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Probabilmente nessuno avrebbe creduto Trafalgar Law capace di mostrare così tanta pazienza.
Il chirurgo, infatti, senza nemmeno riuscire a spiegare a sé stesso come, aveva lasciato passare diversi giorni, accumulatisi in settimane e infine in mesi.

Mesi, sì, tutto quel tempo era trascorso da quando aveva stretto quella strana alleanza con la figlia di Barbanera.
Lui, calcolatore e in un certo qual modo maniaco del controllo, non avrebbe mai permesso al suo piano di andare storto, dunque, avendo fatto i conti con la situazione di quella ragazza e con i rischi della missione, la decisione più saggia e sicura era stata quella di aspettare. Il tempo avrebbe guarito ogni cosa, la sua cicatrice si sarebbe rimarginata quanto basta per la buona riuscita dell'operazione e poi, in fondo, era pur sempre un medico, non avrebbe potuto chiederle troppo sapendo delle sue condizioni.

L'inserimento di Jade nella ciurma era stato graduale, ma inaspettatamente efficace.
Certo, non erano mancate tensioni. Tre episodi, in particolare, avevano messo a repentaglio il delicato equilibrio sul Polar Tang.

In primo luogo, la prima cena insieme all'equipaggio.
In quell'occasione, soprattutto a causa dell'entusiasmo di Bepo, Jade si era lasciata convincere a restare nel refettorio comune del sottomarino e, giustamente, non volendo turbare troppo gli altri con la sua presenza, aveva cercato di non far cambiare nessuno di posto. La scelta era ricaduta sulla sedia lasciata libera a metà circa del tavolo: era accanto all'orso con cui aveva stretto amicizia, ma soprattutto era il posto più lontano da quel maledetto vassoio del pane. Sì, aveva notato gli sguardi dubbiosi dei suoi commensali, ma dopo che il visone aveva iniziato a parlare come al solito, nessuno ci aveva più fatto troppo caso, credendo che quell'iniziativa fosse un ordine del Capitano.
Neanche a farlo apposta, quando Law si era presentato sulla soglia della cucina per poco non si era sentito mancare: quella ragazza sfacciata si era seduta al suo posto e Bepo l'aveva lasciata fare. Stavano parlando, ridendo, scherzando! Si erano forse dimenticati chi fosse il Capo!?
L'orso, come prevedibile, si era abbracciato alle sue ginocchia per implorare perdono, ma il chirurgo, dopo aver contato fino a ventitré, si era andato a sedere a capotavola e non aveva aperto bocca per tutta la cena. I suoi occhi erano rimasti puntati a fissare con odio ogni movimento di quella ragazza sfrontata, quasi avesse potuto spostarla telecineticamente e cacciarla via, al punto che Jade aveva smesso di voltarsi in sua direzione per paura di una sua reazione.
In un secondo momento Bepo era andato a scusarsi anche con lei per non aver prestato attenzione a quel fraintendimento, ma il sorriso della ragazza l'aveva rasserenato facendogli quasi dimenticare la gaffe. Da quel momento le era stato assegnato il posto di fronte a quello di Law e dopo un po' di giorni il burbero chirurgo aveva ripreso a parlare.

Almeno fino a quando non successe il secondo disguido, ovvero l'usurpazione della poltrona da lettura.

Jade aveva deciso di ricominciare a studiare i libri in suo possesso, ovvero le mappe di Lafitte, il volume sui frutti del diavolo di suo padre e un altro trattato che le aveva regalato Marco.
Per quanto sembrassero disciplinati e irreprensibili, i pirati Heart non disdegnavano un po' di esuberante allegria, soprattutto quando il Capitano si assentava dal sottomarino per qualcuna delle sue misteriose faccende. Un giorno in particolare, la ciurma aveva deciso di cucinare qualcosa e, dopo aver scelto la ricetta da seguire, si erano divisi in coppie e sfidati: discussioni sulla farina da utilizzare, bisticci per la musica da tenere in sottofondo, addirittura vicendevoli furti per accaparrarsi le decorazioni più belle. Insomma, nulla era fatto con cattiveria, ma tutta quell'esaltazione non faceva che riecheggiare nel sottomarino e diffondersi ad un volume sempre più alto.
Jade, dunque, si era defilata elegantemente dicendo che avrebbe voluto iniziare a progettare qualcosa per la missione e nessuno di loro l'aveva fermata, anche perché erano già in numero pari. Dopo un po' di ricerche, la ragazza aveva trovato una cabina più bella delle altre, ma soprattutto speciale: una volta chiusa la porta dietro di sé, aveva apprezzato con gioia il silenzio magico di quella stanza insonorizzata. A quanto pare era riuscita a trovare l'unico luogo del Polar Tang capace di isolarsi completamente dai rumori sconsiderati di quella ciurma. Curioso il fatto che sembrasse proprio una biblioteca, se non fosse stato per una sorta di soppalco che lasciava intendere una seconda parte della camera. Le pareti circondate da librerie sembravano voler far puntare lo sguardo in un angolo, dove era collocata una poltrona dall'aria decisamente comoda, sulla quale non aveva tardato a sedersi e riaprire il libro nel punto in cui aveva lasciato il segno.
Probabilmente aveva perso la cognizione del tempo e si era portata avanti con i paragrafi, perché nemmeno si era accorta che la nave era ripartita e che l'illuminazione automatica era stata accesa. Soltanto quando l'odore dei biscotti aveva raggiunto anche quella cabina, aveva alzato gli occhi dalla pagina e per poco non era svenuta dallo spavento: Trafalgar Law era in piedi sulla porta con la spada sulla spalla e uno sguardo tutt'altro che benevolo.
Per farla breve non si era accorta che quella gradevole biblioteca fosse in realtà parte integrante della cabina privata del Capitano, ma soprattutto non poteva sapere di essersi seduta proprio sulla sua poltrona preferita. Non erano servite parole tra loro, perché la ferocia di quegli occhi d'acciaio aveva lasciato ben poco all'immaginazione.
In un secondo si era smaterializzata ed era sgattaiolata fuori da quella stanza meravigliosa, finendo di corsa contro a Bepo e al suo vassoio di dolcetti fumanti, rovesciando tutto a terra. A quel punto Law era entrato nella cabina sbattendo la porta e prima che l'orso potesse iniziare a scusarsi Jade si era messa a ridere, contagiandolo.

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