12.

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"È meglio essere codardi per un minuto che morti per il resto della vita, Jade."

Non riesce a smettere di intonare quella frase nella mente, di ripeterla con la voce graffiante del padre ricordando quell'evento di per sé banale accaduto poco prima della sua partenza, tanti anni prima.
Era tornata a casa con un occhio nero perché aveva fatto male i conti e del suo avversario ci aveva capito poco, o meglio, si era sopravvalutata a dirla tutta: credeva di saper schivare, ma non era così veloce. Neanche a dirlo, sua madre spaventata e arrabbiata per l'accaduto aveva tirato Teach per un orecchio attorno al tavolo della loro cucina e lo aveva sgridato a squarciagola. Lui si era poi avvicinato alla figlia in lacrime e le aveva dato quel consiglio: probabilmente intelligente, ma inaccettabile per una bambina orgogliosa come lei.

Quelle parole ora si ripropongono mentre imperterrita continua a farsi del male contro a quell'avversario intangibile. In fin dei conti, suo padre e Marco avevano ragione.
Ma lei, con la D. nel nome, per quanto poco ne sapesse del significato di quella lettera, non se lo vuole proprio sentire affiancare il termine "codarda". No! Non può accettare una simile umiliazione, ancora!
Suo padre non c'era quando le malelingue del villaggio schernivano lei, la madre e soprattutto quel loro benefattore per essersi imparentato con un tale mostro. Suo padre non l'ha vista urlare contro chiunque lo denigrasse senza poter mostrare loro le prove di quanto si sbagliassero sul suo conto. Suo padre non l'ha vista neppure restare in piedi sotto alla pioggia quando quel maledetto giorno...

"Basta!"
La voce tuonante dell'Imperatore interrompe lo sciame autodistruttivo di pugni della ragazza e la riporta al presente. Finalmente percepisce il dolore e il sangue colarle dalle mani martoriate e si accascia sulle ginocchia senza emettere alcun suono.
Marco si lancia al suo fianco e la solleva, portandola via da quel palco imbrattato di rosso, mentre Ace si ricompone a braccia conserte, volgendo gli occhi all'orizzonte.

"Mi hai chiesto tu di farlo. Mio fratello è uno dei pirati emergenti più promettenti e sono stato io ad averlo addestrato in questo modo."
"Il buon maestro sa cambiare assieme al proprio alunno, Ace. E insieme a lui, impara."

Sibillino e autoritario, Barbabianca scuote la testa con disapprovazione prima di rientrare nel proprio alloggio.
Il ragazzo resta immobile, con gli occhi più vuoti del solito. Non ha parole per rispondere a quelle affermazioni e non può impedire a sé stesso di ripensare a quei giorni in cui, come Jade pochi istanti prima, si ritrovava nel mezzo di risse che mai avrebbe voluto combattere, soltanto a causa di una parola storta.
Ha la sensazione di aver commesso uno sbaglio, ma schiva nettamente l'idea di abbassare la testa e scusarsi. Stringe le spalle e segue i passi dell'Imperatore, avventurandosi sottocoperta.

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"Perdona la franchezza, posso sapere perché hai deciso di fare questa scemenza?"
"Siete voi ad avermi detto di venire fuori, nessuno mi aveva avvisato che la presentazione sarebbe stata una palla di fuoco in faccia!" risponde stizzita tenendo le mani orizzontalmente, mentre l'accigliato occhialuto si appresta a fasciarle.
Marco stringe le bende attorno alle sue dita, procurandole un sussulto. Le sembra quasi di averle ancora immerse in quell'infernale distesa di fiamme, di sentirle scivolare addosso e scorticarla viva.
"Sai bene che è fatto di fuoco, perché hai continuato a colpirlo?"
"E cosa avrei dovuto fare? Scappare?"
"Pensare a qualcos'altro, magari. Se perdi la testa e ti lasci prendere dalle emozioni non ragioni e diventi un pericolo per te stessa." la ammonisce il dottore sedendosi sul bordo del lettino, accanto a lei.

"So a cosa stai pensando..." le dice socchiudendo gli occhi "Se anche tu avessi mangiato un frutto, le cose sarebbero andate diversamente... Ma non è così, Jade, non sono quei poteri a fare di una persona un ottimo combattente!" 
La ragazza evita di rispondere, ma alza lo sguardo verso le lenti squadrate.
"Papà ha visto qualcosa che gli ha fatto cambiare idea e anche io voglio darti fiducia! Adesso riposati, domani vedremo come va..."

"No, Marco..." risponde cautamente, inspirando prima di continuare "Vediamo oggi come va. Hai detto che devo pensare, giusto? I pugni non sarebbero comunque d'aiuto nemmeno se fossero sani."
"Inizio a credere che tu sia tutta matta, ragazza... Ma il fisico è pur sempre tuo..."
Si alza scuotendo la testa e con un cenno della mano esce dalla stanza.

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