22.

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"Ace, io..." mormora Jade allontanandosi impercettibilmente quel tanto che basta a farle muovere le labbra.
"Non dire niente, ti prego..." la blocca, avanzando di nuovo verso di lei "Se è questo quello che si prova ad essere scemi e irresponsabili, voglio restare re ancora per qualche secondo..."

Affonda la mano nei suoi capelli e finalmente dischiude le labbra, lasciando scorrere le emozioni fuori da sé. Il fuoco divampa e rischiara l'ombra: si assaporano nel silenzio effimero rotto dalla burrasca circostante.
Da quanto aspettava di lasciarsi andare? Da quanto aveva nascosto in sé il desiderio di essere disinibito e vulnerabile nei confronti di qualcuno? Da quanto aveva capito che lei era quella giusta?
Abbandona la paura di osare quando sente la sua mano lasciare la stretta e cingergli il collo con una carezza. Dio, è questo che si prova, allora? Non può staccarsi da lei, raccoglie tutte le forze che gli restano in corpo per evitare di cadere esausto e godersi quel momento.
Dal canto suo anche Jade sente qualcosa che non ha mai provato prima: sarebbe disposta a rompere il giuramento fatto al genitore pur di non lasciare quel mezzo sconosciuto. Sono due nomadi che dopo mesi di siccità emotiva hanno trovato una sorgente d'acqua nelle labbra dell'altro: è una fonte d'acqua salata, però, che al posto di estinguere la sete li obbliga a diventarne dipendenti e a volerne sempre di più.
Ma come è possibile, se lo conosce appena? Con lui ha vissuto momenti terrificanti e momenti terribilmente meravigliosi in un lasso di tempo così breve e intenso... Che ciò sia sufficiente per fidarsi ciecamente di lui?

Un bagliore inatteso interrompe il loro contatto e li riporta al presente sugli scogli, nel mezzo della tempesta. Si allontanano di scatto quando si rendono conto che la fonte luminosa è appoggiata al petto di Jade: si tratta di quella perla, che miracolosamente non le si è sfilata dal collo ed è rimasta con lei nonostante tutto. Uno scambio di sguardi stupiti preannuncia un confronto tra i due.

Jade non sa come iniziare, ma l'istinto la fa partire dal principio.
"Ace dove diavolo siamo?"

Di tutte le cose di cui avrebbero dovuto parlare, quello è il suo unico problema?
"Sulla prima isola che ho trovato." risponde seccato.

Si è offeso? Che sia perché non ha fatto riferimento subito a ciò che è appena successo? Era stata lei ad iniziare, d'accordo, ma l'idea finale era tutta opera sua, quindi se mai spetta a lui dire qualcosa e...

"La vecchia ti ha detto niente di più su quella collana?"
Lo chiede distrattamente, cercando di sembrare il più disinteressato possibile: non vuole mostrare quanto è sconvolto dal bacio di poco prima. Se lei ha ritenuto giusto non farne parola, beh di certo non sarà lui a parlarne.

"No, non proprio..." risponde schiarendosi la voce "Ha soltanto parlato di un segreto che secondo lei esiste in queste isole..."
"L'oste ha detto che Teach e i suoi stavano seguendo una leggenda... Pare che in questo arcipelago sia nascosto un frutto del diavolo rarissimo..."

Jade sussulta: perché mai suo padre vorrebbe un altro frutto quando chiunque sa che non è possibile ingerirne due e sopravvivere? Quali sono le sue intenzioni?
La collana non smette di brillare ed anzi inizia a levitare, quasi tentasse di strattonarla in una direzione.

"Quello che cercano deve trovarsi qui."
"Hanno già visitato tutte le isole?" chiede, spaventata all'idea che possano raggiungerli lì.
"Sì." risponde accennando un sorriso sarcastico "Ma non sono mai stati su questa."

Come è possibile? Lo sguardo confuso di Jade lo diverte.

"Vedi, questa non è proprio un'isola..." Ace alza il polso e lo sventola sotto al suo naso "Ma se uno sa usare questo affare, può arrivare ugualmente qui..."
"Cosa...?"
"Hai mai sentito parlare di Zo?"
"Io non..."
"In questi mari esistono animali millenari, grandi al punto da essere considerati isole..." Ace tossisce prima di riprendere a parlare "Noi ci troviamo sul dorso di una di quelle creature... Credo sia una specie di alligatore, ma non sono riuscito a vederlo per intero..."
"CHE COSA!?"
Ace stende un braccio all'altezza del suo sguardo e le indica una chiazza gialla incastrata tra gli scogli.
"Quell'onda ci ha scagliato parecchi metri in aria, atterrando ho visto quello che sembrava un atollo e ho cercato di caderci sopra... L'unità mobile si è distrutta quando ci siamo schiantati al suolo e tu sei presumibilmente svenuta..."

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