Jade si lascia scivolare con la schiena contro alla porta sprangata, mentre entrambi i suoi arti inferiori si dissolvono in una nebbia oscura. Una lacrima le riga il volto: gli occhi del vecchio li aveva visti bene, purtroppo. Era stato come se in un istante quell'uomo avesse cambiato idea sul suo conto una miriade di volte. L'aveva vista la scintilla del conflitto in lui, l'aveva colta, ma ciò che più aveva percepito era stato il dolore.
Quell'uomo provava dolore che esulava dalla semplice tribolazione fisica. Era come se avesse potuto guardargli dentro, in profondità, e lì aveva visto uno squarcio. Con orrore, più ripensava agli occhi ardenti dell'ira momentanea di Barbabianca, più le sembrava di scorgere sul fondo la sagoma di suo padre. E questo la terrorizzava.Due colpi secchi sul legno alle sue spalle la riportarono coi piedi per terra.
"Ehi, ti è successo qualcosa?"
"No!" risponde di scatto la ragazza, asciugandosi le lacrime.
"Sai da quanto tempo sei lì dentro...?" insiste sarcasticamente la voce dall'esterno.
"No..."Jade percepisce un sospiro profondo e poi di nuovo una domanda, stavolta intonata con una punta di preoccupazione sincera:
"Senti, dovresti uscire adesso... Devo parlarti..."
La ragazza sbarra gli occhi e il respiro le si accorcia: in che situazione l'ha messa suo padre? Il cuore inizia a correre come una locomotiva e non c'è verso di fermarlo. A poco a poco il resto del suo corpo si smaterializza per intero e Jade sente soltanto una voce lontana continuare a parlare. Prova a concentrarsi con tutte le sue forze, ma quello che riesce ad ottenere è la ricomposizione di una mano e della propria testa, dissolte ancora in quella nebbia nerastra.
"Allora, vuoi starmi a sentire? Questo è un ordine di Barbabianca, devi uscire immediatamente!" insiste la stessa voce, ora fattasi spazientita "Hai capito, rossa?!""Ho detto che ora arrivo!"
Nel gridare questa risposta secca Jade recupera completamente le proprie sembianze e, alzatasi, apre di scatto la porta trovandosi di fronte il volto imbronciato di Ace.
Lo fissa negli occhi sorpresi e, come poco prima con l'Imperatore, per un istante riesce a guardargli dentro e a vedere immagini confuse di un bambino dai capelli scuri. Lo vede correre da un luogo all'altro, finire in mille risse, rubare del cibo e infine piangere da solo su un albero nel mezzo di una foresta.
Il ragazzo resta interdetto quando Jade involontariamente alza una mano e la posa sulla sua guancia.
"Mi dispiace tanto..." sussurra con gli occhi appannati, facendo sussultare Ace al tocco della sua mano gelida.Improvvisamente quelle immagini scompaiono e scuotendo la testa Jade ritrova il solito sbruffone lentigginoso davanti a sé. Un fuoco divampa sulle sue guance quando sotto ai polpastrelli percepisce il tocco della pelle di lui e nota lo sguardo stranito che le rivolge.
Ritrae la mano quasi l'avesse posata su una tagliola e tossisce, incrociando di conseguenza le braccia guardando altrove.
"Beh, andiamo o cosa?" chiede sperando che Ace si dimentichi rapidamente di quei pochi secondi.Non ancora convinto di quanto ha appena vissuto, il ragazzo si gratta la testa e prende tempo prima di iniziare a parlare.
"Papà, uhm, ha detto di portarti subito sull'isola più vicina e..."
"E?!" chiede preoccupata lei, voltandosi di scatto verso il proprio interlocutore."...di lasciarti lì..."
"Che...che cosa?"
"Senti non so perché abbia preso questa decisione... Hai qualcuno che possa venirti a prendere? Qualche parente?"
"Non puoi riportarmi dove mi hai trovato, scusa?!" ribatte Jade sbattendo un piede sul pavimento legnoso.
"Per prima cosa, datti una calmata!" le intima Ace portandole l'indice sotto al naso "Se papà ha deciso così è perché è la cosa giusta da fare!"
La ragazza sposta il suo dito con una mano, ma di rimando lui le afferra il polso e la avvicina a sé.
"Non so bene chi tu sia, Jade..." dice tra i denti avvicinandosi fino a far sfiorare le punte dei loro nasi "Ma raramente ho visto Barbabianca fermo e irremovibile come in questa occasione..."
Il tono serio di Ace la spaventa, ma non distoglie lo sguardo e continua a fissarlo nelle pupille.
"Sarò io ad occuparmi di te fino a quando non avrai portato il culo giù da questa nave, intesi?"Restano in silenzio immobili per secondi che sembrano ore: il ragazzo la scruta insistentemente, quasi provasse a scorgere delle risposte in quegli occhi d'inchiostro. Jade deglutisce lentamente prima di portare la mano libera su quella di Ace e liberarsi dalla morsa d'acciaio che intrappola il proprio polso.
Il ragazzo inarca un sopracciglio e fa un passo indietro, poi a braccia conserte le indica il corridoio con un cenno. Jade si incammina a testa bassa, seguita dall'ombra del comandante.---
L'imbarazzo palpabile del viaggio di ritorno si percepisce a distanza di miglia semplicemente guardando i passeggeri dello Striker.
Ace è teso in avanti silenzioso e accigliato, gli occhi ridotti ad una fessura e tutti i muscoli contratti. Le sue mani chiuse a pugno sono calcate nelle tasche, mentre impassibile fa procedere il veicolo a tutta velocità in direzione Nord-Ovest.
Sulle sue spalle è aggrappata Jade, tesa almeno quanto lui: dai suoi modi ha capito che la reazione di Barbabianca doveva essere stata davvero insolita, al punto da cambiare repentinamente l'approccio del ragazzo nei suoi confronti. Per quanto l'avesse infastidita in precedenza, l'assenza del sorriso sul quel volto lentigginoso la mette a disagio, così come il silenzio che per nulla si addice a quel ragazzo chiacchierone al limite dell'inopportuno. Le mani con cui si aggrappa alle sue spalle le sudano per il disagio e tenta, per quanto possibile, di tenere il corpo il più lontano possibile dal proprio accompagnatore, anche a costo di perdere l'equilibrio.
Non aveva idea di cosa l'Imperatore potesse aver letto per essersi così rabbuiato: che suo padre l'avesse minacciato? Come avrebbe potuto un così amorevole genitore lanciarla nelle mani di un nemico con una minaccia tra le mani? Non sapeva cosa fosse andato storto tra i due, nell'ultima lettera ricevuta prima del loro incontro Teach le aveva soltanto raccontato di aver abbandonato la Moby Dick per tornare da lei. Potevano quei due uomini essersi lasciati in circostanze amare al punto da poter mettere in pericolo la sua stessa vita? Non lo sapeva.Senza troppo rumore, Ace sente nuove gocce aggiungersi agli schizzi della spuma che lo circonda: abbassa lo sguardo sulla propria spalla e solo allora si accorge che dagli occhi socchiusi di Jade si fa spazio un rivolo sottile e cristallino.
"Dannazione, sta...piangendo?" si chiede deglutendo.
Cerca di non pensarci e riporta gli occhi all'orizzonte. Nessuno, a parte i suoi fratelli, gli aveva mai pianto su una spalla. Non era abituato a quel genere di cose, lo faceva sentire a disagio, soprattutto perché non ne conosceva il motivo.
Il modo in cui Barbabianca gli aveva urlato contro di portarla via lo aveva spiazzato e preoccupato al tempo stesso: si era sentito in colpa perché temeva di aver messo in pericolo suo padre, ma contemporaneamente si era maledetto per aver ceduto all'innocenza di un paio di occhi neri. Quella ragazza metà spavalda e metà spaventata era davvero una minaccia contro Barbabianca cui lui aveva volontariamente fatto da tramite? Non se lo poteva perdonare.
Però ora la sente piangere in silenzio, sulla sua spalla: non aveva più detto una parola.Sente la presa delle sua gambe farsi meno forte attorno alla propria vita e d'istinto estrae un pugno dalla tasca e le cinge le caviglie con una mano. In quel momento Jade tira su con il naso e bisbiglia qualche parola.
"Senti, non c'è motivo di disperarsi. Sei più che in grado di stare qualche ora da sola ad attendere un traghetto per tornare a casa."
La tonalità fredda con cui pronuncia quelle frasi fa scaturire un brivido sulla schiena di lei."Tu sai il perché, Ace?"
"Barbabianca ha parlato, non ho bisogno di sapere altro."
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Dark Doom
FanfictionMarshall D. Jade ha un nome ingombrante e una storia ancora più incredibile. Il lato di luce di un uomo oscuro: riuscirà a convivere con l'abisso che porta in sé?