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Due colpi bussano alla porta di Jade, richiamandola dallo stato di dormiveglia in cui si era lasciata cadere poco dopo l'incontro con Trafalgar Law.

"Avanti, suppongo!"
"Sono le 20, ho lasciato qui la cena!" risponde una voce tremante.
"Ma... Non posso alzarmi..."

Dei passi velocissimi coprono la risposta seccata della ragazza, lasciandola perplessa. Non insiste nel chiamare ancora quella voce, soprattutto perché nonostante l'apparenza spavalda è ancora debolissima, al punto da dover ponderare il modo in cui investire le energie che le restano. Quelle maledette catene la prosciugano, ma la verità è che il trauma a cui si è ripromessa di non pensare fa decisamente più male di qualunque ferita fisica.

Approssimativamente dopo un'ora percepisce di nuovo una presenza nel corridoio e, prima che possa raggiungere la porta, cerca di mettersi in contatto con lei.

"Ehi, fermati un momento!"
Quasi potesse vederlo di fronte a sé, riconosce i contorni della sagoma dell'orso, il quale, tutto impettito, si è bloccato in piedi sul posto, le zampe parallele al corpo.

"Mi-Mi-Mi spiace davvero che la cena non sia stata di suo gradimento, mi-mi perdoni..."
"No, aspetta, per favore! Io non riesco ad alzarmi!"

Il visone non risponde, ma un cigolio preannuncia il confronto. 
Dallo stipite della porta si affacciano le sue orecchie morbide e il volto paffuto fa capolino di fronte a Jade. Gli occhi scuri dell'orso la squadrano con sospetto, fino a quando lei non gli fa cenno di entrare. L'esitazione del visone è evidente.

"Se anche volessi non potrei farti alcun male. E non voglio, in ogni caso..."

L'orso, per nulla tranquillizzato, ubbidisce e, dopo aver preso il vassoio, chiude la porta delicatamente. Appoggia il pasto ormai freddo sulla scrivania e resta in piedi a due metri dal letto, guardandosi bene dall'avvicinarsi a quella pericolosa ragazza.

"Ti ringrazio per avermi portato da mangiare e..." Jade sospira "E mi dispiace per quello che è successo alle Sabaody... Voi non avete colpe e io non stavo ragionando..."

"Captain dice che è meglio non fidarsi di lei, è una bugiarda..."

"Cosa ha detto?!" sbotta con un guizzo di rabbia che prende alla sprovvista il visone.

"Mi-mi-mi perdoni, mi scusi, io non..." balbetta spaventato "La prego, non mi faccia del..."

"Bepo, giusto?"

I suoi piccoli occhietti si spalancano in mezzo ai ciuffi di pelo candido e l'orso fa un balzo indietro.

"Non preoccuparti, non è nessuna stregoneria, l'ho letto sulla tua divisa!"

In effetti, solo allora il visone ricorda di aver dimenticato di staccare il biglietto della lavanderia dalla cerniera. Inizia a sudare freddo, sperando che il Capitano non si arrabbi.

"Beh, Bepo, io non sono una bugiarda, ma posso comprendere il motivo per cui esitiate a fidarvi di quello che dico. Ripeto, mi rincresce avervi aggredito, ma..."
"Lei stava per farci colare a picco, signorina..." mormora imbarazzato e intimorito.
"Jade, chiamami pure Jade!"
"Ecco, veramente, Jade, lei ha spaventato tutti quando si è arrabbiata, perché..."

"Cosa fai qui dentro, Bepo?"

L'orso sussulta e soffocando un urlo punta gli occhi alla porta, riconoscendo il volto contratto di Law. Scusandosi, si precipita fuori dalla stanza e corre fino alla cucina, sperando che il Capitano si dimentichi in fretta di quella sua disubbidienza.

"Mi ha soltanto portato da mangiare..."
"Vuoi fartelo amico, Teach?" chiede il chirurgo irritato, senza spostarsi dallo stipite.
"A dire il vero, è stato lui a..."
"Se anche è ingenuo, io non lo sono. Prova a pensarne un'altra."
"Tu prova a chiamarmi Teach un'altra volta, invece."

Law stira un sorriso, scuotendo la testa.
"Di nuovo la tua vita dipende da me e tu credi di poter avere voce in capitolo..." commenta a bassa voce, prima di voltarsi.

Lascia la conversazione sospesa e torna nel corridoio, incamminandosi verso la propria cabina.
Quella ragazza è davvero convinta di non avere nulla da perdere. Le persone così determinate sono quelle più pericolose, lo sa bene, perché anche lui è uno di loro.
Non ha ancora deciso cosa fare con lei, ma una cosa è certa: non può rischiare di sottovalutarla.

---

Nei giorni successivi, Law si prende il tempo di pensare e decide che sì, solcherà le acque del Nuovo Mondo, ma no, non consegnerà la prigioniera alla Marina.
L'unico problema è che ancora non sa come assicurarsi che non scappi una volta libera. Se riuscisse a fuggire, infatti, non solo gli farebbe perdere la faccia, ma minerebbe anche l'opportunità di riuscire nei propri intenti e soprattutto non avrebbe la certezza di aver schivato del tutto la minaccia di Barbanera.

Nel periodo trascorso sul sottomarino, la ragazza era rimasta sempre chiusa in quella cabina e non aveva fatto storie, eccetto nei momenti in cui quella tragica situazione le era tornata alla mente.
In tutta sincerità, a Law non interessa quello che ha passato, basta che sia in grado di rendersi utile in ciò che vuole organizzare e che non gli si rivolti contro. Ma quale di questi due punti può dirsi sicuro, vista la facilità con cui ancora cade in preda a quelle crisi di pianto? Senza contare che suo padre è rinomato per i propri inganni, oltre che per la falsità delle sue promesse, basti pensare a cosa ha combinato appena divenuto flottaro.

Dal canto suo, invece, Jade non crede che Trafalgar Law abbia cattive intenzioni. Ciò che teme è il modo in cui lei stessa potrebbe reagire, anche se è ancora troppo presto per riuscire a guardare ad un futuro prossimo.
Spesso fa fatica ad addormentarsi, altre volte chiede agli uomini di Law di poter essere sedata. Ha capito che il chirurgo non intende consegnarla alla Marina, ma allo stesso tempo sa che se non riesce a guadagnarsi la sua fiducia, la strada per la libertà e soprattutto per la vendetta sarà irta e non priva di ostacoli.

Il punto di svolta accade quasi per caso un'assolata mattina nei pressi di un'isola sperduta sulla rotta verso il Nuovo Mondo.

Il capitano e un paio di uomini si erano assentati per svolgere delle "faccende personali" a terra e avevano lasciato il resto dell'equipaggio sul Polar Tang, assicurato con due cinghie al molo. Durante l'attesa, tra una cosa e l'altra Bepo e Uni si erano sfidati in una scommessa forse un po' troppo demenziale: chi tra loro sarebbe riuscito a circumnavigare con il sottomarino l'isola nel minor tempo possibile avrebbe vinto un favore di ogni genere dall'altro.
Stando bene attenti a sfilare la nave dal molo nel modo più silenzioso possibile, i due discoli stabiliscono lo scoglio di partenza e, dopo aver lanciato una moneta, Uni prende i comandi, pronto a reclamare la vittoria.

Il circuito di per sé non è pericoloso, ma senz'altro la velocità massima in cui trascinano il sottomarino giallo non aiuta il mezzo a risparmiare carburante. Dopo due giri di prova, la sfida finale vede Bepo perdente con ben 15 secondi di distacco, ma i festeggiamenti del ragazzo vengono rimandati appena in tempo: il suo capitano, infatti, sta tornando sul molo e lui e il visone riescono a riattraccare appena in tempo il Polar Tang, restando poi qualche istante a fischiettare con finta disinvoltura sul pontile legnoso. Ovviamente tacciono sulla loro sfida e Law, non facendone parola con la ciurma, decide di tirare dritto alla prossima landa di terra senza ulteriori rifornimenti.

Ecco quindi come i Pirati Heart si sono ritrovati a secco nel bel mezzo del mare aperto.

Dopo un'iniziale sfuriata, Law non riesce ad arrabbiarsi del tutto con Bepo e decide di sfruttare la corrente per raggiungere, seppur con giorni di ritardo, la loro destinazione. Ciò che non prevede, però, è il drastico cambiamento delle condizioni atmosferiche, oltre all'apparizione di una creatura misteriosa terrificante.

Il sottomarino fermo a galla, in effetti, era sembrato un pasto delizioso e invitante ad un Re del Mare che stava nuotando lì sotto: era risalito e con un vortice di spuma aveva acciuffato l'imbarcazione tra le fauci, portandola con sé nelle profondità delle acque.
Ovviamente la ciurma inizia a dare di matto e i sensori di pressione, agitati almeno quanto i Pirati Heart, non fanno altro che trillare e lampeggiare proiettando ombre scarlatte all'interno del sottomarino. Law decide di evitare la ramanzina e cercare di salvare il salvabile, ma senza carburante la situazione sembra drammatica.

Bepo si sente responsabile al punto da perdere completamente la testa: inizia a correre avanti e indietro per i corridoi in lacrime, passando più volte davanti alla porta semiaperta della cabina in cui si trova Jade. La ragazza ha inteso che qualcosa non va, ma nessuno si era preoccupato di informare la prigioniera, anche perché la priorità è giustamente salvarsi la pelle.
Con un urlo Jade attira l'attenzione della mina vagante bianca e arancione, invitando di fatto il visone a piangere dentro alla sua camera.

"Cosa sta succedendo? Perché siete tutti...?"
"Moriremo, moriremo!" singhiozza l'orso, in preda al panico.
"Cosa è successo?!" chiede lei sbarrando gli occhi.
"Stiamo affondando, il motore non funziona, sono stato io!" piange disperato correndo in tondo davanti al letto.
"Bepo aspetta, non perdere la testa, io posso...!"
"Siamo spacciati, è tutta colpa mia! Captain non avrei mai voluto cacciarti in questo pasticcio!"
"Ti prego, ascoltami, se mi liberi posso...!"
"Mi dipiace anche per lei, mi sembrava simpatica, ma ormai..."
"BEPO! Per favore...!"

Un nuovo allarme ulula nel corridoio cogliendo l'orso di sorpresa.

"SIAMO SPACCIATI!"

Il visone cade svenuto per lo shock ai piedi del letto, la faccia contratta per l'imminente disastro stesa sui piedi di Jade. Se solo l'avesse lasciata parlare! Il sottomarino viene sballottato, lasciando intuire che il problema all'esterno sia qualcosa ben altro che gestibile.
Bepo ha ragione, ora che lei non può usare i propri poteri per tirarli fuori dal fondo del mare, sono finiti.

Gli occhi le si appannano: non riuscirà mai a vendicarsi, non riuscirà mai a fronteggiare di nuovo suo padre, non... Un momento, quel bagliore metallico che sbuca dalla tasca arancione della tuta di Bepo cos'è? Sembrano proprio...

Jade sfrega gli occhi contro alla propria spalla, poi finalmente mette a fuoco un mazzo di chiavi! Forse non tutto è perduto!

Sgattaiola fuori dalle coperte e con un piede fa attenzione a far scivolare il grumo metallico in propria direzione. Sono tantissime, ma almeno una dovrà essere quella delle sue maledette manette!
Il problema è che essendo fatta anch'essa della stessa lega metallica delle catene, sarà difficile riuscire a farla girare nel lucchetto. All'improvviso un lampo le balena nella mente: accanto al letto c'è un comodino con un cassetto bloccato davvero impossibile da estrarre del tutto (ci aveva provato persino il gigante della ciurma, ma niente da fare). Le catene sono lunghe abbastanza da permetterle di portare i polsi all'altezza del mobile, dunque prende il mazzo con gli avambracci e lo deposita sul bordo del comodino. Fa scivolare l'oggetto nel profilo semiaperto del cassetto e lo spinge incastrando definitivamente il grossolano portachiavi nell'apertura, con tutte le chiavi rigidamente sparate all'esterno.

Spera di avere un briciolo di fortuna, dunque si accinge a testare ciascuna delle estremità metalliche nella serratura maledetta dei suoi polsi. Le sembra impossibile riuscire a trovare quella giusta, ma le sirene dell'emergenza unite alle urla degli altri pirati le danno la forza di riprovare.

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