Capitolo 39

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Fisso Zayn che, bello come sempre nel suo smoking nero, guida con lo sguardo concentrato e fisso sulla strada, le mani che avvolgono il volante nero della sua Jaguar e il suo profilo illuminato dalle luci artificiali che provengono dalla strada attorno a noi. È da ieri che non posso smettere di chiedermi chi domanderebbe alla propria ragazza di strusciarsi contro altri uomini, di accarezzarli, di baciare il loro collo. Non riesco a darmi pace e continuo a muovermi sul sedile in pelle dell'auto, cercando una posizione comoda quando mi volto e ammiro la città dal finestrino.

«Che c'è?» domanda e si volta per un attimo per lanciarmi un'occhiata, per poi ritornare a controllare prudentemente la strada di fronte a noi.

«Mh?»

«Ti vedo nervosa, che succede?» ripete alzando la voce e con la manovella del volume abbassa la musica che stava risuonando nel piccolo spazio.

«Nulla.» sbuffo io scocciata e ritorno ad esaminare i palazzi che scorrono vicino a me.

«Questo a me non sembra proprio nulla.» obietta.

«Pensa quello che ti pare.» faccio spallucce scuotendo la testa tra me e me, senza guardarlo.

Tasta in un cassettino dell'auto per estrarre il suo pacchetto di sigarette, lo apre e ne estrae una prendendola direttamente tra le labbra, per poi richiuderlo e gettarlo ancora vicino a lui.

Cerca anche l'accendino e, finalmente, infiamma la Marlboro facendo un lungo tiro liberatorio, espirando il fumo verso il finestrino leggermente abbassato. Una nuvola bianca ci avvolge mentre l'odore di tabacco invade le mie narici mischiandosi al profumo intenso del dopobarba di Zayn.

«Continuerai a fare la scontrosa per tutta la sera?» chiede dopo aver lasciato uscire ancora del fumo dalla sua bocca.

«Forse. Che ti importa?» grugnisco e incrocio le braccia al petto mentre il giubbino di pelle che indosso mi rende difficile il movimento.

«Che mi importa?» mi osserva con la fronte corrugata in un'espressione confusa, «Che cazzo significa che mi importa?»

«Oh, forse sei preoccupato che io sia scontrosa con i tuoi clienti!» esclamo annuendo come se avessi finalmente capito, «Tranquillo, so fare molto bene il mio lavoro.»

Lui fa un tiro che sembra voler consumare tutta la sigaretta, poi la getta fuori dal finestrino e lo chiude con un pulsante, attiva la freccia destra e gira il volante per fermarsi giù di strada, con l'espressione dura e severa.

«Ora mi dici che cazzo succede!» conclude lui, finalmente guardandomi e cercando di incrociare lo sguardo con il mio, sfuggente.

«No.» appoggio le mani sulle cosce coperte dal raso blu del mio vestito lungo e, quando scuoto energicamente la testa, gli orecchini lunghi che ornano i miei lobi creano un rumore piacevole.

«Chloe credi che io abbia tempo per i tuoi giochetti?» domanda appoggiando la testa al sedile e chiudendo gli occhi per un momento, come se cercasse di rimanere calmo.

«No, certo che no!» ribatto sarcasticamente, ora guardo la sua pelle ambrata, più scura a causa della luce flebile, e i suoi occhi che si riaprono per osservarmi con attenzione, «Devi andare a quella stupida festa e lasciare che la tua ragazza passi la serata con altri uomini.»

«Ah, quindi è questo il problema?» domanda lui con il tono di voce meno duro di poco fa, sembra quasi sollevato dal fatto di sapere perché sono arrabbiata con lui.

«Non lo capisci proprio, vero Zayn?» rido nervosamente e raccolgo una ciocca di capelli che mi infastidisce cadendo sul mio viso, «Mi stai facendo andare a lavorare sapendo che mi struscerò contro altre persone.»

«Sei una spogliarellista e ti pago per fare questo. Dovrei andarci io a spogliarmi e a strusciarmi contro i miei clienti?»

«Sei proprio un'idiota.» mormoro mentre mi volto smettendo di prestargli attenzione.

«Cos'hai detto?» il suo tono è calmo, ma è come se mi stesse dando un ultimo avvertimento.

«Ho detto che sei un'idiota.» insisto io, girandomi per vedere i suoi occhi furiosi.

«Smettila.» sembra avvisarmi per l'ultima volta con il tono di voce duro mentre la sua espressione si contorce e diventa cattiva.

«Idiota.» lo sfido io scandendo bene ogni parola e i suoi occhi sono attraversati da un velo di rabbia.

«Ascoltami bene,» afferra il mio mento con forza per costringermi a continuare a guardarlo come lui sta facendo con me, «non so bene chi ti credi di essere per parlarmi così, ma devi smetterla!» sibila con il viso pericolosamente vicino al mio. Forse mi farebbe meno effetto se urlasse, ma invece la sua voce è bassa, estremamente profonda e calma da gelarmi il sangue.

Lascia andare il mio mento e mi spinge via il viso ed io, con un nodo in gola che sembra minacciare di farmi piangere, apro la portiera dell'auto e scendo, incurante del fatto che non so dove mi trovo e fa particolarmente buio.

Mi metto a camminare incurante di Zayn che mi sta chiamando alle mie spalle, la strada viene illuminata ogni tanto da qualche macchina che passa e io faccio attenzione a camminare sull'erba con gli alti tacchi e il vestito eccessivamente elegante, tenendolo un po' sollevato con le mani.

L'aria fredda mi colpisce il viso, facendomi quasi tremare e la giacca di pelle è decisamente troppo leggera per questo periodo dell'anno.

«Chloe, sali in macchina!» sento Zayn gridare alle mie spalle e, quando mi volto, posso notare che ha rimesso in moto l'auto e sta lentamente ripartendo dietro di me. Abbassa il finestrino dal mio lato quando mi affianca andando molto piano, tanto che un paio di macchine sono costrette a sorpassarlo. Non ho alcuna intenzione di fermarmi.

«Chloe sto perdendo la pazienza, sali su questa cazzo di macchina.» mi rimprovera di nuovo, ancora gridando non so se per la rabbia o per farsi sentire, «Se non sali tra tre secondi me ne vado e ti lascio qua.»

«Uno, due e tre.» conto io senza guardarlo, scandendo bene ogni parola in modo irritante.

«Qual è il tuo cazzo di problema?» continua a gridarmi contro mentre l'auto mantiene il mio passo, «Stai camminando sul ciglio di una strada, al buio, vestita con un abito da sera e-»

«E tornerò a casa a piedi pur di non dover tornare con te.» replico io incrociando le braccia al petto, più per cercare di proteggermi un po' dal freddo pungente e invernale.

«Smettila di fare la bambina e sali in macchina o giuro su Dio che-» inizia lui.

«Che?» mi fermo io all'improvviso costringendo a frenare di colpo, non vorrei farmi vedere così ma sento le lacrime scorrere sul mio viso, «Che cosa farai Zayn? Mi prenderai per un braccio, mi stringerai il mento, lancerai qualche oggetto? O magari mi punterai una pistola contro?»

Lo vedo attraverso il finestrino abbassato mentre lascia andare all'indietro la testa, chiude gli occhi e fa un lungo respiro, come per calmarsi. Poi sfila le chiavi dal nottolino e scende dall'auto, raggiungendomi velocemente e gridando: «Chloe, mi dispiace.»

«E a me non interessa.» faccio no con la testa con decisione fissando i suoi occhi luminosi, per poi ricominciare a camminare.

Mi solleva senza fatica, mi prende in braccio come un sacco di patate, apre la portiera e mi getta in auto, richiudendola non appena sono seduta sul sedile posteriore e rimane sorpreso nel vedermi meno agitata.

Sale anche lui e mette in moto senza dire niente.

«Portami a casa mia.» ordino acidamente.

Lui sospira e fa come dico. Non parla per tutto il tragitto e io rimango a fissare il panorama fuori dal finestrino, senza guardarlo realmente, con le lacrime che continuano a rigare le mie guance raggiungendo le mie labbra e lasciando un fastidioso sapore salato.

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