Capitolo 47

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Un raggio di luce che entra dalle tende socchiuse mi costringe ad aprire gli occhi nonostante io sia particolarmente stanca. Ieri sera ci siamo addormentati molto tardi e ho l'impressione che Zayn sia rimasto sveglio ancora a lungo, tormentato dai pensieri.

Rimanendo a pancia in su, volto il viso appoggiando la guancia sul cuscino e posso vedere che il mio ragazzo è già sveglio, posizionato su un fianco e rivolto verso di me. Mi sorride dolcemente, poi allunga il braccio per appoggiare la sua mano sulla mia ed accarezzarne il dorso.

«Buongiorno.» sussurra alzando l'angolo delle sue bellissime labbra.

«Mi stavi fissando?» borbotto con voce assonnata ed un sorrisetto divertito, stringendo la sua mano.

«Direi piuttosto ammirando!» risponde con una risatina silenziosa.

«Beh, è comunque un po' da psicopatico, lo sai?» scherzo io, voltandomi sul fianco per poterlo vedere ancora meglio.

«Non è colpa mia se tu sei bellissima, soprattutto quando dormi.» si avvicina ancora di più, appoggiando la sua guancia sul mio cuscino mentre i nostri occhi, ora così vicini, non smettono per un attimo di guardarsi intensamente. Arriccia le labbra per chiedermi un bacio e io, senza pensarci un minuto di più, mi sporgo per stampargliene uno..

Con l'indice del mio dito, traccio le linee dell'inchiostro sul suo collo, poi salgo per definire la mascella e incontrare la sua barba. Poi, lentamente e molto delicatamente, sfioro il cerotto che copre ancora il suo taglio, mi sposto sul naso, poi sulle linee ruvide della sua bocca, leggermente screpolata per colpa del freddo, che si piega immediatamente in un sorriso. Chiude gli occhi non appena io mi avvicino ad essi, sfiorando le sue lunghissime ciglia nere che contribuiscono a rendere i suoi occhi così intensi e profondi da lasciare senza fiato.

«Sei così bello...» sospiro mentre il mio indice dalla manicure curata accarezza la cicatrice sulla sua guancia, così delicatamente da non poterla quasi percepire al tatto. Non si riesce a notare se non si guarda attentamente, è solo una sottilissima linea di pelle leggermente più sollevata.

«Quella cicatrice me la sono fatto da solo.» mormora lui, riaprendo gli occhi ed io alzo immediatamente i miei per perdermi nelle sfumature castane, «Ero ubriaco, sono tornato a casa e ho cominciato a rompere oggetti a caso. Una scheggia di vetro mi ha colpito in quel punto.»

Mi si stringe il cuore nel sentire quelle parole e, soprattutto, il tono di voce con cui le pronuncia. Le sue braccia avvolgono la mia vita per tirarmi ancora più verso di lui ed appoggiare le labbra alla mia spalla nuda, premendo per schioccare un umido bacio sulla mia pelle.

«Dopo la morte di mio fratello, avevo ancora mia madre a tenermi in piedi. Ma quando hanno ucciso anche lei... Io mi sono lasciato andare. Bevevo a tutte le ore del giorno. Ero praticamente sempre ubriaco marcio.» la sua voce si spezza e sono sicura che stia trattenendo le lacrime.

«Dio mio Zayn, ma quanto ti hanno fatto soffrire?» avvolgo le braccia attorno al suo collo e mi stringo a lui il più possibile, passando le dita tra i suoi capelli morbidi, «Non meriti nulla di tutto questo.»

Lui affonda il viso nell'incavo del mio collo inspirando a fondo, probabilmente per calmarsi, e mi solletica la schiena nuda spingendomi ancora più verso di lui, quasi come se potessimo diventare un'unica persona. Una lacrima riga la mia guancia quando mi rendo conto di quello che ha passato il ragazzo che ora mi sta abbracciando.

Come può un uomo essere tanto crudele da uccidere un'intera famiglia solo perché sua moglie lo tradiva? Come si può essere tanto meschini e disumani?

«In quei momenti avrei tanto avuto bisogno di una persona come te... Una persona in grado di calmarmi e di trasmettermi affetto anche solo guardandomi negli occhi. Una persona da amare.» sussurra contro al mio collo.

«Ora ce l'hai.» lo rassicuro mentre un brivido gelido percorre il mio corpo. Prendo il suo viso tra i palmi delle mani, accarezzando le guance con i miei pollici. Le mie iridi rimangono incollate alle sue per secondi, minuti, ore, non so dirlo perché mi sono completamente persa nei suoi occhi buoni. Le sue labbra si dischiudono ed io ne approfitto per lasciar scivolare la mia lingua al loro interno, incontrando subito la sua in un bacio passionale, irruento, in cui entrambi possiamo scaricare la rabbia, la tristezza, il rimorso che provocano i ricordi.

I nostri respiri diventano sempre più affannosi, i nostri corpi sembrano volersi fondersi dal tanto che premono uno contro l'altro. Emette un debole lamento di dolore e mi accorgo che il mio bacino preme con forza contro alla sua ferita.

«Scusa! Ti ho fatto male?» chiedo con l'espressione dispiaciuta, affrettandomi a staccarmi da lui.

«No, nessuno mi aveva mai fatto tanto bene...» scuote debolmente la testa con il sorriso più dolce che io abbia mai visto sulla bocca di qualcuno. Sento lo stomaco in subbuglio, torturato da un dolore che sembra insopportabile e, allo stesso tempo, la sensazione più piacevole che io abbia mai provato. Sapere di farlo stare bene, fa stare bene anche me. È questo l'amore? La voglia di fare di tutto per far stare bene l'altra persona? Perché se è questo, io lo amo davvero tanto.

Mi tira di nuovo a sé, tirandomi su di lui e abbracciandomi calorosamente. Io appoggio le mie labbra alla sua spalla e lui fa lo stesso con la mia, baciandola ogni tanto. Non so dire per quanto tempo rimaniamo così, stretti l'uno all'altra, sospirando, con le sue dita che solleticano la mia schiena e le mie che sfiorano la sua.

«Devo andare. Ho un appuntamento per... Per una cosa.» si stacca lui, osservandomi leggermente imbarazzato mentre si mette seduto e continua ad osservarmi. Annuisco debolmente, non potendo nascondere un po' di delusione nel vederlo alzarsi ed infilare la sua maglietta. Mi promette di tornare a prendermi questa sera per andare a casa sua, poi mi lascia un casto e tenero bacio prima di andarsene.

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