Capitolo 26

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«Aspetta.» mi obbligo e bloccarlo con la mano davanti al suo viso quando, finalmente, le nostre labbra stanno per unirsi e mi maledico subito dopo ma non riesco più ad ignorare il mio cellulare che non smette di squillare.

E se fosse qualcosa di importante? continuo a chiedermi per convincermi a lasciare perdere per un attimo il bellissimo moro sopra di me, sicura che potremo ripartire esattamente da qui tra poco.

«Cosa?» sembra un po' sorpreso quando è costretto ad allontanare il viso dal mio e io lo osservo dispiaciuta, realmente dispiaciuta.

«Solo un attimo.» mi metto seduta e scivolo all'indietro sulle lenzuola per raggiungere il comodino e prendere in mano il telefono che continua a suonare e vibrare in un mix confuso di rumore. Leggo il numero della clinica e, senza pensarci due volte, scorro il pollice e accetto la chiamata per sentire la voce di mia sorella dall'altra parte.

«Tesoro!» rispondo con esaltazione mettendomi in piedi, Zayn rimane seduto ai piedi del letto guardandomi perplesso ma, ormai, non gli presto particolare attenzione.

«Chloe!» mi saluta Amanda dall'altra parte, sembra sollevata di potermi finalmente parlare.

«Solo un secondo...» la metto in attesa, appoggio il telefono sul letto per indossare di nuovo la vestaglia e poi lo riprendo correndo fuori dalla stanza nel corridoio semibuio, «Eccomi.»

«Chloe, vienimi a prendere, ti prego!» mi supplica lei, posso capire che trattiene i singhiozzi dalla voce spezzata e leggermente roca.

«Ehi, ma cosa dici?» chiedo preoccupata.

«Odio questo posto, voglio tornare a casa!» grida lei in lacrime.

«Ma se fino all'altro giorno eri contentissima!» controbatto io scuotendo la testa tra me e me, «Amanda cos'è cambiato?»

«Vienimi a prendere, per favore.» mi scongiura con un tono di voce talmente straziante, che vorrei prendere il primo aereo disponibile e tornare da lei, abbracciarla e dirle che andrà tutto bene.

«Che cos'è successo?» scivolo con la schiena contro alla parete, finendo seduta sulla moquette del corridoio, con le gambe incrociate e un dolore nel petto.

«Ho litigato con l'unica vera amica che avevo qua.» si lamenta lei, a stento riesce a parlarmi tra i singhiozzi insistenti.

Vorrei dirle che passerà, che non è successo niente di che, ma so che sminuire il problema non la aiuterà a calmarsi, quindi faccio un lungo sospiro prima di parlare: «Amanda so che litigare con un'amica è brutto e capisco che, convivendoci, sia ancora più difficile ma-»

«Se capissi non ci sarebbe un ma, saresti già uscita di casa per venire a prendermi e portarmi via di qua!» brontola innervosita.

«E cosa risolverebbe?» le chiedo cercando di parlare a bassa voce per non disturbare gli altri ospiti e per non agitarla ulteriormente, «Scappare da lì non ti aiuterebbe. Ti stai curando, vuoi davvero sprecare tutti gli sforzi che hai fatto per una stupida lite?»

«Non so se riesco a rimanere qua...» borbotta ancora rattristata ma sono sicura che non stia più piangendo.

«Non dire stupidaggini Amanda.» la rimprovero severamente, ora con il tono di voce duro, «Sei la ragazza più forte del mondo, hai superato così tante cose brutte nella tua vita e non sei capace di reagire dopo una lite con una ragazzina?»

«Sei tu la più forte del mondo...» si addolcisce lei, abbassando il suo tono di voce.

«Siamo delle ragazze toste, eh?» ironizzo io per strapparle un sorriso e, infatti, emette una breve ma divertita risatina prima di lasciarmi continuare, «Vedrai che si risolverà tutto e, se non dovesse succedere, ricordati che sei abbastanza forte per andare avanti.»

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