Capitolo 56 - Epilogo

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Questo è troppo, adesso sono davvero stanca delle sue bugie, penso mentre come una furia torno davanti a lei, a pochi centimetri dal suo viso bagnato.

«Smettila!» grido con tutta la voce che ho in corpo e con gli occhi inferociti che fissano i suoi.

«Chloe, so che è difficile da accettare ma è la verità.» insiste lei, si morde nervosamente il labbro, forse terrificata dalla mia reazione o da quella di Zayn dietro di me. A proposito? Perché Zayn non si è ancora scagliato contro di lei e non l'ha zittita puntandole la pistola contro?

«Stai zitta!» urlo con violenza, la mia fronte sbatte con forza contro alla sua e costringe la sua testa ad indietreggiare un po', «Zitta.» le ordino di nuovo sibilando. Non mi riconosco, non ho mai provato la rabbia che circola ora in tutto il mio corpo. Ho sempre odiato la violenza, eppure eccomi qua a desiderare con tutta me stessa di prenderla a pugni.

«Zayn ha ucciso tuo padre.» ripete scandendo bene ogni parola come se non capissi ed è la goccia che fa traboccare il vaso.

Tutto il nervosismo accumulato fino ad ora, la rabbia, la profonda delusione, si sfogano nella mia mano che prende il suo viso, stringendone le guance con forza, con la consapevolezza che, forse, potrei farle male: «Ti ho detto di chiudere quella cazzo di bocca.» impreco quasi contro alle sue labbra, la mia vista viene offuscata dalle lacrime che continuano a sgorgare dai miei occhi.

«Chloe, no...» cerca di tranquillizzarmi Zayn, mi prende dalle spalle costringendomi a mollare la presa, ad indietreggiare e ad allontanarmi da Sharon, «Andiamocene.»

La sua voce e il suo tocco delicato hanno un potere calmante su di me ed io lascio che afferri la mia mano tremante, anche se il mio sguardo rimane incollato sulla bionda. Mi sta pregando con gli occhi di crederle e devo ammettere che è brava a raccontare bugie, sembra davvero sincera.

Sento il pollice del mio ragazzo che accarezza il dorso della mia mano quando mi tira dietro di lui per uscire dal capannone. Perché è così tranquillo nonostante lo abbia appena accusato di aver ucciso mio padre?

Zayn ha ucciso tuo padre, continuo a ripetere tra me e me, senza voler ascoltare quella fastidiosa voce nella mia testa ma, allo stesso tempo, senza riuscire ad ignorarla. È come se mi svegliassi di colpo, come se tutto avesse un senso.

Senza pensarci troppo, mi blocco di colpo sfilo le mie dita dalla mano di Zayn. Raccolgo la pistola che aveva lasciato cadere a terra e, lentamente, con la paura che si impossessa del mio stomaco, la alzo. Il freddo materiale mi fa rabbrividire, accompagnato dal freddo, dal disgusto, dal terrore.

«Dimmi che non è vero.» ordino ad alta voce, puntando l'arma contro al viso attonito e sorpreso del mio ragazzo. I suoi occhi sgranati e la sua bocca spalancata mi fanno capire che è spaventato, nonostante stia cercando di non farlo vedere e di mantenere la calma.

«Chloe...» prova a dire, alza i palmi delle mani e mi fa segno di abbassare l'arma ma ottiene l'esatto contrario.

«Zayn, dimmi che è una cazzata, ti prego, dimmi che non c'entri niente con la morte di mio padre!» grido io mentre i singhiozzi mi impediscono di non prendere pause, la mia mano trema sempre di più.

I suoi occhi si abbassano, interrompendo il contatto con i miei, le sue labbra si chiudono e la sua mascella risalta facendomi capire che sta digrignando i denti. Passa una mano tra i capelli ed inspira profondamente, per poi trattenere il respiro per un attimo e lasciarlo andare in un lungo sospiro. «Chloe, posa la pistola.» mi supplica, poi tortura il suo labbro inferiore con i denti prima di continuare, «Lascia andare la pistola e parliamone.»

«Di cosa dobbiamo parlare?» scuoto la testa velocemente, non volendo accettare la realtà che mi pugnala al petto. Il mio viso è disperato mentre le lacrime non escono più, come se fossero finite, il mio cuore batte all'impazzata e il mio respiro è corto, «N-non sei stato tu.» continuo a ripetere per convincere me stessa, nonostante lui non si giustifichi. Ti prego Zayn, giustificati, urlami contro, prendimi il viso con forza, stringimi il braccio, lancia qualche oggetto e dimmi che non sei stato tu. È in silenzio, con gli occhi abbassati e il corpo immobile, le braccia stese lungo i fianchi e l'espressione più rassegnata che impaurita.

«I-io non lo sapevo. Te lo giuro. Tu mi hai detto di chiamarti Chloe e io non sapevo che tu fossi Sophia...Sophia Caruso. Non lo sapevo Chloe te lo giuro, ma ti amo allo stesso modo e sono sicuro che potremo-» si lascia andare come un fiume in piena ma non lo sto più ascoltando, la sua voce è rotta e penso che si metterà a piangere da un momento all'altro. Non l'ho mai visto così insicuro, così impaurito e, sicuramente, non è la pistola a spaventarlo.

Il silenzio ci avvolge ed io non riesco a parlare. Voglio sapere ma, allo stesso tempo, so di non essere in grado di reggere un colpo del genere. Forse, sono ancora in tempo per riprenderlo per mano, andarmene e fare finta di niente? Per fingere, almeno con me stessa, di non aver sentito quelle parole?

All'improvviso, il silenzio è spezzato dal solito rumore assordante che ho imparato a conoscere bene. Uno sparo sopra di noi, probabilmente in aria, mi spaventa e mi fa sussultare mentre, involontariamente, il mio dito preme il grilletto.

«Zayn!» grido vedendolo cadere a terra.

Succede tutto così velocemente da non lasciarmi il tempo di rendermi conto che ho sparato un colpo. Non avrei voluto, non avrei mai voluto farlo ma capisco che è troppo tardi e che il proiettile lo ha già raggiunto quando lo guardo giacere a terra, immobile, in silenzio, senza lamentarsi, senza cercare aiuto, solo disteso e sanguinante.

Scuoto la testa per un attimo per svegliarmi da questo incubo, apro la bocca annaspando in cerca di aria ma mi sembra di soffocare, porto una mano alla gola come se potessi riuscire a liberarla dal nodo che non mi permette di respirare ma nulla sembra funzionare. Chiudo gli occhi e uso tutte le ultime energie rimaste nel mio corpo per pensare intensamente a riavvolgere il nastro, a tornare a qualche minuto fa ma, ovviamente, quando li riapro mi ritrovo ancora nella stanza poco illuminata, umida e fredda. Quella che credevo la mia migliore amica è alle mie spalle e, dopo aver urlato, ha ricominciato a piangere mentre il mio ragazzo, e anche l'assassino di mio padre, giace a terra.

«Zayn!» sento dire alle mie spalle da una voce familiare, mi volto per vedere gli occhi di Kevin ingrandirsi e saltellare da me al corpo del suo capo, come se stesse metabolizzando ciò che è appena successo. Guardo l'uomo stringere con forza i suoi capelli e tirarli, appena prima di correre verso il mio ragazzo.

Vorrei fare lo stesso e cercare di salvarlo, rimediare all'enorme errore che ho fatto ma, completamente in panico, non ci riesco. Le mie gambe decidono di cambiare rotta e obbligarmi a scappare.

Mentre corro il più velocemente possibile tra gli alberi del bosco, con il fiato corto, le lacrime che offuscano la mia vista e un dolore nel petto mai provato prima, capisco una cosa fondamentale. Noi avevamo deciso di stare insieme ma, a quanto pare, il destino aveva altri piani per noi.

Lasciate che vi dia un consiglio: non programmate la vostra vita nei minimi particolari senza prendere in considerazione il destino perché il destino è in grado di cambiare qualsiasi cosa.

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