Capitolo 22

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Quando Zayn mi ha detto che avrei dovuto lavorare in una discoteca, pensavo di dovermi strizzare in un vestitino striminzito e paillettato, con alti tacchi con plateau e trucco pesante, per ballare in una piccola stanza gremita di persone sudate. Ovviamente mi sbagliavo.

Ho indossato un bellissimo vestito asimmetrico in raso che da un lato cade fino al ginocchio e dall'altro lascia scoperta gran parte della mia coscia, slanciata da sandali dal tacco non particolarmente alto. Ho steso un po' di fondotinta, ho aperto lo sguardo grazie al mascara e ho terminato con un velo di lucidalabbra per far sembrare le mie labbra ancora più piene.

«Mi sembra che sia passata una vita dall'ultima volta che ho messo piede in una discoteca.» sbuffa Zayn lamentandosi per l'ennesima volta, almeno la cinquantesima da questa mattina.

«Non ti piacciono le discoteche, eh?» ridacchio io mentre camminiamo nel curatissimo giardino per raggiungere l'ingresso, in lontananza si può già vedere la scritta Boudoir illuminata.

«Non sono il mio posto preferito.» scuote la testa, poi infila le mani nelle tasche dei pantaloni di alta sartoria, in perfetta tinta con la sua giacca nera, «A te piacciono?»

«Mi piace il ricordo di quando ci andavo con i miei amici.» ammetto io mordendo l'interno della mia guancia mentre la nostalgia si fa spazio nel mio stomaco, «Erano bei tempi quelli.»

Il venticello leggero mi fa tremare di freddo e scuote i miei capelli castani che ricadono sulle mie spalle scoperte in larghi boccoli voluminosi. Zayn mi propone di darmi la sua giacca ma io la rifiuto con un sorriso perché ormai siamo arrivati all'entrata del grande locale.

Ci fanno entrare praticamene subito, forse riconoscendo il ragazzo dalla bellissima pelle ambrata, e quasi mi dispiace passare davanti ad una fila di persone che sta impazientemente aspettando.

Avevo un ricordo decisamente diverso delle discoteche, penso non appena metto piede in un salottino che sembra la hall di un costoso hotel.

Un'elegante signorina nel suo tailleur bianco ci dà il benvenuto, facendoci segno di seguirla tra i muri dorati di in un corridoio che mi ricorda vagamente quello del club, solo molto più grande e sfarzoso, come tutto qua a Dubai.

«Buona serata.» ci augura appena prima di spalancare una pesante porta marrone, rivelando una grande stanza con musica, luci e persone che sono già in pista.

È chiaramente un'area privata e non accessibile a tutti, perché non è affollata e sono perlopiù uomini soli o accompagnati da bellissime ragazze giovani.

«Non capisco come si possano fare affari in mezzo a questa confusione.» urlo all'orecchio del bellissimo ragazzo vicino a me.

«A qualche folle piace.» mi risponde gridando di rimando, «La musica alta impedisce ad altre persone di ascoltare, assicurando più privacy.»

«Contenti loro.» faccio spallucce con una smorfia confusa, faccio praticamente parte di una gang e non ci capisco assolutamente niente.

«Prendi pure qualcosa da bere, magari mettiti su un divanetto.» mi consiglia lui con il labbro che sfiora il mio orecchio, «Cerco i miei clienti intanto, ci vediamo dopo.»

«Va bene.» annuisco io e mi incammino verso il bar. Ordino un Cosmopolitan, credo che sia quello che beveva Carrie in Sex and the City e, anche se non sono sicura che mi piacerà, mi sembra un drink che s'addice a questo posto e ad un'elegante donna d'affari.

Con il bicchiere colorato dal liquido rosso in una mano, cerco un divanetto libero e, quando lo trovo, mi ci siedo incrociando le gambe e bevendo un sorso del cocktail fruttato molto buono. Ecco come mi avrebbe voluta mia madre: vestita bene, elegante, a sorseggiare un miscuglio di frutta e vodka da venti dollari in un posto per ricchi. Per lei sono sempre stata la figlia sbagliata, quella che puntava a studiare medicina invece che andare dall'estetista a farsi le unghie, quella che non voleva andare a fare shopping con lei e che non voleva un uomo ricco, voleva solo diventare medico. Sono abbastanza femminile ora, mamma? Alzo gli occhi al cielo a questo pensiero.

«Signorina, è libera?» sento alle mie spalle e, quando mi sto girando per rifiutare l'ennesimo uomo che si avvicina, vedo lo smagliante e incantevole sorriso di Zayn.

«No, sto aspettando il mio capo.» scherzo mentre lui si siede vicino a me, «Meglio che se ne vada prima di incontrarlo, non è un tipo molto simpatico.»

«Oh, davvero?» scoppia in una fragorosa risata, «Attenta a non farsi sentire da lui, potrebbe rischiare di perdere il suo lavoro.»

«Ha ragione, non accetta le critiche.» lo prendo in giro a bassa voce mettendo la mano al lato della mia bocca come per dirgli un segreto.

«Io non lo vedo qua in giro però...» si guarda attorno per un momento, «Magari potremmo ballare un po' prima che ritorni?»

«Non credo che a lui piaccia condividere.» lo provoco con un sorriso malizioso, fissando i suoi occhi che brillano nonostante la poca luce.

«Ne sono sicuro, e lo capisco.» si tira su per poi prendere la mia mano e farmi alzare, «Neanche a me piacerebbe condividere una ragazza così.»

Sorrido alle sue parole mentre camminiamo per farci spazio tra le persone che si dimenano in pista. Una canzone che conosco bene rimbomba ad altissimo volume in tutta la stanza mentre luci blu e viola si alternano a quelle bianche, provocando quasi fastidio.

Eppure non riesco a chiudere gli occhi perché davanti a me c'è il ragazzo più bello che io abbia mai visto, con i suoi capelli perfettamente pettinati all'indietro mentre una ciocca ricade sulla sua fronte.

Mi tira a lui tenendomi saldamente dai fianchi, quasi come se potessi scappare e il mio corpo finisce immediatamente contro al suo. Il suo profumo invade piacevolmente le mie narici. Appoggio le mie mani sulle sue larghe spalle, poi le lascio scivolare dietro avvolgendo le mie braccia al suo collo per essere ancora più vicina a lui.

Mi muovo sinuosamente, il mio bacino ondeggia contro al suo mentre il suo sguardo è particolarmente desideroso ora, si mordicchia insistentemente il labbro inferiore e mi sembra di impazzire.

L'angolo della sua bocca si piega in un mezzo sorriso estremamente sensuale, entrambi sembriamo imbambolati a fissarci con un'insistenza ossessiva.

«Il tuo capo è proprio fortunato...» sussurra al mio orecchio e la sua voce profonda, mentre le sue labbra si appoggiano al mio lobo, mi mandano numerosi brividi lungo tutto il corpo e non posso fare a meno di farglielo notare.

Il suo viso ritorna ad essere davanti al mio per squadrarlo insistentemente, le sue iridi si posano sulle mie labbra, ora vogliose delle sue. Continua ad avvicinarsi pericolosamente a me, i suoi pollici solleticano i miei fianchi premendo il raso del mio vestito e i nostri nasi ormai si stanno sfiorando con frenesia mentre sicuramente anche lui sta immaginando di fare lo stesso con le nostre bocche.

«Malik?» lo chiama un uomo sulla sessantina dai folti capelli brizzolati ed è come se ci riportasse alla realtà, facendo terminare la magia. 

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