Capitolo 54

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Non saprei descrivere una sensazione migliore di quella che sto provando mentre io ed il mio ragazzo siamo abbracciati, nudi, coperti solo da un lenzuolo bianco che sembra tenerci, se possibile, ancora più uniti. I suoi capelli solleticano la pelle del mio collo e la barba gratta delicatamente quando sfiora il suo naso contro alla mia spalla, lasciando ogni tanto qualche tenero bacio.

«Andiamo via.» mi propone lui di getto, di impulso, credo che non abbia nemmeno pensato alle parole che sono uscite dalla sua bocca ma, quando gli lancio un'occhiata, lui annuisce come per confermare ciò che ha appena detto.

«Dove?» domando io aggrottando la fronte in un misto di stupore e confusione.

«Via, ovunque.» scuote la testa velocemente, il suo sguardo intrigante si posa su di me, «Scappiamo da qua, dai problemi, dalle persone, dal nostro passato.» la sua voce è ancora bassa e ha richiuso gli occhi, io ho appoggiato di nuovo la guancia al suo petto.

«Sarebbe bellissimo...» ammetto io con aria sognante fissando il soffitto.

«Un'isola tropicale, una baita in montagna, una grande metropoli...» insiste lui e, anche se non lo vedo, sono sicura che le sue labbra si siano appena piegate in un dolce sorriso, «Ovunque tu voglia andare, basta che sia lontano da qui.»

«Ho sempre sognato di vedere le Hawaii.» ridacchio e incrocio le mie dita con le sue e alzando un po' il braccio per guardare le nostre mani unite, sorrido mentre le sfilo e le incastro di nuovo, giocherellando.

«Allora andiamo, molliamo tutto e andiamo a vivere alle Hawaii!» esclama lui, si mette seduto così velocemente da farmi quasi cadere all'indietro con la testa.

Mi guarda con l'esaltazione di un bambino negli occhi, con l'espressione contenta di chi ha appena risolto un problema, con la luce che non illuminava da un po' quelle iridi castane, scure, intense, ammalianti.

Mi si stringe il cuore nel capire che vorrebbe scappare, che vorrebbe cambiare la sua vita ed abbandonare, una volta per tutte, il suo mondo e, soprattutto, mi dispiace dover rifiutare.

«Sai che non posso Zayn...» faccio spallucce mettendomi seduta, a gambe incrociate e tenendo con la mano il lenzuolo alzato fino al mio seno per coprirlo, «Per quanto vorrei tanto andare via con te, non posso lasciare mia sorella, il locale, la mia vita.»

«Lo so, lo so.» fa sì con la testa con un sorriso appena accennato ma, forse per la prima volta, il suo volto parla per lui. Abbassa lo sguardo mentre le sue labbra diventano una linea sottile e spariscono all'interno della sua bocca, appoggia di nuovo la schiena alla testiera del letto ed inspira profondamente. Un nodo si forma nel mio stomaco nel vederlo così rassegnato e dispiaciuto, vorrei solo prendere il primo aereo, andarmene con lui e renderlo felice.

Perché io voglio renderlo felice come lui rende felice me, voglio aiutarlo come lui ha aiutato me, perché lo amo e farei di tutto per lui. Lo amo, lo amo alla follia, talmente tanto che al solo pensiero sento un tormento allo stomaco e il mio cuore sembra battere più forte.

«Ti amo.» mi sento dire e mi volto per incontrare il suo sguardo e un sorriso spunta sulle mie labbra.

I suoi occhi diventano più grandi, le sue labbra si piegano in una smorfia contenta, la sua fronte si distende e tutto il suo viso sembra più rilassato, più bello. Si tira su per sporgersi e prendermi le mani, tirandomi a lui e costringendomi a finire a cavalcioni sulle sue gambe. Non sono mai stata abbracciata così amorevolmente, calorosamente e protettivamente in tutta la mia vita e il suo tocco mi provoca un nodo in gola mentre, con tutta me stessa, provo a trattenere le lacrime che vorrebbero percorrere il mio viso all'idea di aver trovato una persona come lui.

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