Sono trascorsi giorni, o meglio dire settimane dall’ultima volta che Fabrizio ha avuto contatti con il suo Ermal. Non lo ha ancora chiamato, e non fa altro che rigirare il cellulare tra le mani, sussultando ogni qualvolta che lo sente squillare. Ripensa costantemente a quegli attimi in cui ha lasciato che la violenza prendesse il sopravvento, lui che mai avrebbe avuto un simile comportamento per quel qualcuno, ma quella volta non si trattava di uno qualsiasi ma bensì del suo amato, l’uomo che aveva promesso di proteggere e amare minuto per minuto, e adesso si sentiva come se avesse infranto quella promessa, come se fosse sporco dentro di sé, per essere stato così brusco nei confronti di quel giovane, ma ciò non riusciva a distoglierlo completamente dal fatto che c’era stato quel bacio, che lo aveva fatto andare su tutte le furie. Non che fosse un uomo possessivo, ma piuttosto protettivo e non voleva che qualcun altro prendesse il suo posto, amandolo meglio di lui.
Ormai è divenuto l’ombra di sé stesso, Ermal vorrebbe chiamare il suo caro Fabrizio ma non ne ha il coraggio. Quella violenza lo ha addolorato, lo ha riportato alla sua infanzia e a quel dolore che pensava di aver eluso una volta arrivato Fabrizio, ma così non era stato , eppure ha cercato più volte di calarsi nei panni del romano, a come debba essersi sentito dopo aver visto coi propri occhi, Bugo che lo baciava. Probabilmente anche lui non avrebbe reagito molto bene, anche se non avrebbe mai utilizzato la violenza. Senza il romano accanto a sé si sentiva vuoto e come se gli avesse tolto un arto. Era trascorso già molto tempo dall’ultima volta che lo aveva sentito, ed era deciso di fare un passo in avanti e chiamarlo, invitandolo a casa sua per un chiarimento. Ciò successe dopo aver camminato a lungo avanti e indietro nella stanza, con le mani gronde di sudore e il fiato corto. Alla fine si sedette sul letto e dopo aver respirato profondamente lo chiamò,e dopo uno squillo Fabrizio rispose, ansiosamente e allo stesso tempo contento che il riccio lo avesse chiamato.
“Ciao Fabrizio.. come stai?”
Il romano di certo non si aspettava questo, quando era lui che doveva chiederlo ad Ermal, ma sospirò e nel mentre si accendeva una sigaretta e si affacciava alla finestra rispose al riccio
“Insomma, vorrei tanto dirti che sto bene, ma non è così.. tu piuttosto come stai?”
Lacrime calde scivolarono copiosamente sul volto di Ermal che se ne stette in silenzio per un po’, pensando al romano e a quanto gli mancasse la sua presenza fisica. Non avrebbe potuto continuare a tenerlo distante da sé, perché Fabrizio era tutto ciò di cui aveva bisogno per stare bene.
“Io non sto affatto bene Fabbrì. Mi manchi come l’aria che respiro, sono un’ombra senza di te, io non valgo nulla se non ti ho accanto. Perciò non importa se dovrò sopportare le tue sfuriate violente, ma io ti amo e non riesco a lasciare che la parte più buia, vinca su di noi, sul nostro amore puro e sincero. Io ti amo Fabrizio.”
E dopo aver udito queste parole, Fabrizio non esitò un secondo a indossare il suo giubbotto verde e entrare in macchina per partire verso la sua meta, verso la sua ancora di salvezza, il suo punto di riferimento, il suo grande amore.
“Non dire altro Ermal, io ti amo e sto venendo da te, il mio posto sicuro, tu sei la mia casa, il mio tutto e senza di te io mi sento l’uomo più solo della Terra.”
Quelle lacrime ben presto vennero sostituite da un sorriso dolce e innocente come quello di un bambino. Era impaziente, di incastrare i suoi occhi nei suoi e stringere quelle braccia marchiate di inchiostro. Il suo Fabrizio lo stava raggiungendo e non poteva essere più felice di così, un amore come il loro, era destinato a durare per sempre, nonostante le avversità niente e nessuno avrebbero potuto dividere le loro anime, i lor cuori che cantavano armoniosamente tutto il loro amore.
I due restarono a parlare lungo il viaggio, e ogni tanto canticchiavano qualche canzone, e Fabrizio tamburellava le dita sul volante con un sorriso sornione dipinto sulle labbra. Finalmente verso pomeriggio inoltrato raggiunse casa di Ermal, e scese suonando più volte il campanello e una volta dentro annullarono la distanza, e i loro corpi si intrecciarono tra loro in una danza sensuale, stringendo le loro mani, andando verso il divano. Staccarono le loro labbra per riprendere fiato e si guardarono a lungo e intensamente negli occhi. Fabrizio aveva il respiro corto ma non gli importava, Ermal era lì che lo amava in tutta la sua completezza e non lo avrebbe mai lasciato andare via.
“Io ci sarò sempre Ermal, anche se con i miei di fare, un po’ bruschi ma io l’ho fatto solo perché non voglio che qualcun altro ti ami al posto mio, vorrei essere all’altezza di essere il tuo uomo, il tuo compagno di vita, e spero di riuscirti a dare tutto l’amore di cui avrai bisogno.”
Ermal gli rivolse un breve sorriso e gli accarezzò delicatamente la guancia e lo baciò sulla fronte, stringendolo a sé, come se Fabrizio fosse l’essere più fragile dell’universo.
“Ci sarò sempre anche io Fabrizio, ma ora zitto e baciami. Dobbiamo recuperare il tempo perduto, amore mio.”
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DISAGIO #METAMORO PT.2
CasualeEccomi qui! Non è una nuova storia, semplicemente è sempre quella del disagio MEtamoro ma wattpad mi ha comunicato di aver raggiunto il limite dei capitoli, perciò mi tocca creare una storia a parte.. che du palle ahhah! Perciò continuate a disagia...