SOPRAVVISSUTI

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La pioggia scendeva fitta sulla città, ed Ermal affacciatosi alla finestra pensò bene di uscire a fare una passeggiata, stringendosi nel suo cappotto. Non portò con sé un ombrello, perché voleva che la pioggia scivolasse sulla sua pelle, mescolandosi con le lacrime che rigavano le guance. Erano trascorsi alcuni giorni da quando aveva deciso di cambiare vita, di allontanarsi da tutto quel dolore provocato da quello che doveva essere suo padre. Finalmente era libero di volare, e nessuno poteva tarpargli le ali. Roma era bella come non mai, anche se era molto più silenziosa del solito, faceva freddo e un brivido percorse la schiena del giovane che rabbrividì. Non sapeva dove andare, voleva soltanto passeggiare tra le strade di quella città e godersi la bellezza che Lei offriva ai passanti. Mentre era assorto nei suoi pensieri intravide in un angolo un uomo seduto per terra che suonava la chitarra. Si fermò a guardarlo, aveva il volto ricoperto di lentiggini e gli occhi arrossati e gonfi,marchiati da profonde occhiaie. Rimase a contemplare la sua figura per un lasso di tempo finché l’uomo riprese a cantare  e la sua voce riecheggiò nell’aria, sprizzando dei raggi di luce nel cuore del riccio, che si mordicchiò il labbro per non piangere. Prese dalla tasca dei pantaloni qualche soldo e glielo mise in una piccola scatola che teneva accanto a sé. Il romano gli donò un sorriso e poi riprese a suonare.
Ermal riprese a passeggiare, senza riuscire a smettere di pensare a quell’uomo. Non riusciva a capire quel che provava in quel momento,ma il cuore,era certo, aveva incominciato a battere all’impazzata. Tornò in casa, e accese il camino e si sedette sul divano prendendo un libro riposto su un tavolino di vetro e cominciò a leggere ma la sua mente lo portava su una strada diversa, aveva ben fissa la faccia di quel romano e senza rendersene conto lo stava immaginando privo di vestiti. Arrossì violentemente in viso e sentì qualcosa pulsare dentro di sé, non era il suo cuore ma bensì la sua erezione e così inaspettatamente si ritrovò a masturbarsi su quel divano, pensando a quello sconosciuto. In quel momento si vergognava di sé stesso, mai avrebbe immaginato che un uomo potesse provocargli un’erezione, che potesse piacergli il sesso maschile. Sospirò e si alzò, andando in bagno e guardò il suo riflesso allo specchio. A stento si riconosceva, aveva gli occhi lucidi e le guance in fiamme. Si sciacquò più volte il viso come se volesse scacciare via dalla mente quel ragazzo ma era impossibile. Voleva tornare da lui, e ci sarebbe ritornato per guardarlo ancora una volta e magari invitarlo a prendere una tazza di caffè’ e qualcosa da mettere sotto i denti.

Fabrizio era seduto al solito posto, cercando di racimolare qualcosa per andare avanti, e per ripagare i pusher che gli avevano venduto per l’ennesima volta la droga. Era strafatto come sempre quella mattina, eppure adesso era lì seduto per terra mentre la pioggia scendeva incessantemente a strimpellare la chitarra, l’unica cosa che lo rendesse vivo, che gli faceva dimenticare tutto il resto. La musica era la sua casa, l’unica compagna che non lo aveva mai tradito, deluso e se n’era innamorato quando era solamente un pischello alla ricerca del suo sogno. E lo aveva subito capito quando una mattina mentre passeggiava tra le strade della città e si fermò dinanzi ad una vetrina che vendeva chitarre e altri strumenti musicali. Fu amore a prima vista e da allora non se ne separò mai più. Aveva iniziato a riempire i fogli bianchi di inchiostro, e poco a poco la musica era divenuta la sua fedele compagna.
Era immerso nel suo mondo quando alzò lo sguardo e vide un giovane alto e magro, con dei ricci che gli coprivano un po’ gli occhi. Rimase folgorato da quella visione e gli sorrise quando il ragazzo gli aveva lasciato dei soldi. Un brivido si diffuse lungo la sua pelle, nell’incontrare lo sguardo del ricciolino. Avrebbe voluto rivederlo ancora una volta, voleva assaporare quelle labbra rosee e toccarlo. In tutto quel tempo non aveva fatto altro che rimuginare su questi pensieri così sporchi ma sinceri, lui era innamorato di uno sconosciuto. Il cosiddetto Amore a prima vista, prima di incontrarlo non ci aveva mai creduto, e invece gli era bastato uno sguardo per fargli cambiare idea. Quando ebbe finito di suonare si alzò e andò in una stradina dove ad aspettarlo c’era il suo pusher di fiducia che aveva con sé la droga. Il romano gli tese i soldi ed ebbe la sua roba, e quello sconosciuto fuggì via senza rivolgergli la parola. Si sedette a terra e prese la siringa iniettando la dose e iniziò a sentirsi male, ma allo stesso tempo si sentiva come svuotato da tutte quelle emozioni che contrastavano il suo stato d’animo. Erano trascorsi dieci mesi o forse più da quando aveva iniziato a drogarsi, la musica e la droga erano il loro cibo quotidiano, non sapeva viverne senza. La sua vita era tormentata dai demoni del passato che non facevano altro che divorargli l’anima. Aveva rovinato tutto, era stato felice per un po’ di tempo con una ragazza quando anche quel briciolo di felicità era svanito. Così perse il lume della ragione e incominciò a farsi delle dosi, molto spesso aveva rischiato la vita, ma adesso ci aveva fatto l’abitudine che non aveva neanche paura di morire ma quel giorno sperava di rivedere quel volto angelico prima di chiudere gli occhi.

Ermal uscì di casa e tornò nel punto dove aveva incontrato quell’uomo ma non lo vide, e ne rimase profondamente deluso. Continuò a cercarlo finché non intravide in una stradina una persona priva di sensi accasciata a terra, con una siringa conficcata nelle vene. Gli si avvicinò e appena riconobbe quel volto ebbe un sussulto. Lo aiutò a rialzarsi e cercò di farlo rinvenire dandogli alcuni buffetti sulle guance ma non ebbe alcun risultato, così con un po’ di fatica lo trascinò con sé e lo portò a casa sua che non distava molto. Appena entrato aiutò il romano a sdraiarsi sul divano e cercò di togliergli via la siringa e la gettò via. Si preparò al peggiore degli scenari, ma quel ragazzo aveva bisogno di disintossicarsi, aveva bisogno d’aiuto e lui era pronto a qualsiasi evenienza pur di aiutarlo.
Era arrivata la sera quando finalmente il romano riaprì gli occhi, era intontito e si guardò attorno quando vide un viso angelico che gli sorrideva. Aprì la bocca ed emise alcune parole,  con la voce roca che lasciarono il riccio senza parole
“Tu.. sei un angelo!”
Lui un angelo? Ermal non si considerava tale, lo aiutò a sedersi e poi si sedette accanto a lui, per guardarlo meglio e per conoscere qualcosa in più.
“Io mi chiamo Ermal, e tu invece?”
Il romano era rimasto imbambolato nel guardare quel volto etereo e poi ripresosi dallo stato di trance riprese a parlare
“Io so’ Fabrizio. Perché m’hai portato qui? Me devi lascià perdè, io so un rifiuto umano.”
Ermal si irrigidì nel sentirlo parlare in quel modo, si alzò furente e stringendogli il braccio lo costrinse ad alzarsi e lo portò davanti ad uno specchio, che si trovava nella sua camera da letto.
“Guardati! Tu saresti un rifiuto umano? Tu sei soltanto una persona che ha bisogno di essere salvato! Lo leggo dentro i tuoi occhi quanto dolore nascondi, ti droghi, ti metti a suonare sotto la pioggia come se fossi un barbone e invece, tu non sei nient’altro che una persona che cerca di sopravvivere in questa realtà crudele, che ti inveisce contro. Anche io ho sofferto, ma non mi sono mai arreso. Io sono un sopravvissuto e tu invece? Vuoi continuare a credere di essere un rifiuto umano o vuoi essere un sopravvissuto? Se vuoi, puoi essere una persona migliore di quel che sei adesso, devi solo crederci e tutto inizierà a girare nel verso giusto.”
Fabrizio era rimasto meravigliato da quelle parole, si guardò attentamente allo specchio e guardò la sua anima a metà, voleva essere salvato e qualcuno lo aveva ascoltato, ed ora non poteva tornare indietro. Poteva decidere se continuare a  farsi del male, o cercare di migliorarsi, quel ricciolino era il suo punto di inizio, la sua rivoluzione. Una lacrima gli solcò il viso e la guardò nel suo riflesso mentre scivolava lenta su quella pelle ruvida e dopo ne scese un’altra e un’altra ancora proprio come la pioggia che scendeva incessantemente sulla città.
Ermal lo strinse a sé in  abbraccio e sentì qualcosa dentro di sé,che cercava di tenere a bada.  Era confuso, non sapeva quale conseguenze gli avrebbe portato questa rivelazione, la sua bisessualità era uno dei pochi pensieri che lo stavano assalendo in quel momento, ma quello che più pulsava nella sua mente era il desiderio di baciare quelle labbra carnose e fare suo quel corpo tatuato e così bello. Fabrizio alzò lo sguardo e lo guardò con occhi smarriti, come quelli di un bambino che si è perso in un bosco e vuole tornare a casa.
“Salvami da questo inferno, Ermal.”
Il riccio si mordicchiò il labbro e cautamente posò le labbra su quelle del romano che circondò i suoi fianchi e prese a baciarlo ardentemente. I due si ritrovarono nudi sul letto a toccarsi, ad amarsi e il romano si sentiva al sicuro tra quelle braccia. Ermal lo baciò ancora una volta e gli accarezzò una guancia.
“Fabrizio non temere, io ti salverò sempre.”
E quel giorno di pioggia fu un nuovo inizio per entrambi, Fabrizio aveva trovato la sua Casa, tra le braccia di quel ricciolino e Ermal invece aveva scoperto di amare un uomo, di essere completamente una persona diversa da quel che era prima di conoscere Fabrizio. I due si amavano, e avevano trovato l’antidoto l’uno nell’altro e capirono che il loro Amore era più forte di ogni altra cosa, adesso il sole brillava su di essi, e quel calore sarebbe stato sempre presente nelle loro vite.
Fabrizio si disintossicò e si sentiva una persona migliore, viva e tutto grazie ad Ermal che lo aveva accolto nella sua vita e gli aveva donato tutto l’amore di cui aveva bisogno per sopravvivere.
Erano speciali,erano due SOPRAVVISSUTI.

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