Amato Fabrizio, ho scritto e riscritto questa lettera prima di riuscire finalmente a trascrivere questo flusso di parole su questo foglio bianco, marchiato d’inchiostro nero e inumidito dalle mie lacrime. Mi chiedo ancora oggi dove tu sia, cosa stia facendo e perché è successo a noi. Perché sei andato via così senza alcuna spiegazione, senza donarmi la bramosia di sfiorare ancora una volta quelle tue labbra screpolate e corpose. Sono trascorsi tre anni e mi sembra sia trascorsa un’eternità dal’ultima volta in cui ci siamo accarezzati la pelle, ci siamo annusati e amati, sotto queste lenzuola che hanno conservato il tuo profumo , che inebria i miei sensi.
Ti immagino in qualche luogo disperso, nella tua solitudine a crogiolarti nel tuo dolore senza riuscire a respirare e affrontare le tue paure. Sai, io ti ho considerato un codardo per essertene andato così, è ingiusto da parte tua, ed è insensato. Ti sei mai fermato a riflettere su quello che può aver scaturito questo tuo gesto avventato? Mi hai reso un’anima invisibile, se mi rifletto allo specchio io ci vedo soltanto un’ombra, un’anima persa. Non hai pensato ai tuoi figli? Loro hanno bisogno di te e tu non ci sei, ti chiamano e tu non gli rispondi. Sei uno stronzo, questo è quel che penso ma seppur pensi questo io ti amo, e ti perdonerei centomila volta se tu tornassi da me, da noi. Non voglio costringerti a far qualcosa che non vuoi, ma voglio che tu sia consapevole dei tuoi errori e che essi si scaraventano su coloro che ti amano, frantumando i nostri cuori sanguinolenti.
Oh, quanto è struggente questa vita senza poter respirare il tuo odore, quanto è doloroso continuare a vivere senza la tua presenza. Torna ed io ti amerò come allora, se non di più. Voglio amarti eternamente e ricordarti ogni giorno quanto tu sia speciale e che solo non lo sarai mai se ti fidi di me. Io ti ascolterei per ore e non ti giudicherei, ti aiuterei prendendo un po’ del tuo dolore ma ti prego torna da me.
Sono qui che impregno i miei polmoni di nicotina e non sto bene, sto esagerando come non mai e tu non ne saresti contento e poi ho anche preso a bere, come un vero alcolizzato. Mi rintano nella mia stanza, in questa città cupa, e scavo tra le meandri della mia mente alla ricerca di qualche ricordo piacevole vissuto con te. E così le lacrime scivolano ininterrottamente su queste guance pallide e sento il respiro mozzarsi. Tu non ci sei,e io sono qui che ti aspetto, pronto per ricominciare a vivere con te, dolce amore mio. Il dolore è parte di me, ormai non so neanche che giorno sia, ho perso la cognizione del tempo, e perdonami se non ti ho scritto prima ma non è questione di codardia ma perché non riuscivo a scriverti senza inveirti contro. Detto ciò mio caro Bizio, mi auguro che tu stia bene lì in quel posto sconosciuto. Cercami in un sogno se vuoi, io sarò li ad aspettarti e accoglierti tra le mie braccia, e non ti lascerei mai. Non dimenticarti di quel che eravamo e ora non siamo più. Non dimenticarti che non sei il solo che soffre, che hai delle persone che ogni giorno da tre anni si crogiolano nella disperazione, speranzosi che tu possa tornare da un momento all’altro. Mi manchi Fab e non lo sai..
Sono sulla riva del mare, a osservare le onde che si scagliano contro le rocce e penso alle mie ansie e paure che si stagliano con forza su quegli ammassi di pietra e una lacrima solca le mie guance lentigginose. Sono stanco di restarmene qui lontano da chi amo, perso tra le meandri nella mia mente, sommerso dal buio più totale. Andarmene è stato così doloroso, una parte di me voleva restare e affrontare i propri demoni con l’aiuto delle persone che mi amano, ma l’altra metà mi ha convinto ad abbandonare gli altri, per poi abbandonarmi a me stesso, come se questa fosse la soluzione per placare le mie paure. Mi mordicchio il labbro e mi asciugo col dorso della mano le lacrime che non vogliono fermarsi, e mentre strofino le mani sui miei occhi acquosi intravedo sulla sponda del mare una bottiglia di vetro con dentro un foglio bianco. Mi alzo strofinandomi la sabbia sui pantaloni e mi avvicino per afferrarla e ne estraggo il contenuto. Mentre leggo ascolto il battito del mio cuore accelerarsi e a stento riesco a trattenermi in piedi. Le labbra tremano e le lacrime bagnano quel foglio sul quale ci sono delle macchie sbiadite, segno che ha pianto anche lui. Non oso pensare a come si possa essere sentito per tutto questo tempo il mio ricciolino, e sapere che io sono la causa di questo suo malessere mi devasta. Sono stato uno stupido a non affidarmi a lui, ma d’altronde non volevo fargli carico dei miei problemi, e avevo bisogno che lui stesse distante da me e dal mio mal di vivere. Ma adesso mentre mi accingo a leggere queste sue parole mi rendo conto di quanto io sia stato uno sciocco egoista a lasciarlo vacillare nel suo dolore, a causa mia. Ha ragione, sono stato un codardo nel non essere del tutto sincero con lui, a non parlargli dei miei problemi esistenziali e ora mi ritrovo su questa spiaggia, sotto questo cielo puntellato di stelle a chiedermi come debba comportarmi adesso, e smettere di arrovellarmi il cervello. Non posso restare un minuto di più su questa terra lontana, devo tornare da lui e asciugare quel pianto dai suoi occhi intensi, impregnare le sue labbra del mio odore di nicotina e svegliarmi con la consapevolezza che gli sono accanto, stretto in un abbraccio. Sospiro e dopo aver ripiegato con cura la lettera e averla riposta nella bottiglia, la nascondo nella tasca della mia giacca verde e mi allontano da quella spiaggia, da quella realtà in cui ho vissuto per così tanto tempo.
Prendo le mie cose lasciate in albergo e col cuore un po’ più leggero mi preparo ad affrontare le conseguenze dovute a questo mio gesto così avventato. Ha detto che continuerà ad amarmi, che mi aspetterà ed io non voglio altro che essere tra le sue braccia, per sentirmi al sicuro. La notte trascorre insonne ed io non voglio far aspettare a lungo ancora il mio dolce amore. Mi sdraio sul letto e indosso le cuffiette che risuonano Non abbiamo armi di Ermal ed io mi sciolgo completamente e ancora una volta lascio spazio alle mie fragilità. Quel ricciolino mi denuda l’anima con un solo sguardo, con quella sua voce cristallina che ti lacera il cuore e poi te lo cura in un attimo. Sospiro e mi accendo una sigaretta, impregnando le pareti della stanza di fumo.
Le ore scorrono lentamente e quella luna splendente poco a poco lascia spazio all’alba, a quel sole che flette sui vetri della finestra presente all’interno della stanza. L’aereo parte tra qualche ora ed io scendo dal letto, scompigliandomi i capelli e prendendo la valigia. Prima che arrivi l’ora della partenza decido di tornare sulla spiaggia a godermi quella visione immensa che l’alba ti regala. Mi siedo sulla riva della mare, osservando quel mare quieto e le onde che docilmente si infrangono sugli scogli e immagino di essere qui in presenza di Ermal, accoccolati a regalarci sguardi intrisi d’amore e ad impregnarci di passione mescolandoci tra i granelli di sabbia. Quanto sarebbe bello poterlo portare qui, sono certo che gli piacerebbe, visto la sua passione per il mare. Lui è il mio mare, così immenso che non basterebbe una vita intera per guardarlo. Lui quel mare che si è infranto su di me, accogliendomi nei suoi abissi e facendo si che io gli appartenessi. Ha preso una parte di me, e l’ha fatta sua. Ma che dico, si è preso ogni lembo di pelle, si è preso il cuore e l’anima e l’ha curata, come nessuno mai aveva fatto. Gli occhi mi divengono lucidi al pensiero di essere li tra ore che mi sembreranno interminabili e già percepisco la sua pelle strofinarsi sulla mia. Guardo l’orologio e mi rendo conto che manca poco, così mi affretto a rialzarmi scrollandomi la sabbia di dosso e mi incammino verso l’aeroporto .
Sono poche ore che sono sull’aereo e guardo fuori dal finestrino, il cielo limpido e alcune rondini che svolazzano via, libere e spensierate. Ecco, vorrei tanto essere una di quelle rondini e sentirmi libero di danzare in quel cielo senza alcun pensiero e soffermarmi soltanto sull’amore che nutro nei confronti del mio amore che è in quella città dove il cielo è quasi sempre cinereo e spera tanto in un mio agognato ritorno.
Chiudo un po’ gli occhi per cercare di riposare un po’, il tempo di arrivare a Milano e rimettermi in sesto prima di affrontarlo. Non sogno nulla, e mi ridesto dal sonno grazie alla hostess che mi scuote la testa e mi guarda con un sorriso sornione sulle labbra
“siamo arrivati signore”
Io chiudo e riapro gli occhi e guardo fuori dal finestrino, sono a Milano. Ho le palpitazioni a mille e l’ansia trasuda da ogni poro. Dovrei star tranquillo e mi riesce difficile in questo momento. Scendo dall’aereo dopo aver preso la valigia e mi incammino a passo lento verso casa del riccio che una volta era anche mia. Pochi metri ci dividono ed io non ne ho la forza di suonare quel campanello ma devo farlo, non posso fuggire ancora una volta. Così respiro profondamente e tasto il campanello e qualche istante dopo la porta si apre. L’immagine che mi si presenta dinanzi agli occhi è straziante. Il mio caro Ermal è molto magro, ha delle profonde occhiaie che contornano i suoi occhi nocciola e una folta barba,che lo rende un po’ più maturo, esteticamente parlando. Lui schiude le labbra e poi le richiude e i suoi occhi si annacquano e le lacrime si depositano sulla sua pelle diafana ed io mi devo mordere il labbro per reprimere le mie di lacrime. Mi avvicino a lui esitante e porto la mia mano tatuata sulla sua guancia e per un istante abbasso lo sguardo timoroso che lui possa scostarla ma non lo fa, allora io scaccio via quelle lacrime con la punta delle dita e gli accarezzo le guance e su quelle labbra rosee fa capolino un sorriso, di quelli che ti spezzano l’anima in due. Mi invita ad entrare ed io lo seguo dritto in salotto lasciando la valigia all’ingresso e ci sediamo sul divano. Per un po’ nessuno dei due osa fiatare, i nostri respiri affannati sono l’unico suono udibile ma poi decido che è ora di smorzare quella tensione e devo a mio modo dargli una spiegazione per tutto quel che è successo e scusarmi mille volte, seppur consapevole che lui mi perdonerebbe senza pensarci due volte.
Deglutisco la saliva e incastro i miei occhi dentro i suoi e mi sento morire, ma devo sforzarmi di non crollare dinanzi a lui e farmi coraggio, parlandogli col cuore in mano, un cuore che non batteva ormai da tempo.
“Ermal non so esattamente da dove iniziare. Quel che ho fatto è stato un gravoso errore e non merito di certo il tuo perdono o quello dei miei figli. Io sono sfuggito via da te, il mio amore immenso e sono stato un codardo a non affidarmi a te, lasciandoti senza una spiegazione, senza dirti quel che mi stava succedendo. Ci sono stati momenti difficili in cui ho creduto di non farcela, e restare con te mi sembrava troppo per me. Non mi sentivo abbastanza, ho sempre pensato che tu sia un uomo che merita di avere qualcuno che non lo devasti con i suoi problemi, con la sua ipocondria e il suo dolore celato dietro sorrisi orribili. Tu pensi che io sia bello, che sia giusto per te ma quel che penso io è che io sia un’anima frivola, che non è capace di rialzarsi quando sta per cadere. Si è vero, ho la musica, ho te ma vorrei per una volta sentirmi più libero, senza queste ansie che mi attanagliano lo stomaco e mi odio per questo. Non posso addossarti i miei problemi amore mio, tu meriti qualcuno che ti doni serenità e amore ed io posso offrirti soltanto questo cuore frantumato, che non credevo più di avere. Non è stato affatto piacevole starmene tutto solo a crogiolarmi nel mio dolore, nel mio vomito. Ci sono stati notti in cui credevo che fosse tutto finito, tastavo la parte del letto e ti cercavo, sussurravo flebilmente il tuo nome e non c’eri. Io per respirare ho bisogno di ossigeno, e sei tu. Mi sei mancato, e mi ci sono voluti tre anni per avere il coraggio di farmi vivo, di darti l’opportunità di decidere se continuare ad amare uno come me oppure lasciarmi andare. Quel che hai scritto mi ha destabilizzato emotivamente, ti ho pensato mentre annegavi nel tuo dolore a causa mia e mi sono sentito un mostro ripugnante. Adesso sono qui e non voglio chiederti di amarmi per come sono, ma vorrei soltanto che tu mi dicessi quel che pensi, anche se ciò può farmi male. Io quel che so è che nonostante i miei problemi, i miei errori,io non ho smesso per un secondo di amarti, di pensarti. Sei il mio punto cardine, il mio intero universo ruota intorno a te, sei il mio sogno più vero, la mia forza per sopravvivere ai miei demoni. Ti amo Ermal, ti amo tropo e mi sei mancato davvero così tanto.. io sono orribile, io ho sbagliato tutto. “
E dopo aver vomitato tutte queste parole represse per tutto questo tempo, piango come un bambino e non riesco a fermarmi, nascondo il volto tra le mie mani vergognandomi di me stesso ma Ermal toglie via le mani dal mio volto e posa le sue sulle mie guance, costringendomi a guardarlo negli occhi
“Fabrizio calmati adesso. Quel che è successo è acqua passata. Si è vero, all’inizio sono stato arrabbiato con te, ti ho definito un codardo ma col passare del tempo la rabbia ha lasciato spazio alla tristezza, alla malinconia ed avevo bisogno di andarmene via di qui, di venirti a cercare, soltanto che non sapevo dov’eri. Mi sei mancato anche tu, ed è stato straziante ritrovarmi in questa stanza senza sentire il tuo respiro ansante su di me. Quel che mi importa adesso è che tu sei qui,con me a parlarmi ed io come ti ho scritto nella lettera continuerò ad amarti e ti ho perdonato da moltissimo tempo. Io non ho mai pensato che tu fossi un essere ripugnante o non fossi abbastanza per me. Siamo esseri umani con delle fragilità, e non c’è niente di male nell’essere fragili. Hai un’anima cristallina e come me hai sofferto le pene dell’inferno ma hai avuto la forza di continuare ad andare avanti, hai avuto il coraggio di inseguire i tuoi sogni. La musica ti ha salvato e tu hai salvato me. La musica è qualcosa che ci accomuna, e ha salvato entrambi ma noi amore mio siamo due anime che si sono cercate, bramate e poi congiunte per restare assieme in ogni momento. Non voglio sentirti dire che non sei abbastanza per me, o altre stupidaggini. Sei una persona splendida ed io sono innamorato di te interamente, compresi i tuoi problemi esistenziali. Lascia che io mi prendi cura di te, di questa anima in subbuglio e tutto andrà bene. Non sei solo, io ci sono e ci sarò sempre. Affronteremo qualsiasi ostacolo, e ne usciremo vincitori, assieme. Io ti amo e questo mio amore non avrà mai fine, Bizio.”
Ed io mi sento denudato, non mi importa di nulla se non di restare accoccolato al suo petto come se fossi un bambino bisognoso d’affetto. Tiro su col naso e timidamente poso le labbra sulle sue e ci ritroviamo avvinghiati a bramarci, a sussurrare piano questo nostro amore e a curarci le ferite che si sono riaperte in tutto questo tempo. L’amore è una dipendenza, ti uccide ma ti fa rinascere dalle ceneri, ti cura l’anima e il cuore e Ermal è l’antidoto di cui avevo bisogno per placare i miei demoni, è una parte di me che mi ricorda che sono vivo, che siamo vivi, e ci amiamo sotto questo tetto e ci ameremo ovunque, per sempre.
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DISAGIO #METAMORO PT.2
RandomEccomi qui! Non è una nuova storia, semplicemente è sempre quella del disagio MEtamoro ma wattpad mi ha comunicato di aver raggiunto il limite dei capitoli, perciò mi tocca creare una storia a parte.. che du palle ahhah! Perciò continuate a disagia...