13.

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*Rebeka's pov*

La mattina dopo mi svegliai dopo il solito continuo bussare alla porta, e notai che anche Ashley era già in piedi e stava scendendo dal letto.
Visto che non c'era già più nessuno nel dormitorio andammo ad aprire, e come la maniglia argentea della porta si girò di qualche centimetro ci si parò davanti una specie di tecnico, non esattamente calmo.
"Siate consapevoli del fatto che noi monitoriamo i condotti di areazione" sbraitò indicandoci entrambe.
"E con questo?" chiese Ashley alzando un sopracciglio.
L'uomo si scostò di qualche passo rivelando le figure di Thomas, Minho, Frypan e ovviamente anche Newt.
"Vedetela come una specie di punizione, salterete un pasto e vi occuperete delle cucine" aggiunse deciso prima di trascinarci fuori dalla stanza.
"Tua madre ti ha insegnato che non si parla così alle donne?" ironizzò Minho sbuffando sonoramente prima di affiancarmi.
L'uomo non rispose e si limitò a guidarci fino alle cucine, dove ci aspettava una specie di inferno di polvere e piatti sporchi.
"Al lavoro ragazzi, come nella Radura" esclamò Frypan strofinandosi le mani tra di loro.
E fu così che quella che doveva essere una frase ironica e detta solo per scherzare mi colpì molto più a fondo, non pensavo di dirlo ma a me mancava la Radura. Mi mancavano le serate passate sotto le stelle, le passeggiate con Newt, le notti insonni passate a chiacchierare con Ashley, e per finire le corse allenamento con Minho e Thomas.
Provai a scacciare i pensieri negativi e afferrai una spugna prima di iniziare a lavare il maggior numero di piatti possibili, seguita da tutti gli altri.
Nel giro di un quarto d'ora mancavano da lavare i tavoli e le mensole, in più avevamo da fare la polvere in praticamente ogni centimetro quadro della stanza.
Ad un certo punto sentii qualcosa colpirmi la nuca, quando però istintivamente toccai la zona colpita mi ritrovai una mano completamente sporca di farina.
"Palesati infame" risi girandomi verso i ragazzi.
Vidi Thomas e Ashley con le mani sporche e capii, gli lanciai uno sguardo assassino prima di prendere lo stesso sacchetto da cui avevano preso la sostanza e tirarne fuori un paio di belle manciate.
Ne lanciai una diretta alla spalla di Ashley, mentre l'altra, originariamente destinata ai capelli del ragazzo, lo colpì in pieno volto.
"Questo non dovevi farlo" rise sottovoce prima di prendere altre manciate di farina e iniziare a colpire prima me, poi tutti gli altri.
Frypan riuscì a trovare riparo dietro al coperchio di una larga pentola, mentre Newt si era rannicchiato sotto al tavolo, il naso e le braccia completamente sporche di bianco.
Il tutto procedeva per il meglio, quando sentii in lontananza un rumore di passi, mi impanicai.
"Tutti sotto al getto del lavandino, male che vada penserà che siamo sudati" esclamai correndo verso il lavello e buttando la testa sotto, seguita a ruota dagli altri.
Riuscimmo a semi asciugarci i capelli con degli stracci quando lo stesso tecnico di prima venne a controllarci, non proferì parola e dopo averci visto uscì dalla stanza silenziosamente come ci era entrato.
"Simpatico questo" disse Minho alzando le sopracciglia.
Il resto della giornata passò abbastanza tranquillamente, non ebbi più a che fare con Newt e durante il pomeriggio andai in palestra con Ashley.
A cena l'unica cosa che feci fu incontrare per caso lo sguardo del biondo, ma quando lui provava a mimare qualcosa con le labbra, come 'dopo possiamo parlare?' o 'mi dispiace' distoglievo lo sguardo, anche se sotto sotto era l'unica cosa che mi faceva male fare.
Andai a dormire stanchissima, volevo solo sprofondare nel cuscino e non uscirne più.
Quando ormai credevo di dormire da ore mi ritrovai seduta a gambe incrociate sul letto, al buio.
"Rebeka" mi sentii chiamare da lontano.
"Chi c'è?" chiesi guardandomi intorno e aggrottando le sopracciglia, nella speranza di scorgere qualcuno.
Mi resi conto dopo che ero in una specie di limbo, tutto intorno a me era bianco, nessuna luce in vista, eppure facevo addirittura fatica a tenere gli occhi aperti.
All'improvviso milioni di immagini mi apparvero nella mente: vidi Teresa, poi una donna, poi vidi Thomas e subito dopo Ashley, di seguito lo sguardo deluso di Ava Paige, e infine il nulla.
A ogni immagine corrispose un rumore preciso, quando l'immagine della donna si palesò davanti a me sentii un suono straordinariamente simile a quello di un vetro rotto, poi uno sparo, solo uno.
Mi svegliai di colpo con il viso sudato e le coperte abbandonate in fondo al letto. Saranno state più o meno le tre del mattino, e tutti dormivano profondamente.
Ero confusa, spaventata, sentivo milioni di cose allo stesso tempo e avevo gli occhi gonfi, il viso rigato dalle lacrime.
Ero sicura però di una cosa, avevo bisogno di quella persona che mi era stata accanto nei miei momenti più bui fin dall'inizio. Avevo bisogno di Newt.
Quando mi ritrovai nei condotti di areazione diretta verso il dormitorio dei ragazzi non pensavo ai tecnici che tenevano monitorati i nostri movimenti, ne tantomeno alla nostra rottura, volevo solo vedere il suo viso sorridente ed ero sicura che mi sarebbe passato tutto.
Sussultai quando sentii la presenza di qualcuno davanti a me, non capivo chi fosse dato che al momento ero attenta solo ai miei movimenti, ma quando alzai lo sguardo i miei occhi incontrarono i suoi color nocciola.
Stavo per dire qualcosa, quando lui fece cenno dietro di me e capii che voleva che tornassi al dormitorio, così che potesse seguirmi.
Una volta tornata indietro lo invitai a sedersi sul letto accanto a me, e così fece.
"Dove stavi andando?" chiesi rompendo il silenzio.
"In realtà ti stavo venendo a cercare, tu invece?" rispose sottovoce.
"Stessa cosa" sospirai guardando in basso.
"Avevi qualcosa da dirmi?" domandò ancora più preoccupato.
Gli raccontai i dettagli del mio sogno, dalla voce che mi chiamava in lontananza alle immagini che si ripetevano nella mia testa.
"E se questo fosse quello che WCKD vuole che ti ricordi?" osservò aggrottando le sopracciglia.
"È possibile, si, ora sono solo più confusa di prima" risposi portandomi una mano sulle tempie.
"Ehi ma aspetta, tu perché sei venuto da me?" domandai voltandomi completamente verso di lui.
Nessuna risposta.
"Newt?" lo chiamai scuotendogli una spalla.
"Non ho fatto un sogno sul mio passato, bensì l'immagine della mia gamba insanguinata riprese posto nella mia mente. Mi sembrò di rivivere il dolore, non so se mi spiego" rispose sospirando sonoramente.
Mi limitai ad annuire, e vedendo che non stavo ribattendo più il biondo riprese parola.
"Non so cosa mi sia preso l'altro giorno, devo essere completamente impazzito. Stavi male e non ho fatto altro che peggiorare le cose" iniziò mentre i suoi occhi si facevano lucidi.
"Ti ho trattato malissimo e sono una vera testa di caspio per questo. Capirò se per un po' non vorrai più avere a che fare con me" aggiunse facendo per alzarsi.
Gli afferrai un braccio e gli feci cenno sorridendo di sedersi di nuovo.
"Non capisco perché tu l'abbia fatto, però oggi ho realizzato di aver detto una caspiata, abbiamo bisogno l'uno dell'altra brutta testa di sploff" sorrisi mentre i miei occhi diventavano lucidi.
Lui ricambiò il sorriso e si lasciò cadere disteso sul letto, tirandomi accanto a lui con un braccio. Mi scappò una risata e lui mi guardò con gli occhi sgranati cercando di trattenere a fatica un'altra risata, in effetti avremmo potuto benissimo svegliare qualcuno in quelle condizioni.
Non appena ci passarono le risate mi ritrovai a pochissimi centimetri dal suo naso.
I nostri respiri si coordinarono mentre chiusi gli occhi e lasciai che lui facesse collidere le nostre labbra un'altra volta.
Ci staccammo solo per riprendere fiato e gli posai una mano sulla guancia.
"Va bene tutto, ma se mi dovessi mai rispondere così di nuovo non riuscirò a contenere la furia assassina di Ash" scherzai io lasciandogli un bacio sul naso, vedendolo ridere.
"È stata una pessima esperienza" rispose sorridendo prima di chiudere gli occhi.
Mi addormentai di nuovo tra le sue braccia, e cavolo se mi era mancata quella sensazione.

Maze Runner || PHASE TWODove le storie prendono vita. Scoprilo ora