14.

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Il sole dell'alba inizia a splendere sul mare nei pressi dell'arcipelago meta della Moby Dick. Jade è sola al centro del ponte: scruta le onde in lontananza, incapace di restare ferma a causa dell'agitazione per l'imminente incontro con il suo sfidante.
Ha preso una decisione, è sicura di ciò che farà, ma teme di poter mandare tutto a rotoli se non si concentra.

Puntuale più del solito, Ace si presenta di fronte a lei. Ad entrambi sembra una situazione più confidenziale, perché avendo anticipato il loro appuntamento molti compagni di ciurma stanno ancora dormendo.

"Quindi?" chiede lui incrociando le braccia.
"Quindi ti colpirò, ma non voglio che tu ti limiti."
"In che senso?" chiede dubbioso.
"Ieri ho ottenuto in modo sleale un accordo con te, ma ho capito il mio sbaglio. Non voglio compromessi basati sulla viltà. Quindi non esitare ad attaccarmi con il tuo potere."

Non nasconde un certo stupore il sorriso sarcastico che il ragazzo le rivolge in risposta.
"D'accordo, va bene!" dice chiudendo i pugni "Vediamo se hai imparato qualcosa di tecnico, oltre alla teoria!"

Senza troppe cerimonie Ace carica un destro in sua direzione: Jade riesce a schivarlo, ma non appena prova il contrattacco, lui scompare in una nuvola di cenere.
"Non c'è tempo per le domande, devo provare..." dice tra sé e sé.

Tutto ciò che era riuscita ad elaborare in quella notte trascorsa perlopiù insonne era che l'oscurità da cui trarre profitto poteva essere non necessariamente quella dell'avversario. Se si fosse concentrata abbastanza su qualcosa di traumatico, forse sarebbe stato sufficiente ad autoalimentarsi per qualche istante.

Così facendo, mentre continua a schivare i colpi, inizia a ripensare ai trascorsi difficili della sua infanzia. Non è facile, difatti lentamente sottili lacrime le rigano il viso.
Dal canto suo, Ace non capisce l'espressione addolorata di lei: la sta toccando appena! Vede gli occhi di Jade farsi sempre più spenti, fino a quando non avverte lui stesso qualcosa.
Gli sembra di sentire dei colpi leggeri in risposta ai propri, colpi che si fanno a poco a poco più intensi. Ma come diavolo è possibile? Quel suo corpo incandescente è intangibile! A meno che...

Jade percepisce qualcosa cambiare: come se avesse nutrito un demone con le sue sofferenze, sente progressivamente quelle sensazioni farla più forte, quasi potessero rivestirla all'esterno, come una corazza. Le sue nocche si colorano di nero e lentamente smette di azzuffarsi con le fiamme e inizia a colpire qualcosa di tangibile.

Gli occhi di Ace si tingono di preoccupazione: quella cameriera in tre giorni è riuscita a tirare fuori dal cilindro tutte le Ambizioni conosciute. Chi diavolo ha davanti? Come è possibile che quella ragazza possa apprendere così in fretta quelle tecniche?!

Senza pensarci due volte si ferma e le blocca i polsi a mezz'aria: Jade si dimena come se fosse un animale ferito, poi nota l'espressione del ragazzo e resta immobile.
Finalmente si guarda le mani e le nota scure, lucenti, solide: l'opposto di quando per l'agitazione le si dissolvono. Ha già visto quella patina in passato, perché il suo maestro ne era sempre ricoperto; l'aveva chiamata Armatura e le aveva detto che avrebbe smesso di allenarla quando lei stessa sarebbe stata in grado di svilupparla.

"Non è possibile..." mormora a denti stretti, fissando le chiazze oscure che ha addosso.
Cautamente lui lascia la presa quando si rende conto che tra i due la più esterrefatta è lei. Jade respira lentamente e a poco a poco quelle ombre spariscono: alza gli occhi di fronte a sé, trovando quelli di Ace spalancati.

Finalmente quegli incontri sarebbero finiti: non avrebbe più dovuto sottostare alle regole del suo insegnante. Non avrebbe più rivisto quel volto ripugnante e sentito quella voce idiota e crudele allo stesso tempo. È così felice che non può fare a meno di condividere quell'euforia con qualcuno, chiunque, il primo che adocchia.

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