Il giorno seguente, Jade apre gli occhi all'alba trovandosi inaspettatamente sulla spalla di Ace. Sente il calore del suo corpo sotto alla guancia e soprattutto sotto al proprio braccio: aveva dormito così, sulla sua schiena, stringendolo. Ripensandoci, ricorda di essere scesa dal letto una volta che erano tornati e di aver pensato che, siccome aveva ancora freddo, quel ragazzo di fuoco sarebbe stato un ottimo mezzo per ovviare alla carenza di coperte. Non credeva che ci sarebbe rimasta fino alla mattina, ma in fin dei conti Ace ha il sonno davvero pesante e non se ne era accorto, né lamentato.
Jade si alza stropicciandosi gli occhi e si volta a guardarlo mentre a bocca socchiusa continua a respirare ritmicamente sul cuscino. Non riesce a togliersi il sorriso dalle labbra, ma in realtà non è soltanto quella scena a riempirle il cuore di emozione: tutto ciò che era successo quella notte era stato irreale e magico, allo stesso tempo.
Mai si sarebbe aspettata una tale tenerezza e premura nei suoi confronti da parte del ragazzo che un paio di giorni prima avrebbe voluto buttarla giù dalla Moby Dick per un cappello. Entrambi deboli, vulnerabili, pieni di solitudine nascosta dentro di loro si erano compresi seduti in mezzo al mare, senza nessun bisogno di parlare.Sicuramente al suo risveglio avrà fame, pensa.
Decide di sdebitarsi del calore rubato con una colazione, così dopo aver recuperato dei vestiti puliti si indirizza al bagno in punta di piedi.---
Ace si sveglia due ore esatte più tardi: è fresco, rilassato e non vede l'ora di raggiungere la seconda isola dell'arcipelago. Non pensava di riuscire a riposare così bene dopo lo spavento che la sua compagna di viaggio aveva deciso di fargli nel bel mezzo della notte. Chissà se aveva ripreso sonno una volta tornati lì dentro: di una cosa era certo, lui per una buona mezz'ora non aveva chiuso occhio.
Come avrebbe potuto? L'improvvisato bagno notturno l'aveva stravolto, interiormente s'intende. Si sarebbe tagliato la lingua per non aver detto "dieci minuti" al posto di cinque.
D'accordo, bando alle ciance, ha un problema. Magari non proprio ancora del tutto evidente, ma per una buona metà pensa di esserci caduto dentro, se non fino al collo almeno fino all'ombelico. Maledizione, cosa gli prende? Non è nemmeno trascorsa una settimana!
Decide di uscire dal letto e di lasciarla dormire, se mai dovesse essere ancora lì. Non vuole disturbarla, ma soprattutto non vuole rischiare di imbarazzarsi incontrando i suoi occhi profondi.
Dopo essersi lavato la faccia, la cosa migliore da fare è andare a cercare qualcosa da mangiare per entrambi: di certo non si aspetta di essere placcato da una ragazza a lui ben nota sulle scale della pensione.
"Non scendere, ti prego!" gli chiede con occhi disperati.
"Devo preoccuparmi, Jade? Cosa hai combinato questa volta?" risponde cercando di sembrare il più autoritario possibile.
"Giuro, non è come sembra, posso spiegare!"
Un odore di bruciato raggiunge il primo piano, destando la preoccupazione di lui. Senza pensarci due volte la sposta contro alla ringhiera e si precipita di sotto, ignorando le lamentele di lei.Arrivato in cucina lo spettacolo è disastroso: pentole ovunque, ciotole piene di pastella, una teglia carbonizzata e, infine, un vassoio pieno di ipotetici panini.
Jade arriva sbattendogli contro, poi si interpone tra lui e la massacrata cucina.
"Io... Io ho provato, insomma..." sente il fuoco divamparle sul volto "Volevo essere gentile, cioè..."
Ace si avvicina al tavolo e solleva tra le dita un tondo di pasta ancora fumante.
"Ecco, d'accordo, li ho rovinati perché ho fatto confusione con gli ingredienti e ora sono immangiabili..." mugugna con il broncio, cercando di non mettersi a piangere per l'imbarazzo.
Il ragazzo fa il possibile per rimanere serio e si porta la specie di panino sotto al naso: in realtà quell'odore non è male, cosa ci ha messo dentro? Di certo non può trattarsi di qualcosa di velenoso... Dunque, perché non...
Jade scuote le mani davanti a sé, ma Ace lo ha già addentato: in un attimo la gola gli va in fiamme. Ironico, no?
Lei preoccupata gli mostra sotto al naso il barattolo di piccantissimi peperoncini secchi che aveva scambiato per uvette. E quante ne aveva aggiunte a quei panini sperando di farli diventare dolci!
Con le lacrime agli occhi, Ace ingoia il bolo infuocato e poi tossisce, mentre Jade gli allunga un bicchiere d'acqua, che però lui rifiuta.
"Jade..." mormora con voce roca, mentre lei vorrebbe sparire in una voragine nel pavimento.
Ace appoggia il bicchiere che gli ha dato sul tavolo, poi si passa il dorso della mano sulle labbra.
"Non mi aspettavo di certo questo genere di colazione..." riprende "...ma io adoro il cibo piccante!"Lei scuote la testa confusa, ma prima che possa realizzare cosa ha detto, Ace si vuota il contenuto del vassoio per intero in bocca e mastica di gusto.
Quel ragazzo è completamente pazzo, come ha intenzione di riprendersi dopo aver inghiottito un vassoio ricolmo di quei peperoncini indemoniati?
Senza darle il tempo di chiedergli come sta, Ace scappa all'esterno e dal molo innalza una colonna di fuoco gigantesca, che poi scaglia in mare.Jade assiste alla scena attonita, mentre la vecchia del giorno prima le si avvicina furtiva.
"Mi spiace, è colpa mia se..." balbetta mortificata.
"Non lo è mai stata, ragazzina. Fate buon viaggio!"
Sibillina e con il solito sorriso grinzoso, l'anziana se ne torna ciabattando nella bottega e la lascia sola a godere dello spettacolo pirotecnico di Ace.Con un urlo verso l'orizzonte il ragazzo ne annuncia la fine, poi si volta raggiante in sua direzione e si sbraccia per indicarle lo Striker. Sembra sia arrivata l'ora di partire.
Jade carica lo zaino verde di lui sulle spalle e lentamente cammina fino al molo, dove Ace sta slegando gli ormeggi.
"La prossima volta..." le dice "...preparane almeno il doppio!"
Le fa un occhiolino, poi salta sull'imbarcazione e si volta a tenderle la mano.---
"Dì un po', chi ti ha insegnato a cucinare?"
Ace interrompe i toni rilassati della loro conversazione con una domanda più diretta.
"Mia madre..." risponde lei, seduta con le spalle all'orizzonte.
Dannazione, che stupido, non aveva pensato che la risposta più ovvia avrebbe spostato il discorso su quel tema delicato. Vede il volto di Jade rabbuiarsi, nonostante gli sorrida.
"Beh... " prende tempo, ponderando se dirlo o meno "Beh, mi hanno raccontato che anche mia madre era una grande appassionata di cucina!"
"Davvero?"
Gli occhi le si illuminano. Questa volta non vuole sviare per evitare di rispondere, sebbene non le vada per niente di raccontare a Ace della propria famiglia. Sente davvero la necessità di sapere qualcosa in più sul suo conto, senza doverglielo estorcere con quelle strane visioni. Vorrebbe fargli capire che lo comprende, in fondo, perché anche lei conosce bene la solitudine.
"Sì, almeno, così mi hanno..."
"La specialità di mia mamma erano i dolci!"
"Oh..."
È stupito, quasi onorato, di ricevere quella confidenza. Il cuore gli si alleggerisce un poco, mentre pensa a cosa rispondere.
"Io non so cosa le piacesse cucinare, non l'ho mai vista, in pratica..."
Il viso che si rabbuia ora è il suo e Jade se ne accorge anche dalla velocità della barca, la quale cala un po' assieme all'intensità delle sue fiamme.
"Probabilmente qualcosa di piccante, visto quanto ti piace, no?"
Glielo dice sorridendo fino a socchiudere gli occhi, in un modo contagioso sicché quasi istantaneamente anche Ace sente il bisogno di mostrare un sorriso in risposta.
Era da tantissimo tempo che non pensava a sua madre e praticamente non aveva mai pensato a lei in un momento di vita quotidiana, come poteva essere quello di cucinare. Ricordava malissimo il suo viso e si malediceva per quel motivo, ma ora che Jade l'aveva fatto ripensare a lei era come se una nuova memoria si fosse aggiunta tra le pieghe della sua mente: una donna bionda, di spalle, dai lunghi capelli ondulati, intenta a tagliuzzare dei peperoncini in una cucina, illuminata dalla luce del mezzogiorno. Diamine, doveva essere proprio così.
Il fuoco di cui arde si fa più intenso, così come la brezza che accarezza i loro volti tra le onde del mare aperto."Forse alla tua piaceva anche il succo di limone, visto quanto sei acida!"
Eccolo, è tornato: si mette a ridere ancora di più non appena constata il broncio sul viso di Jade.
"Oh, ci risiamo..." le dice roteando gli occhi "Dai, girati, guarda dove stiamo andando!"
Lo fa, ma non perché glielo ha detto lui, quanto piuttosto per non dargli a vedere che anche lei stava ridendo per quella sciocca battuta. In lontananza inizia a comparire la seconda isola dell'arcipelago, leggermente più grande della precedente, ma dall'aspetto selvaggio.
*nota: edit realizzato a partire da un bellissimo ritratto di Ace trovato online, al quale ho aggiunto il personaggio di Jade.

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Dark Doom
FanfictionMarshall D. Jade ha un nome ingombrante e una storia ancora più incredibile. Il lato di luce di un uomo oscuro: riuscirà a convivere con l'abisso che porta in sé?