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L'appuntamento delle stelle è qualcosa di irrinunciabile.
Ovunque fossero capitati, non avevano mai smesso di riservarsi cinque minuti per quel rito ormai così profondamente radicato nel loro rapporto.

Scelgono lo spiazzo sabbioso al centro della spiaggia, proprio di fronte alla pensione in cui si erano fermati prima di dirigersi a Punk Hazard. Alzano gli occhi e come al solito Jade inizia a puntare le sue costellazioni preferite.

"Durerai poco stasera, non dormi da due giorni."
Il tono di Law è sarcastico più del solito. Forse, si direbbe, leggermente scottato dal non aver ricevuto una risposta a quel biglietto che aveva scritto controvoglia.

È vero. Jade non aveva chiuso occhio perché era stata particolarmente agitata.
Dentro di sé era riuscita a stento a prendere una decisione definitiva e la richiesta giocosa del chirurgo l'aveva messa ancora più in crisi.
Deve dire qualcosa, ora. Sviare.

"Ma che ne sai tu, eh?" chiede spingendolo di lato "Al massimo potrei avere problemi con la temperatura... Non sono più abituata a..."

"Dai finiscila, so che è soltanto una scusa per avere la mia felpa ora che non hai Bepo a scaldarti..."

Lei gli rivolge una smorfia, ma in realtà è esattamente ciò che voleva. Law si sfila l'indumento e glielo porge con sufficienza, facendo roteare gli occhi mentre lei la indossa.
Incrocia le braccia ricoperte di tatuaggi simmetrici a stringere la t-shirt nera che gli è rimasta, poi punta lo sguardo in alto, imitando la ragazza che ha accanto.
L'ambiente in cui si trovano alimenta dei ricordi lontani e Jade rompe il silenzio con una richiesta inattesa.

"Hai mai pensato a dove vorresti vivere?"

Quella domanda la riporta forzatamente lontano, indietro nelle pieghe della propria memoria. Senza volerlo un sorriso amaro le stira le labbra.

"In che senso?"

"Stabilmente."

"Non saprei di preciso, ma in un luogo metropolitano, direi..."

"Come mai?"

"Comodità, tecnologia, magari un ospedale d'avanguardia, perché no..."

Il chirurgo si accorge dello sguardo amareggiato della propria interlocutrice, dunque sospira e mette le mani nelle tasche, pronto all'evidente spiegazione di quel broncio.

"Sentiamo."

"E il mare?" chiede con un tono sconfortato, quasi le avesse detto dove avrebbe mandato a vivere lei forzatamente.

"Ci sono delle città sul mare, hanno dei porti molto attrezzati e..."

"Ma, intendo, il mare aperto... Non ti mancherebbe?"

Law riflette per un attimo. Sì, beh, lui è un chirurgo, ma forse prima di tutto è un capitano e ancora prima un pirata. Certo, il mare l'aveva preso per obbligo, ma poi una volta che ci si era trovato in mezzo, in effetti...
La vista, la brezza, anche i rumori notturni delle onde. Forse gli sarebbero mancati se si fosse trasferito in una chiassosa città. E poi come avrebbe convinto i ragazzi a mollare il sottomarino?
Che pensiero sciocco, il mare. Eppure così permeante, l'aveva ignorato e quasi dato per scontato. L'attenzione che quella ragazza riserva per il più piccolo particolare, ogni volta, lo sorprende.

"Jade, hai mai...?"

Law torna a guardarla e nota la sua felpa gialla alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Si è addormentata mentre stavano parlando.

Sorride scuotendo la testa.

"Non eri stanca, eh?"

Ride di nuovo, ma non è solo la reazione alla consapevolezza di aver avuto ragione ancora una volta. Si toglie il cappello e si sistema i capelli con una mano, poi lo appoggia a metà tra lui e Jade.

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