Capitolo 52

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Zayn continua a guardarsi attorno e capisco che ha paura e sa di non avere molto tempo per andare via. Mi solleva con calma, forse cercando di non farmi agitare ancora di più ma, per la prima volta, un velo di terrore passa attraverso i suoi occhi. Preme un bottone per far aprire l'auto e appoggiarmi sui sedili posteriori, dove io posso stendere la gamba che comincia a farmi male. Sale immediatamente e mette in moto, dando gas per uscire in fretta da questo maledetto posto. Vorrei chiamare Sharon ed assicurarmi che stia bene, ma il mio cellulare è da qualche nel parcheggio, rotto in mille pezzi.

«Stai bene?» ripete per l'ennesima volta, ora è più calmo. Non capisco se guardi me o la strada dietro quando lancia un'occhiata allo specchietto retrovisore.

«S-sì...» balbetto io incerta, tenendomi al sedile davanti mentre tengo le gambe sdraiate sui posti in pelle riscaldati.

«Ti fa male qualcosa?» domanda lui, estraendo la sua solita Marlboro per cercare di tranquillizzarsi.

«Un po' il fianco... E la caviglia.» rispondo io, poi mi lascio andare con la schiena contro al freddissimo finestrino e chiudo gli occhi, come se riaprendoli potessi scoprire che era solo un brutto sogno.

«È tutto finito, ok? Adesso ritorniamo a casa.» mi consola lui, ma forse sta cercando più di convincere se stesso che me. Sospira rumorosamente lasciando uscire una boccata di fumo che invade l'abitacolo. Apre il finestrino, ma l'aria arriva dritta sul mio viso e lo richiude subito, scusandosi. Tenendo la sigaretta tra le labbra, digita qualcosa sul suo cellulare, mentre l'altra mano tiene saldamente il volante. Anche da qui posso vedere le sue nocche bianche, segno che lo sta stringendo più del dovuto. I suoi occhi saltellano tra la strada ed il display, vorrei dirgli di non usare il telefono mentre guida, ma non mi sembra il momento di fargli una ramanzina.

Chiudo di nuovo gli occhi e provo a calmarmi ma ottengo l'effetto contrario. Il silenzio ci avvolge ed io ho modo di pensare e ripensare al fatto che ho rischiato di morire, prima con una pallottola e poi con un'auto che voleva investirmi. Sono innamorata di Zayn, ma non posso fare a meno di chiedermi se ne valga la pena. Io voglio stare con lui, lo voglio davvero, ma questa è la sua vita e, forse, non fa per me. Eppure io so che non potrei mai stare senza, so che la mia vita non sarebbe la stessa se io non l'avessi mai incontrato.

Quando arriviamo davanti alla villa del mio ragazzo, posso notare uomini armati appena oltre il cancello. L'auto si ferma, Carlos ci raggiunge subito e si offre di portarmi dentro, ma Zayn scuote la testa e mi prende in braccio senza fare troppa fatica. Entra dentro e ci sono solo un paio di ragazzi della squadra ed Emma, capisco che sanno quello che è successo perché rimangono in silenzio, con l'espressione compassionevole mentre mi fissano.

«Ciao Chloe!» mi saluta la rossa dopo un po' con la solita voce squillante, sventolando la mano dalle lunghissime unghie.

«Ciao...» le rivolgo un debole ma dolce sorriso.

Zayn non saluta nessuno, raggiunge il divano e mi ci appoggia delicatamente. Si siede vicino a me, prendendo la mia gamba per appoggiarla sulle sue, togliendomi la décolleté e fissando insieme a me la mia caviglia gonfia. Ordina ad Emma di prendere del ghiaccio e a Joseph di triplicare la sicurezza, loro eseguono senza fare domande.

«Non ho mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita.» ammette, interrompendo finalmente il silenzio, prende la mia mano tirandomi a lui finché la mia fronte non finisce contro alla sua spalla e la sua mano può accarezzare i miei capelli.

«Anche io ho avuto paura.» bisbiglio inalando il suo profumo piacevole, mentre avvolgo le mie braccia attorno al suo corpo scolpito.

«Mi hanno picchiato, accoltellato, mi hanno puntato addosso pistole di ogni tipo e parecchie pallottole mi hanno sfiorato nella mia vita, ma non ho mai avuto così paura.»

«Davvero?»

«Per un attimo, ho creduto di averti persa Chloe.» la sua voce è spezzata, come se potesse piangere da un momento all'altro, «E se ti perdessi, non avrei più niente, sei tutto quello che mi è rimasto.» continua lui dopo aver rumorosamente deglutito a fatica, e mi stringe ancora di più a lui.

Mi stacco solo per guardare i suoi magnetici occhi scuri e gli schiocco un delicato, quanto sentito, bacio sulle labbra. «Va tutto bene.» sussurro guardandolo mentre, con un dito, sfiora delicatamente il mio piede con l'espressione affranta, le labbra serrate e la mascella che risalta, probabilmente perché sta digrignando i denti.

«No, non va tutto bene.» scuote la testa con decisione e muove appena il mio piede da una parte e dall'altra, lanciandomi un'occhiata mentre le mie labbra si piegano in una smorfia di dolore.

«Non fa così tanto male.» mi affretto a dire, appoggiando la mano sulla sua come per rincuorarlo, posso capire dal suo sguardo che si sente in colpa per quello che è successo.

«Non parlo del piede, te la caverai con un po' di ghiaccio e una crema.» replica lui mordendosi il labbro inferiore e distogliendo lo sguardo, «Devo capire che cazzo sta succedendo.»

«Cosa intendi?» oso chiedere e rompo con i denti una pellicina attorno all'unghia del pollice.

«Qualcuno sta cercando me, te, forse entrambi.» scuote la testa sbuffando, passa le mani tra i suoi capelli tirandone con forza le punte, poi si stropiccia il viso, «E ti giuro su Dio che scoprirò chi sono quei figli di puttana e li ammazzerò con le mie mani.»

«Non te ne andare, ti prego!» lo supplico quando si alza, la paura tinge ancora il mio tono di voce. Afferro con forza il suo braccio costringendolo a voltarsi verso di me.

«Non me ne vado Chloe, né ora, né mai.» mi assicura e si siede di nuovo vicino a me, dal suo sguardo posso intravedere tutta le pena che prova nei miei confronti.

«Me lo prometti?» domando alzando i miei occhi sui suoi.

«Te lo prometto.» scandisce bene ogni parola con l'espressione seria e sincera. 

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