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Decidere di partire con Ace era stata un'idea avventata. Non ponderata. Impulsiva. Un po' come lo sono entrambi i passeggeri di quella nave surreale dispersa nel blu.
Ace, infatti, aveva dovuto far adattare lo Striker per poterci trasportare anche Jade: un bravo carpentiere era riuscito a creare un'unità mobile da agganciare alla prua, in modo da estendere le dimensioni della nave di un paio di metri quadrati. Aveva perso un po' di potenza, ma "qualsiasi velocità sarebbe stata preferibile rispetto a portarsela sulle spalle per ore!", o meglio così aveva detto il ragazzo prima di ricevere un pugno sul braccio.

Nella più estrema punta della prua siede Jade, volta verso le onde di spuma che si diradano regolari. Ha discusso con il suo compagno di viaggio a proposito del mezzo, ma non c'è stato nulla da fare: Striker o Striker. L'unica cosa che era riuscita ad ottenere era quella miglioria in termini di comodità e spazi, così aveva deciso di non lamentarsi troppo.

Stando alle informazioni di Ace, la loro tappa intermedia prima di dirigersi verso Water Seven sarebbe stata un piccolo arcipelago di isole di pescatori, dove a quanto pare Barbanera era stato avvistato due settimane prima in compagnia di un paio di pirati.
L'idea di ritrovare il padre la rende felice, ma pensare di farlo al fianco di Ace le fa venire voglia di buttarsi in mare. Durante il viaggio parlano del più e del meno e fortunatamente non toccano l'argomento.

Attraccano nella prima delle isole che compongono quella piccola costellazione di atolli e terre emerse, lasciando lo Striker ormeggiato nel minuscolo porto dallo stile quasi medievale.
"Lascia parlare me, d'accordo?"
"Forse dimentichi che non ho nulla da chiedere?"
Ace alza gli occhi al cielo, poi la tira per un braccio in un negozietto di chincaglierie e, pare, manufatti di madreperla. Il ragazzo, sicuro di sé, va a parlare alla venditrice che siede dietro al bancone, mentre Jade osserva con curiosità le collane esposte.

Una in particolare attira la sua attenzione: si tratta di una piccola perla racchiusa in una rete metallica, decorata da sottili ghirigori e spirali. Di per sé non spicca tra le altre collane, molto più ricche in intarsi e con un maggiore numero di conchiglie e perle, però la incuriosisce abbastanza da farla avvicinare.
Senza che se ne accorga, una vecchia si alza da una sedia e fa qualche passo verso di lei, raggiungendola nel momento in cui Jade sta tendendo la mano in direzione del gioiello.
"Interessante..." commenta a bassa voce, facendo girare la ragazza in sua direzione.
"Mi spiace, signora, non ho chiesto se fosse possibile toccare gli oggetti esposti e..."
"Beh, cosa aspetti, prendila!"

Gli occhi di quell'anziana brillano di una strana luce ocra. Il volto è talmente rugoso da impedire a Jade di capire se quello sulla sua faccia è un sorriso o un ghigno scocciato. In ogni modo, decide di compiacerla e sfila la collana dall'espositore, prendendola per la catenella.
"Davvero un bel gioiello, non trovi?" chiede la vecchia.
Gli occhi di Jade brillano mentre fa roteare in piccoli cerchi la perla sul proprio palmo.
"La lega di cui è composta è fatta in parte di alcolite... ne hai mai sentito parlare?"
"No..." risponde quasi ipnotizzata dall'andamento ellittico della perla.
Sembra quasi che non sia lei a muoverla, quanto invece la collana stessa ad avere vita propria.
"Dì un po'..." mormora abbassando la voce "Di che frutto si tratta?"

La domanda, seppur a bassa voce, le toglie il respiro facendo tornare la sua attenzione sugli occhi semi nascosti dalle rughe che ha di fronte.
"Non... non capi..."
"E va bene, allora... Alla mia età potrei essermi sbagliata, ma credo tu abbia un rapporto speciale con i fluidi..."
"Che cosa intende?" chiede perplessa, cercando di non farsi notare da Ace.
"Il mare ti affascina, vero? Ma c'è nostalgia nei disegni di quella perla..."
Jade resta interdetta: chi è quella vecchia? Un'indovina? Una cartomante?
"Apri bene le orecchie, ragazza... In queste isole c'è segreto ben nascosto... Un uomo si è recato qui di recente proprio per avere informazioni in merito. Non so se tu e il bellimbusto laggiù siate qui al suo stesso scopo, ma ciò che ti dico è che il mistero che avvolge queste isole è reale."
"In che sen...?"
"Esiste!" le dice strabuzzando gli occhi.

"Jade?" la voce di Ace risuona nel negozio.
"Svelta, dammi la mano!" le ordina l'anziana.

Nemmeno si rende conto di non conoscere quell'estranea, perché obbedisce e subito appoggia il proprio palmo su quello grinzoso della signora. La vecchia, allora, spalanca gli occhi citrini e improvvisamente le sue pupille si fanno vitree, assenti: in una manciata di secondi, Jade scorge sul fondo di quegli occhi lattescenti la sagoma tonda di un frutto color blu profondo.
"L'hai visto?" chiede la donna, tornando come prima.
Jade scuote la testa in senso affermativo, proprio quando Ace si presenta accanto a loro, con le mani sui fianchi e uno sguardo dubbioso.

"La prima isola su cui ci fermiamo e già hai intenzione di spendere dei soldi?!"
"Oh no, giovanotto, questo è un regalo! Un benvenuto!" risponde la vecchia chiudendo le dita di Jade attorno alla collana.
"Non posso accettarlo!" dice lei imbarazzata, ma la donna non le lascia la mano.
"Beh, mi permetta almeno di aiutarla in qualche modo, signora!"
"Tenete i guai lontani da questo porto, è tutto!" afferma sorridendo, per poi sparire nel retrobottega.

Il ragazzo resta dubbioso a grattarsi il mento, mentre Jade si rigira tra le mani il nuovo oggetto. Chi è quell'anziana? E perché ha la sensazione che l'uomo di cui ha parlato sia suo padre?
Una mano si appoggia sulla sua spalla, distogliendola dai dubbi.
"Mangiamo qualcosa?"

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La cameriera del piccolo ristorante accanto al negozio non fa che correre dalla sala alla cucina: nonostante i coperti siano soltanto due, infatti, uno dei commensali non accenna a diminuire il ritmo con cui a cadenza regolare ingurgita portate su portate.
Quando si erano seduti, il cuoco si era stupito nel essersi trovato un intero menù come ordinazione: aveva pensato che quei due probabilmente non mangiavano da giorni. Mai avrebbe potuto immaginare che l'ordine della totalità delle tredici pietanze proposte era in realtà un assaggio per capire su quali concentrarsi con le quantità.
Jade siede sbalordita di fronte al suo compagno di viaggio: nonostante lei stessa non manchi d'appetito, dopo tre piatti di tonno si era detta sazia. Ace, invece, non faceva che affogarsi di cibo, continuando a fare cenni alla cameriera di sbrigarsi a portare nuove portate.

"Credo tu abbia finito la dispensa..." commenta seccata, alla sua ventesima ciotola di riso.
"Sono bravi a fare da mangiare..." biascica lui in risposta, togliendosi la salsa dal mento con il dorso della mano "Tu, piuttosto, vai a slegare lo Striker..."
"Perché...?"
"Tu fallo e basta, io arrivo tra un attimo!"

Jade si assenta, salutando i due indaffarati lavoratori e cammina fino al molo. Scioglie i nodi degli ormeggi e poi resta a braccia conserte a osservare il panorama.
La sua pace, però, non dura più di qualche minuto: un urlo femminile la fa voltare in direzione del piccolo centro abitato. Nota una sagoma correre a gambe levate in sua direzione, con altre due figure alle calcagna: è Ace e si sta sbracciando verso di lei.
Non appena la raggiunge se la carica in spalla e salta sulla barca.

"Ma cosa diavolo...?"
"LADRO! FARABUTTO!"
"Ace?!"
"Zitta, ce ne andiamo!"
"Non li hai pagati?!"
"Non lo faccio mai!" sogghigna, facendo spallucce.

Jade si dimena e senza pensarci due volte si butta in mare, lasciandolo attonito. Solo allora si ricorda che, seppur nascosto, quel frutto era comunque parte di lei: improvvisamente si sente esausta e, sebbene l'acqua le arrivi solo alla cinta, per poco non sviene. Raccoglie tutte le forze in suo possesso e inizia a camminare in direzione del litorale, sotto agli occhi sbigottiti dei due ristoratori e allo sguardo seccato di Ace. Man mano che l'acqua si abbassa, le sembra di recuperare energie, così si impone di resistere fino al bagnasciuga, dove già cameriera e cuoco si sono spostati per aspettarla.

"Perdonateci, il mio compagno di viaggio credeva di aver dimenticato di..."
Stremata, ma senza accorgersene, Jade si accascia sulle ginocchia; per fortuna, le braccia dei due isolani le impediscono di finire con la faccia nella sabbia. Preoccupati, i due la soccorrono sbracciandosi in direzione dell'imbarcazione gialla poco più in là, nel mare.

Il ragazzo, che ha assistito alla scena da lontano, si porta una mano sulla fronte e sospira.
"Maledizione..." mormora mentre con un piccola fiammata indirizza lo Striker in direzione del molo.


*nota: l'immagine è uno screenshot tratto dall'anime sul quale ho disegnato il personaggio di Jade.

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