Capitolo 12

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Zayn mantiene la promessa e, poco dopo, mi ritrovo fuori da quella stanza infernale.

Se mi avessero detto che mi sarei trovata a correre mezza nuda nel corridoio di un hotel di lusso, dopo una sparatoria, trascinata per la mano dal mio capo, mi sarei fatta una bella risata. E invece, mentre cerco di uscire da qui il più velocemente possibile cercando di non cadere per colpa dei tacchi, non posso fare a meno di continuare a chiedermi in che cosa mi sia cacciata.

L'aria fredda della notte mi colpisce il viso e fa tremare di freddo il mio corpo nudo, ma mi permette di riprendere a respirare meglio non appena usciamo dall'imponente porta di vetro tra il caos generale della hall. Tiro un sospiro di sollievo quando, finalmente, raggiungo la grande auto nera di Zayn e lui mi apre la portiera spingendomi impetuosamente all'interno. Mi metto seduta sul sedile del passeggero e lui mi raggiunge dal suo lato.

Sobbalzo quando sferra un violento pugno al volante mordendosi aggressivamente il labbro, poi passa la mano all'interno dei suoi folti capelli, scompigliandoli e tirandone leggermente le punte. Si toglie la giacca e la lancia sulle mie gambe dopo aver notato che il mio corpo è scosso da numerosi brividi dovuti al freddo. 

Tentenno un attimo e poi, dopo aver ricevuto un'occhiataccia, la infilo tenendola chiusa con le mani per coprire il mio corpo e riscaldarmi. Espira rumorosamente quando appoggia la sua pistola tra i nostri sedili, forse per scaricare la tensione, poi mette in moto subito dopo e sgomma fuori dal parcheggio.

Lo guardo tastare all'interno della tasca dei suoi eleganti pantaloni per estrarne il cellulare e, alternando la sua attenzione tra il telefono e la strada, comporre un numero e portarlo all'orecchio.

«C'è stata una sparatoria.» annuncia solennemente parlando con qualcuno, la mano che avvolge il volante si stringe e le sue nocche si tingono di una sfumatura bianca, «Mi fermo al magazzino per stanotte. Triplicate la sicurezza, voglio qualsiasi angolo della casa coperto.»

Perché sembra così a suo agio nel parlare di sparatorie e nel dare ordini sulla sicurezza? È come se dovesse difendersi spesso da uomini che cercano di ucciderlo.

«Che cosa è successo?» trovo il coraggio di domandare dopo aver preso un lungo respiro. La mia voce è ancora tremante.

Mi ignora, tiene gli occhi puntati sulla strada davanti a lui, una mano fruga nello sportello della lussuosa auto per estrarre un pacchetto di sigarette. Ne prende una, la posa tra le carnose labbra, la illumina con un accendino che sembra essere parecchio costoso e getta di nuovo il pacchetto nel cassetto.

Fa un lungo tiro liberatorio che sembra rilassarlo parecchio, poi prende la Marlboro tra le dita e rilassa i muscoli della faccia.

«Mi hai sentita?» insisto io a voce più alta. Fisso il suo profilo illuminato dalle luci della strada poco trafficata mentre, concentrato sul tragitto, risulta maledettamente bello.

Scuoto la testa tra me e me per scacciare questo pensiero ricordandomi di averlo appena visto con un'arma tra la mani ma, per qualche strano motivo, non riesco ad avere paura nonostante sia notte fonda e io sia seduta in macchina con un criminale.

«Zayn che cazzo è successo là dentro?» ripeto, ora gridando, squadrandolo mentre lui non si scompone.

«C'eri anche tu, no? Hai visto quello che è successo.» replica con serietà prima di fare un altro lungo tiro dalla sigaretta, lasciando poi fuoriuscire il denso fumo bianco che si propaga all'interno dell'auto, mescolandosi al forte odore di dopobarba.

«Smettila di prendermi in giro!» sbotto con il tono di voce fin troppo alto, mettendomi seduta verso di lui per puntargli il dito contro.

«E allora tu smettila di fare domande stupide.» ribatte senza scrupoli, sembra troppo pensieroso e infastidito da me per rivolgermi un'occhiata.

«Questi sono gli affari illegali di cui parlavi?» domando io dopo essermi schiarita la voce, incrocio le braccia al petto con la fronte corrugata. Ho rischiato la vita per colpa sua, il minimo che può fare è darmi delle spiegazioni.

«No, queste sono le conseguenze degli affari illegali.» replica abbassando il finestrino per buttare all'esterno il mozzicone ormai consumato.

«Esistono affari che hanno come conseguenza la morte?» scuoto la testa tra me e me, sbalordita più dalla semplicità con cui ne parla, che da ciò che dice.

«Oh, non hai idea di quanti.» sogghigna nervosamente lui ma i suoi occhi sono seri, cupi, «Certe persone ucciderebbero per un carico di droga.»

«E tu sei tra queste?» doveva uscire come una domanda, ma le mie parole trasudano provocazione.

«Oh andiamo tesoro, ti sembro così banale?» ironizza con espressione divertita, lo posso notare dalla smorfia disegnata sulle sue labbra. Il nomignolo che usa mi costringe ad alzare gli occhi al cielo.

«Sei una specie di mafioso?» oso chiedere con un filo di voce mentre lui scuote la testa divertito per prendermi in giro, «Fai parte di qualche banda o cose del genere?»

«Bingo.» ammette lui alzando l'angolo della bocca, «Sono il capo, per la precisione.» aggiunge con soddisfazione.

Sgrano gli occhi e spalanco la bocca non appena mi rendo conto di ciò che ha detto. La strana e dolorosa sensazione nello stomaco è tornata, insieme a quel nodo alla gola che non mi lascia respirare bene. Ringrazio il cielo di essere seduta perché, altrimenti, sono sicura che le gambe non mi avrebbero retta in piedi.

Avevo capito di non avere a che fare con persone del tutto pulite, forse avevo anche immaginato questo per un momento, ma sentirmelo dire è tutta un'altra storia. Una gang è decisamente troppo, continuo a pensare tra me e me, pizzicandomi la coscia come se potessi risvegliarmi da questo incubo. Non ne so molto, ma mi è capitato di leggere un paio di articoli sull'argomento, forse di vedere anche un film qualche anno fa, e quello che so è che sono criminali senza scrupoli.

E, nonostante tutto ciò, per qualche assurdo motivo continuo a non avere paura di Zayn e riesco a vedere qualcosa di buono nei suoi occhi tenebrosi, freddi e distaccati.

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