L'indomani è lei a svegliarsi per prima.
Ha letteralmente un asso nella manica e non vede l'ora di usarlo, per questo evita di recarsi nella cucina e corre frettolosamente sul ponte. Marco, svegliatosi circa alla sua stessa ora, la vede passare con la coda dell'occhio e riconosce la sagoma arancione che la ragazza stringe tra le mani. Con un sorriso un po' stupito, si dirige a fare colazione: non vuole perdersi ciò che accadrà al risveglio di Ace e non vede l'ora di godersi lo spettacolo a pancia piena.Il ragazzo, come ogni mattina, si sveglia con uno sbadiglio e allunga la mano sul piano immediatamente accanto a lui. Tasta la superficie legnosa un paio di volte mentre si sfrega gli occhi ancora poco reattivi, quando si rende conto dell'assenza di quel suo prezioso accessorio.
Scatta a sedere, ispezionando come meglio può il pavimento della stanza: non ce n'è traccia.
Quale brutta sorpresa, dopo aver dormito così intensamente: tutto il ristoro della notte sembra essersi dissolto alla presa coscienza dell'assenza del cappello dal suo abituale ripiano.
Eppure si era riposato così bene, quella notte: credeva di non riuscire a dormire dopo i sensi di colpa per i modi aspri che aveva riservato alla sua nuova sottoposta. Si era buttato a letto insoddisfatto e appena aveva preso sonno i suoi incubi erano tornati a tormentarlo: si era rivisto nella casetta con Luffy la notte del giorno in cui Sabo...
Ma poi quel sogno, a un certo punto, era scomparso e non ricordava altro!
Che fastidiosa situazione ora: dov'era quel maledetto cappello? Non poteva essere scomparso nel nulla, perché persino quei ricordi, benché lontani, erano ancora lì, fissi. E poi andiamo, i cappelli non hanno le gambe, qualcuno doveva averlo preso per scherzo. O per vendetta? O per burlarsi di lui, perché no? Solo un nome continuava a frullargli nella testa, dal momento che nessun altro avrebbe osato l'azzardo di togliergli dalle mani un così caro oggetto.
Sorride, ondeggiando lievemente la testa mentre si scrocchia le dita.
"Molto bene, rossa..."Come previsto, la sagoma di Ace si staglia spettinata sulla porta che fa da collegamento tra l'esterno e l'interno della Moby Dick. I baffi di Vista spuntano da un oblò, mentre altri due individui appoggiano il naso sul parapetto della vedetta, volgendo gli occhi in basso. Marco, ancora con il caffè in mano, esce da una porta secondaria quasi affogandosi con la fetta di pane che sta masticando.
Il sorriso che le rivolge non è uno dei suoi soliti: i capelli scompigliati davanti agli occhi le impediscono di valutare appieno la sua espressione, ma il ghigno che ha sulla faccia è diabolico. Nemmeno indossa la camicia o le scarpe, a riprova del fatto che quel furto doveva averlo infastidito parecchio."Sono due le cose che non devi toccarmi, rossa..."
Jade tenta di trattenersi dal reagire e si costringe a restare seduta immobile a gambe incrociate, sperando che il suo piano funzioni.
"Una è il mio cibo..." urla iniziando a camminare in sua direzione "...l'altra è il mio cappello!"
Arriva di fronte a lei con uno sguardo indemoniato e un'espressione feroce al punto da scoprirgli i denti, quasi fossero zanne appuntite."Dove hai messo il mio cappello?!" chiede con ira abbassandosi a fissarla negli occhi.
Quasi fosse una statua inerme, lei non risponde. Quello non sta giocando, è evidente: non si farà problemi ad attaccarla, se lo stuzzica nei punti giusti.
"Ho fatto una domanda!" ripete avvicinandosi ancora di più.
"Hai paura che possa essersi rovinato?" chiede con naturalezza impassibile.
"Rendimelo immediatamente o..."
"Forse dovresti provare ad avere più cura delle cose a cui tieni... Lasciarle sole al proprio destino non è il migliore dei modi per tenerle con sé..."
Sa bene che quella frase non la sta rivolgendo soltanto al suo copricapo, ma lui non può immaginare che quella ragazza imprevedibile stia deliberatamente girando un coltello nella ferita ancora aperta nel suo cuore."Ho smesso di scherzare, Jade, dammi indietro il mio cappello!"
"Mi chiami per nome, ora? Dì un po', pronunciarne alcuni ti dà fastidio, vero?"
Ogni sua risposta è una stilettata alla quale non sa come difendersi e sta davvero perdendo le staffe, così decide di avvisarla.
"Lo chiedo un'ultima volta prima di passare alle maniere pesanti e non mi importa se sei nuova, né tantomeno se sei una donna: quel cappello ha un significato davvero molto importante per me, Jade. Restituiscimelo subito!"
"Non potresti colpirmi nemmeno se lo volessi, codardo."

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Dark Doom
FanfictionMarshall D. Jade ha un nome ingombrante e una storia ancora più incredibile. Il lato di luce di un uomo oscuro: riuscirà a convivere con l'abisso che porta in sé?