Capitolo 45

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Il boato è quello a cui ero abituata io quando, a fine spettacolo, le ragazze fanno il loro ultimo giro tra i tavoli e gli uomini hanno la loro ultima occasione per toccarle, palpeggiarle, fare proposte sconce o lasciare i loro numeri.

«Ho fatto un sacco di soldi.» grida esaltata Sharon al mio orecchio quando passa vicino a me, accarezzandomi la spalla come farebbe con un cinquantenne arrossato dall'eccitazione.

«Ehi bella, mi dai il tuo numero?» ironizzo io sculacciando il suo sedere sodo e scoperto.

Entrambe scoppiamo a ridere e anche Zayn sembra divertito dal nostro modo di scherzare.

«Allora ragazzi, posso aggiungervi alla lista per la festa di sabato prossimo?» domanda la bionda, appoggia i palmi delle mani sul tavolo e si piega leggermente in avanti, urlando per essere sentita da noi.

«Oh giusto!» esclamo io e mi volto verso il mio ragazzo che mi osserva con espressione confusa, «Sharon ci ha invitati ad una festa.»

«Beh, se vuoi andarci per me va bene.» fa spallucce lui, rivolgendo un sorriso gentile anche alla mia amica.

«Perfetto! Ti mando tutti i dettagli per messaggio Chloe.» squittisce lei e batte la mani in segno di vittoria, per poi salutarci con la mano e continuare il suo giro all'interno del locale.

«Andiamo?» propongo io, comincio ad essere stanca.

«Certo.» annuisce alzandosi e indossa la sua giacca, per poi prendermi la mano e trascinarmi fuori.

Non posso fare a meno di ricordare quando uscivo di qua con Sharon, la stessa aria fredda delle prime ore del mattino colpiva i nostri visi stanchi, le prime luci dell'alba illuminavano le solite vie deserte e noi avevamo paura di incontrare qualcuno che ci derubasse o che ci facesse del male. Ora, invece, mano nella mano con il mio ragazzo, non posso sentirmi in pericolo perché so che mi proteggerebbe senza nemmeno pensarci, oltre al fatto che ha una pistola e sa perfettamente come usarla.

«Allora?» mi domanda lui mentre ci incamminiamo, «Com'è stato?»

«Strano, ma bello. Mi sono venuti in mente tanti ricordi, ma è stato bello sapere che è un capitolo chiuso e che non tornerò più a fare quello che facevo.»

«Questo è sicuro!» esclama come se fosse ovvio mentre prende una sigaretta dal pacchetto e la appoggia tra le labbra, «D'ora in poi potrai spogliarti solo per me.»

«E per i miei amanti.» scherzo io osservandolo mentre, sensuale come sempre, accende la sua Marlboro e fa un tiro.

«Ehi!» borbotta con un tenero broncio, provocando una risata ad entrambi poi ritorna serio, continuando, «Sembra gentile la tua amica.»

«Sharon?» annuisco appena, incrociando le mie dita con le sue e poi sfilandole, giocherellando con la sua mano, «Sì, è davvero una brava ragazza.»

Sta per rispondere quando, da destra, una figura alta e piuttosto robusta si mette davanti a noi, impedendoci il passaggio.

«E io che pensavo di avere le allucinazioni.» sento dire con un tono profondo e divertito da una voce roca, alzo lo sguardo per trovarmi davanti un ragazzo giovane con tatuaggi sul viso e capelli corvini, corti.

«Che cosa ci fai qui?» replica Zayn e sembra sorpreso quanto innervosito nel vedere il ragazzo, capisco subito che si conoscono ed è chiaro che tra di loro non scorra buon sangue dal modo in cui i muscoli del suo viso sono tesi e anche il suo corpo si è irrigidito.

Si scrutano con attenzione, come se non potessero perdere neanche una mossa dell'altro, le loro fronti sono corrugate e i loro occhi particolarmente inferociti. Se lo sguardo potesse uccidere, loro sarebbero entrambi già morti.

«Che cosa ci fai tu qui?» sputa il moro mentre i suoi occhi color ghiaccio diventano due linee e le sue pupille continuano a fare su e giù squadrando il mio ragazzo.

«Levati Jacob, non è il momento.» tuona e sembra voler consumare la sigaretta con un solo tiro, facendomi capire che è particolarmente nervoso.

«Perché?» domanda per poi spostare la sua attenzione su di me, pietrificandomi, «Oh, perché sei in compagnia di questa bella ragazza?»

«Smettila, ti ho detto di andartene.» sbotta il mio ragazzo.

«Chi è? La tua ragazza?» chiede con un sorrisetto provocatorio e poi mi porge la mano come per presentarsi.

«Non toccarla neanche!» grugnisce Zayn facendo un passo in avanti e scontrando il suo petto con quello dell'altro.

«Altrimenti?» lo sfida Jacob con una risata profonda e maligna che mi mette i brividi.

«Giuro che prima o poi ti faccio saltare la testa.» lo minaccia e il suo tono di voce mi immobilizza, la sua voce diventa roca e i suoi occhi si allargano imbestialiti.

«Come hai fatto con Aaron?» lo provoca lui con un sorrisetto e, quando viene pronunciato il nome di suo fratello, posso vedere l'espressione di Zayn cambiare.

All'inizio avvolge una mano attorno al collo del ragazzo poi, quando io balzo indietro spaventata, si volta per un attimo verso di me e, come se si ricordasse della mia presenza, lo lascia subito. «Andiamo.» mi prende la mano strattonandomi per tirarmi e superare Jacob.

«Che c'è Zayn? La verità è difficile da sopportare?» sentiamo alle nostre spalle con un tono divertito mentre ce ne andiamo a passo svelto.

Il silenzio cala su di noi, Zayn fuma nervosamente e non sembra essere dell'umore giusto per una chiacchierata su quello che è appena successo. Le sue labbra avvolgono la Marlboro ormai consumata, ma lui continua a fare lunghi tiri che sembrano lentamente calmarlo.

Tiene la sigaretta in bocca per affondare la mano tra i suoi capelli, tirandone leggermente le punte e facendomi capire che è particolarmente agitato. Chiunque fosse quel ragazzo, deve davvero averlo messo di cattivo umore.

«Chi era quello?» oso chiedere con curiosità e a bassa voce, quasi avendo paura della sua reazione mentre le scarpe cominciano a farmi male.

Lui mi tira per andare più veloce. «Nessuno.» si limita a rispondere e poi getta il mozzicone a terra e lo pesta prima di continuare a camminare.

«Andiamo Zayn, è evidente che non fosse nessuno.» insisto io e mi mordo nervosamente il labbro.

«Ed è evidente che io non ne voglia parlare!» sbotta lui, quasi gridandomi contro, poi serra le labbra e la sua mascella diventa più definita sotto alla barba curata.

Annuisco appena, per fargli capire che non farò più domande e fisso per un attimo il suo profilo illuminato dalla luce dei lampioni e, raramente, da qualche auto che passa vicino a noi. Le mie dita cercando le sue e, quando le trovano, afferro la sua mano e la stringo, cercando di calmarlo e, effettivamente, i muscoli del suo viso sembrano essere più rilassati mentre arriviamo davanti a casa mia.

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