacrime mi accompagnò da Anita che appena mi vide si fiondò tra le mie braccia ed io la strinsi fortemente baciandole la nuca, baciandola sulle guance.
“Amore mio , papà t’ha trovato. Ora sei al sicuro, principessì”
E con lei in braccio tornai su e l’accompagnai in camera, restandole accanto a giocare un po’. Adesso dovevo andare da Ermal e farmi perdonare, anche al costo di essere sbattuto la porta in faccia, ma dovevo dirgli che non pensavo realmente quelle cose, che lo amo e che mai lo lascerei.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
Ci avevo pensato a lungo e mi ero deciso ad andare sotto casa sua per parlargli, per scoprire il perché non volesse il mio aiuto, e così afferrai la giacca e uscì incamminandomi verso casa sua. Quando giunsi sotto la sua abitazione, lui era in procinto di entrare e si voltò verso di me e ci lessi tutta la sua sofferenza. Volevo stringerlo a me, dargli tutto l’amore di cui aveva bisogno in quel momento e rassicurarlo. Era sul punto di dirmi qualcosa quando comparve la sua compagna che lo intimò di entrare, ricordandogli una conversazione avuta quella mattina. Mi guardò con astio e capì che lei sapeva tutto di noi, che ci aveva scoperti ma aveva lasciato correre. E mai avrei immaginato che Fabrizio potesse trafiggermi il cuore con quelle parole taglienti, intimandomi di lasciarlo, di andar via e che tra di noi era finita. Non volevo credergli ma lui sembrava così ostinato e mi sbatté la porta in faccia. Sentì il suono del mio cuore che andava in frantumi e non aveva alcuna voglia di raccogliere i cocci di quel cuore sanguinolento. Me ne tornai in quella nostra casa, deciso a far le valigie e andarmene via da quel che era il mio amore, il mio tutto. Entrai in camera e estrassi la valigia da dentro l’armadio e ci infilai dentro i miei vestiti, i nostri ricordi. Non volevo andarmene, volevo sperare che quel che mi aveva detto l’aveva fatto soltanto per proteggermi, ma quello sguardo era così privo d’amore che credetti alle sue parole.
Mi guardai intorno per assicurarmi di non aver dimenticato nulla, quando sentì dei colpi provenire dalla porta. Presi la valigia e mi incamminai verso l’ingresso. Respirai profondamente ed aprì e vidi il romano dinanzi a me tremante che si infilò dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle.
“Prima che tu vada via, voglio che tu sappia che non penso assolutamente quelle cose. L’ho fatto perché Giada mi ha preso in giro, mi ha fatto credere che fosse stata colpa mia e dell’amore che nutro per te se Anita era scomparsa ma poi lei dopo aver assistito ad un attacco di panico dopo averti detto quelle parole che hanno fatto male anche a me, mi ha rivelato che l’aveva nascosta in uno scantinato, per vendicarsi di quello che c’è tra me e te. Ha scoperto di noi e ha usato mia figlia per dividerci, per riprendersi me. Ma io non la amo, anzi ho deciso di lasciarla. So che ti ho fatto del male, che t’ho detto di andartene ma non farlo, perdonami se puoi. Io ti amo e non ho nient’altro che te. Tu che mi sorreggi quando sto per cadere, tu che riesci a placare le mie ansie, tu che mi doni tutto l’amore del mondo. Sei una parte di me, e ho bisogno che tu resti al mio fianco per riuscire a respirare, a vivere. Sei tu l’inizio di questa vita, sei tu quello che voglio al mio fianco, sempre. Ti presenterò ai miei figli, non ti allontanerò mai più dalla mia realtà ma ti prego non lasciarmi amore.”
Si era inginocchiato dinanzi a me con le lacrime che gli sgorgavano sul volto ed io volli credere a quel che aveva appena detto, tutto ad un fiato. Lo aiutai a rialzarsi e lo baciai sulla fronte, il nostro amore sarebbe stato eterno e non lo avrei mai lasciato da solo ad affrontare le sue parole, perché anch’io non avevo nient’altro che lui, il mio sogno più grande. Il mio amore immenso che mi aveva ridato la felicità perduta in passato.
“Shh ti credo e ti perdono. Ti amo e non smetterò mai di farlo perché tu sei il mio ossigeno, respiro attraverso te e senza di te non andrei da nessuna parte. Mi basta averti accanto per farmi sentire l’uomo più felice della terra, sei una persona splendida ed io avrò sempre cura di te, come tu ne hai di me. Ora lasciati amare, e non temere perché io resterò con te, sempre.”
STAI LEGGENDO
DISAGIO #METAMORO PT.2
DiversosEccomi qui! Non è una nuova storia, semplicemente è sempre quella del disagio MEtamoro ma wattpad mi ha comunicato di aver raggiunto il limite dei capitoli, perciò mi tocca creare una storia a parte.. che du palle ahhah! Perciò continuate a disagia...