*Ashley's pov*
Verso l'alba venni svegliata da Rebeka che, con un dito sulle labbra, mi indicava il condotto da cui eravamo arrivate la sera prima.
Sentii Newt rigirarsi più volte nel letto di sopra, probabilmente lei non aveva neanche voluto disturbarlo.
Feci lo stesso e scostai delicatamente il braccio di Thomas che mi cinceva il fianco, lasciandogli poi un tenero e leggero bacio sulla fronte per non farlo svegliare.
Nel giro di cinque minuti eravamo tornate nel nostro vero dormitorio, e dopo aver lasciato Rebeka mi accoccolai da sola nelle coperte.
Dopo quelle che mi sembrarono solo un paio d'ore sentimmo bussare ripetutamente alla porta, anche se dopo nessuno si prese la briga di entrare.
Dopo essere uscite ci ritrovammo nella mensa per fare colazione, e ovviamente eravamo separate dai ragazzi.
Mi voltai solo per vedere lo sguardo vigile di Thomas su di me, che con i suoi adorabili occhi marroni mi scrutava da lontano.
Gli sorrisi debolmente prima di vederlo fare lo stesso e concentrarsi successivamente sul suo piatto.
Più tardi Janson ci portò a vedere il resto dell'edificio: le diverse palestre in ogni ala della struttura, i laboratori e infine una piccola scuola, probabilmente per i ragazzi più piccoli.
In tutto quel tempo però avevo in testa solo una domanda che non mi dava pace: "chi sono io davvero?"
Così di punto in bianco, mentre io e la mia amica stavamo andando verso la palestra, tirai fuori l'argomento.
"Non sei curiosa?" chiesi rimanendo vaga.
"Di cosa?" domandò Rebeka confusa.
"Beh ti ho detto che noi e Thomas lavoravamo qui, ma non sappiamo effettivamente nulla del nostro passato"
"Continua" si limitò a dire annuendo concentrata.
"E quindi avrei un'idea..." mormorai torturandomi le dita.
"È pericolosa?"
"Si"
"Potremmo essere scoperte e subirne le conseguenze?"
"È probabile"
"Ci sto, qual è il piano?"
E questa, signore e signori, si chiama intesa reciproca.
Le sorrisi e iniziai a spiegarle tutto per filo e per segno: saremmo andate negli archivi, dove con tutta probabilità avremmo trovato le cartelle di ogni ragazzo presente nell'edificio, e con quelle poi avremmo ricavato le nostre storie. Per fare ciò però avevamo bisogno anche di un altro piccolo aiuto, magari proprio da un diretto interessato.
"Thomas!" lo chiamai a bassa voce mentre ci passava davanti in corridoio, probabilmente diretto al dormitorio.
"Non vi avevo visto ragazze, che c'è?" domandò lui ormai curioso.
Spiegammo animatamente il piano anche a lui, che ebbe più o meno la stessa reazione estasiata che aveva avuto la mia amica.
Neanche a farlo a posta in mezz'ora avevamo evitato almeno cinque piccoli gruppi di guardie, la maggior parte delle volte semplicemente parlandogli e sbattendo un po' le ciglia.
Ci ritrovammo in una specie di enorme studio, con tanto di scrivanie e computer hi-tech, con la sola eccezione di un piccolo e insulso sgabuzzino.
"Iniziamo da qui" disse Rebeka indicando la libreria più vicina alla porta.
Anche dopo venti minuti buoni di ricerca non avevamo nessuna risposta, e più tempo passava più mi rendevo conto che non era stata un'idea così brillante.
"Avete sentito?" chiese Thomas girandosi di scatto verso la porta.
Effettivamente dei passi si facevano sempre più vicini, e chissà cosa avrebbe fatto Janson se vi avesse colto in fragrante.
Rebeka scattò verso di quella e si nascose dietro, così da non essere vista in nessun caso.
I passi si facevano sempre più vicini e io e Thomas eravamo soli nella stanza, senza posti dove nasconderci.
Ad un certo punto lo sentii prendermi per un braccio e trascinarmi all'interno dello stretto stanzino, chiudendo la porta subito prima di sentire la riconoscibilissima voce di Janson entrare nello studio.
Gli misi una mano sulla bocca per evitare di far sentire anche il minimo respiro più pesante, e così fece lui per me.
Notai solo dopo che i nostri corpi erano straordinariamente vicini, quasi si toccavano insomma.
All'improvviso sentii Thomas schiacciarmi completamente contro il muro e dovetti trattenere un urlo e una risata a fatica.
Notai dopo la presenza di un enorme ragno nero sul muro dal suo lato, ringrazio qualsiasi divinità di non averlo trovato io stessa e istintivamente appoggio la testa sulla sua spalla prima di sentirlo sospirare rilassato sulla mia mano.
Il suo braccio libero mi cinse i fianchi mentre respiravo il suo profumo e lasciavo che esso mi inondasse le narici.
E giuro, che se non fossimo stati in uno sporco sgabuzzino con scienziati all'esterno, con un ragno gigante affianco, l'avrei subito baciato.
Qualcuno dall'alto ascoltò le mie preghiere e sentimmo la porta d'uscita chiudersi di colpo mentre le voci di Janson diventavano sempre più lontane e flebili.
Uscimmo allo stesso tempo dallo sgabuzzino e mi girai per lasciare un bacio sulle labbra del ragazzo, sotto lo sguardo scioccato di Rebeka.
"Non voglio sapere nulla, da nessuno di voi" esclamò facendoci scoppiare a ridere entrambi.
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Maze Runner || PHASE TWO
Fanfiction{sequel di: Two Girls In The Glade} Sembrava finita. Janson li aveva salvati. Come se il Labirinto ormai fosse solo un ricordo lontano. 'Siamo al sicuro ora' si ripetevano di continuo le ragazze. Ma era davvero così? I presentimenti di Rebeka avra...