Capitolo 11

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Non avrei mai pensato di entrare nella suite di uno degli hotel più lussuosi di tutta New York. Per un attimo dimentico di essere una spogliarellista, dimentico il club proprio come mi ha chiesto Zayn e, chiudendo gli occhi per qualche secondo, mi sento una bellissima donna che partecipa ad una serata di gala. Ho indossato il mio nuovo vestito lungo fino al pavimento, di uno spento colore rosso scuro, che lascia scoperte la schiena e le braccia e, con uno spacco, rivela una delle mie gambe slanciata dal tacco. Ho raccolto i capelli in un'acconciatura fine e ho messo dei piccoli diamanti ai lobi.

Richiudo la pesante porta marrone e mi ritrovo nella grande stanza illuminata da piccoli faretti bianchi. In un salottino di stile barocco ci sono una quindicina di uomini di tutte le età, alcuni seduti sui divani bianchi con qualche decoro dorato, altri in piedi a sorseggiare vino e fare conversazione con musica leggera in sottofondo. Con mia grande sorpresa, ci sono altre due ragazze; una biondina è ormai in intimo, a cavalcioni su un settantenne con folti baffi bianchi che, con il viso arrossato dall'eccitazione, la sta palpeggiando ovunque. L'altra, una moretta alta e proporzionata, sta sensualmente camminando tra gli invitati mentre il suo vestitino turchese a balze ondeggia ad ogni suo movimento e, ogni tanto, qualche invitato le sorride maliziosamente o appoggia la mano sul suo fondo schiena.

Il mio sguardo cade subito su Zayn che sta chiacchierando con un signore brizzolato con un fazzoletto rosa nel taschino della giacca. È perfettamente a suo agio in un ambiente del genere mentre la sua giacca nera, chiusa da un bottone, è in tinta con la cravatta lunga e sottile e i suoi pantaloni di alta sartoria. Ogni tanto passa la mano tatuata tra gli ordinatissimi capelli laccati o sfrega la sua barba curata. Ha un meraviglioso e pieno sorriso sulle labbra anche se quando si limita ad alzarne solo un angolo è molto più sensuale.

Un uomo sulla quarantina mi fa segno di raggiungerlo, costringendomi a smettere di pensare al mio capo, e io cammino verso di lui ancheggiando. Mi porge un calice di champagne che io accetto volentieri e poi appoggia la mano sulla mia schiena per farmi avanzare fino ad un divanetto posto in un angolo della stanza.

Mi siedo accavallando le gambe, facendo particolare attenzione a mostrare la mia coscia nuda e, questa volta, senza quei brillantini di poco gusto e scarsa qualità che sono sicura abbia invece dovuto stendere Sharon sulla sua bellissima pelle di porcellana, chissà se è sul palco o se ha una stanza stanotte. Spero stia bene.

«Sei bellissima.» sospira l'uomo avvicinando il viso al mio orecchio, appoggiando il mento sulla mia spalla coperta solo da un sottile spallino e io rinuncio alle mie preoccupazioni per prestargli attenzione.

«Grazie.» rispondo fingendomi lusingata e sorrido mostrando i denti dritti e bianchi.

La sua mano si appoggia sulla mia coscia per poi raggiungerne il retro e massaggiare delicatamente, spostandosi sempre di più verso la mia natica e, quando la raggiunge, la stringe vigorosamente.

Mi solleva leggermente per farmi avvicinare a lui e io mi impongo di solleticare il suo petto coperto da una camicia bianca, salendo e scendendo con le mie dita dalla manicure perfetta. Lui osserva la mia mano che si muove con un sorriso malizioso e, alzando lo sguardo, posa le sue iridi blu sulle mie labbra tinte di rosso e si avvicina lentamente, intento a baciarmi. Distolgo subito il viso girandomi e, subito dopo, appoggio la bocca sul suo collo per iniziare a disegnare piccoli cerchi con la lingua e sperare che dimentichi che ho appena rifiutato il suo bacio.

Sento delle mani sui miei fianchi e, voltandomi, capisco che appartengono ad un altro ragazzo che ci ha raggiunti, sedendosi vicino a me. È un ragazzo giovane, forse non raggiunge neanche i trent'anni, ha capelli corti e grandi occhiali sul naso aquilino.

Accarezza il mio corpo con delicatezza, forse addirittura imbarazzo, e affonda il viso dietro al mio orecchio inspirando profondamente.

«Hai un profumo buonissimo.» bisbiglia e poi lascia una scia umida di baci dietro al mio collo, io mi limito a ringraziarlo accarezzando i suoi capelli scuri senza voltarmi.

Per non perdere la mia attenzione, anche il quarantenne si mette a stuzzicare la pelle all'altezza della mia gola, scendendo sempre di più verso la scollatura. Lascia scivolare uno spallino, poi l'altro, abbassando il mio vestito per rivelare i miei seni coperti da un reggiseno di pizzo che lascia ben poco all'immaginazione.

Il ragazzo, a sua volta, mi fa mettere in piedi e, con un gemito di apprezzamento, abbassa il mio vestito che cade ai miei piedi e rivela gli slip bianchi, abbinati al reggiseno, e il mio sedere tondo e scoperto.

Mi risiedo, questa volta a cavalcioni sul giovane che mi sorride allusivamente e squadra bramante tutto il mio corpo, passando le mani sui miei fianchi, poi sulla schiena, poi sulle gambe. Capisco che vorrebbe stringere le mie natiche ma non ne ha il coraggio da come avvicina le sue dita e, goffamente, le allontana poco dopo mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

Passo l'unghia dell'indice sul suo collo, scendendo verso il suo petto e, mentre sto per aprire il primo bottone della camicia, un rumore sordo, fortissimo e quasi assordante riecheggia nella stanza facendomi bloccare di colpo.

Con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, ci metto un attimo per voltarmi e realizzare che il boato proveniva da una pistola che ha appena scagliato il proiettile contro ad un uomo che ora giace a terra, con una mano portata al petto e il volto estremamente sofferente. Attorno a me, tutti gli invitati si muovono: c'è chi si butta a terra, chi è già riuscito a scappare, chi cerca di difendersi mentre io non riesco a fare nemmeno un passo e mi ritrovo sul divano, sola, senza riuscire a reagire. Fatico a respirare mentre tutto attorno a me sembra andare al rallentatore, le urla sembrano distanti nonostante non lo siano, mi sembra di fluttuare in una bolla sospesa in aria ma la realtà è che sono qua, a pochi metri da una pistola che non sembra voler smettere di sparare.

Rimango immobile sul divano, mezza nuda, annaspando per aria e cercando di deglutire la saliva che non vuole scendere. Il mio cuore sta battendo all'impazzata e, nonostante io cerchi di respirare normalmente, sembra che l'ossigeno non voglia entrare, bloccato da un nodo che mi stringe la gola. Gli spari si fanno sempre più forti mentre già un paio di persone sono sanguinanti.

Senza realizzarlo mi ritrovo a terra, trascinata dal muscoloso braccio di Zayn che mi tira insieme a lui dietro al divano come se potesse farci da scudo. Lo osservo mentre, con il volto teso, estrae una pistola dai pantaloni e poi mi rivolge uno sguardo compassionevole, forse per cercare di tranquillizzarmi.

Il bel moro si sporge con l'arma impugnata saldamente tra le mani e io appoggio istintivamente le mani sulle mie orecchie per cercare di limitare il rumore, mentre stringo gli occhi non appena vedo che preme il grilletto.

La paura si impossessa del mio stomaco e il petto comincia a farmi male come se qualcuno ci avesse appena tirato un pugno fortissimo.

«Va tutto bene.» cerca di rasserenarmi Zayn.

«Tutto bene?» ribatto con la voce tremante, sgranando gli occhi nella sua direzione.

Si volta per un attimo e non sembra particolarmente sconvolto o impaurito, mi chiedo quante volte abbia usato quella pistola per essere così disinvolto e tranquillo nel maneggiarla.

«Stai tranquilla.» ribadisce.

Tranquilla? Mi sta prendendo in giro?

Si sporge di nuovo e spara un paio di colpi prima di tornare dietro al divano per ripararsi, lo osservo mentre i muscoli del suo viso sono tesi, la fronte corrugata e le labbra piegate in un broncio cattivo. Spara e torna a sedersi come se avesse fatto questo per tutta la vita. Forse ha davvero fatto questo per tutta la vita?

«Guardami Chloe.» mi ordina, siccome non obbedisco volta il mio viso prendendo il mio mento tra le sue dita, un colpo sfiora il bracciolo del sofà per passare oltre di noi e colpire un cuscino, lui si mette a sparare una raffica di colpi prima di tornare da me e continuare, «Resisti, tra poco ce ne andiamo.»

«Voglio andarmene subito.» riesco a dire con la voce rotta, lamentandomi mentre le lacrime sgorgano finalmente sulle mie guance.

«Ce ne andremo prestissimo, te lo prometto.» mi assicura a bassa voce guardandomi intensamente negli occhi e prendendomi per un attimo la mano, stringendola tra la sua per cercare di calmarmi. 

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