29.

149 11 0
                                    

Un anno esatto è trascorso dalla morte di Marshall D. Jade.
Morte, sì, perché il giorno in cui si è svegliata dopo aver ingerito il secondo frutto è stato il primo giorno di vita dopo la rottura della crisalide di un vissuto dubbio e tenebroso. La nascita di una vita consapevole, che perdona ma non dimentica i traumi del passato. Una vita non più sola, ma al fianco di un'altra anima parimenti tormentata e risorta: quella di Ace.

Nel periodo trascorso insieme erano diventati una cosa sola: luce e ombra, fuoco e tenebra, indissolubili. Le loro storie, così simili nella tragica crudeltà del loro passato, e i loro caratteri, così speculari nell'affrontare sempre e comunque a testa alta qualsiasi situazione, li avevano resi inseparabili. E innamorati, finalmente.

Entrambi avevano capito che quella vita senza valore e senza scopo che credevano di aver condotto era stata in realtà l'unico percorso possibile per trovare finalmente una risposta alla domanda "io perché esisto?": era bastato specchiarsi negli occhi dell'altro per ottenere la tanto agognata motivazione.
Lei era la sua luce nei momenti in cui l'oscurità della solitudine tornava a tormentarlo e lui era l'ombra capace di proteggerla quando le serviva un riparo dalla pioggia infuocata della propria ira autodistruttiva. La sua risata avrebbe riempito qualsiasi spazio vuoto per lui, la sua paziente presenza non l'avrebbe lasciata sola in nessun momento. Complementari.

Un'unica cosa non avevano calcolato. Una piccola macchia, lasciata forse per errore al centro del cerchio perfetto dell'esistenza costruita insieme. Ciò che li aveva fatti incontrare e unire, sarebbe stato anche ciò che li avrebbe divisi, irrimediabilmente, per sempre.

Accade tutto per caso, un giorno, mentre si trovano a passeggiare nel centro di San Faldo.

Non erano il tipo di coppia che stava sempre appiccicato, anzi in pubblico si baciavano di rado. Ciononostante, chiunque li avesse visti camminare insieme non avrebbe potuto fare a meno di notare quanto grande fosse l'intesa tra loro. Facevano a gara su chi dovesse stare un passo avanti all'altro, ma alla fine uno dei due allargava un po' il braccio fino a sfiorare la mano vicina e tornavano a camminare affiancati.
Litigavano spesso, o meglio, bisticciavano sul cibo e saltuariamente sui nomignoli che si affibbiavano a vicenda, ma le loro diatribe erano come i bastoncini luminosi delle feste: un po' di scintille passeggere, poi la luce si estingueva e il fumo lasciava velocemente spazio alla gioia del momento.

È in un momento di apparente tranquillità che il presagio dell'imminente serie di eventi catastrofici si abbatte su di loro.

Jade sta ancora ridendo per il modo in cui Ace è inciampato in un sampietrino e ha rischiato di cadere di faccia, quando improvvisamente i discorsi concitati di due commercianti attirano la loro attenzione. Sono preoccupati, agitati, ma soprattutto spaventati perché in un'isola vicina è appena sbarcata la ciurma sregolata di un certo pirata in ascesa.

Non appena sentono il suo nome, il sangue si gela nelle vene di entrambi.

Da quanto tempo non sentivano parlare di Barbanera? Da quanto tempo non era stato così vicino? Da quanto tempo avevano fatto finta di essersene dimenticati?
Ace non si trattiene e di scatto raggiunge l'uomo che sta parlando impaurito, prendendolo per il bavero della camicia.

"La prego, signore, non..."
"Che cosa hai detto?"
"Mi creda, stavamo parlando di persone degenerate, nessuna delle offese era riferita a voi, la prego..."
"Ace."

Jade li raggiunge e appoggia una mano sul tatuaggio del ragazzo, il quale, immediatamente, si sente costretto a lasciare la presa, scostandosi di un passo dal commerciante doppiamente spaventato.

"Per favore, signorina, state lontani da Banaro! Quegli uomini sono senza scrupoli!"

La ragazza ringrazia con un sorriso cortese l'uomo per il consiglio, ma non lascia la presa su Ace, almeno fino a quando il commerciante non rientra assieme al collega nella propria bottega.

"Banaro..." ripete Ace con una strana luce negli occhi.
"Ti prego, Ace, non immischiamoci, avevamo detto che..."
"Banaro, Jade... è a meno di due ore da qui..."
"Ascoltami..."
"Significa che è vicino come non lo è mai stato..."
"Ace..."

Il ragazzo si gira di scatto a guardarla e appoggia la mano sulla sua, facendo una leggera pressione per togliersela dal braccio. Gli occhi scuri così impauriti non li vedeva dalla volta che si era svegliata dopo quel disastro, circa un anno prima.

"Come faccio a non intervenire? Lo capisci?"
"Ne abbiamo già parlato..."
"Ma lui non era qui. Non era così maledettamente vicino."
"Ace, ti prego..."

La mano di Jade viene staccata dal contatto e il ragazzo si fa più serio in volto. Avvista un vicolo e la trascina con sé, lontano dagli occhi dei passanti.

"Non costringermi ad obbligarti con la forza a restare con me..."
"Non hai bisogno di nessun potere, perché niente potrebbe costringermi ad allontanarmi da te, è chiaro? Ma se ora lo lasciassi andare, ritornerebbe, Jade, non lo capisci?"
"Io... Io non posso lasciartelo uccidere."

La ragazza deglutisce, sentendosi gli occhi pizzicare.

"Lo devo a mia madre."
"Dio, Jade..." i pugni di Ace iniziano ad avvolgersi di fiamme, nonostante cerchi di mantenere la calma "Anche di questo abbiamo già parlato, lui..."
"Non sono nemmeno sicura che tu abbia qualche possibilità di uscirne vincitore!" sbotta finalmente, avvolgendosi involontariamente in una nebbia oscura.

Il labbro le trema e dalle ciglia iniziano a piovere lacrime silenziose.
Ace comprende quanto dolorose siano quelle parole da pronunciare e ritira le fiamme, circondandola con le braccia. Jade si abbandona contro di lui: possibile che non capisca cosa sta rischiando? Possibile che non riesca a comprendere la sua paura di perderlo?

Il ragazzo sa che non può mentirle. È ovvio che non desideri altro che restare con lei per sempre, ma è parimenti ovvio che non possa lasciarsi sfuggire quell'occasione.
Lo deve a Satch, al Vecchio, ma soprattutto lo deve a lei. Barbanera è stato soltanto un pesante fardello, un condanna che l'ha esposta ai pericoli più impensabili. E se un giorno fosse venuto a reclamarla dopo tutto quello che le aveva fatto passare? E se l'avesse fatta soffrire ancora?
No, a maggior ragione Barbanera va fermato. Immediatamente.

"Senti, perché non ci dormiamo su un attimo... Ti va?" chiede affondando una mano nei suoi capelli.
"Ma..." balbetta lei, pulendosi la faccia con il dorso della mano "Ma non è l'ora per..."

Ace preme un bacio sulla sua fronte e le sorride.
Jade non è convinta, ma scrutandolo attentamente non nota il minimo dubbio, neppure nascosto. Ha davvero lasciato perdere così in fretta? Qualcosa non le torna, ma l'evidenza dice il contrario.

Lascia che Ace le prenda la mano e la conduca nella pensione in cui stanno alloggiando. Trova insolito il modo apprensivo in cui la adagia sul letto e si accoccola a cingerla con dolcezza, stringendola più del solito.
Non disdegna quelle attenzioni ed anzi si lascia travolgere da una passione inaspettata, trovandosi in un secondo momento di nuovo nel riparo sicuro delle sue braccia, il respiro ancora in affanno e le pulsazioni a mille in lento rallentamento. Le è sembrato bello come la prima volta, ma l'amara verità è un'altra.
Si volta e prende le sue guance lentigginose tra le mani, poi gli stampa un bacio intenso sulle labbra prima di rannicchiarsi contro di lui e chiudere gli occhi.

Ace aspetta che si addormenti e non smette di accarezzarla. Dentro di lui la remota possibilità che quello possa essere l'ultimo momento insieme è soltanto un'ombra dubbiosa.
È sicuro di voler terminare quella faccenda, tanto quanto è sicuro di voler tornare da lei e restarci per il resto della vita.

Dopo essersi alzato, silenziosamente scrive una pagina del suo diario, poi strappa un foglio e appunta poche altre righe. Piega con cura il messaggio, poi sorride guardandola respirare piano addosso al cuscino. Si imprime nella memoria quella scena così pacifica sperando di continuare ad apprezzarla con serenità ogni giorno di lì in avanti.

È giunto il momento: con il diario sottobraccio esce e socchiude la porta. È l'ora dei conti.

Dark DoomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora