Capitolo 42

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Un debole grugnito mi costringe ad aprire gli occhi, la mia stanza si palesa attorno a me con i suoi mobili di bassa qualità ma carini. Mi basta voltare il viso sul soffice cuscino bianco per capire che Zayn si è già alzato e sentire che il lamento proviene dal bagno. Infilo le mie comodissime e calde pantofole rosa e lo raggiungo, potendo vedere dallo spiraglio della porta semichiusa che è in piedi davanti allo specchio sopra al lavandino, mentre tiene una garza nella mano per tener premuta la ferita, evidentemente ancora sanguinante. Le sue labbra sono piegate in una smorfia di dolore e la sua fronte è corrugata in un'espressione sofferente quando chiude anche gli occhi.

«Fa male?» chiedo io aprendo un po' di più la porta e appoggiandomi allo stipite mentre lo osservo di spalle.

«Un po'.» ammette lui riaprendo i suoi occhi che sembrano più chiari del solito, forse grazie alla luce che entra dall'alto oblò sulla parete di destra; mi guarda dal riflesso dello specchio e i muscoli del suo viso si rilassano immediatamente, sorride lievemente.

«Sembra che faccia più male di un po'.» annuisco verso il buco sul suo fianco mentre la benda si tinge lentamente di rosso.

«Puoi prendermi del disinfettante?» domanda in tono supplichevole, poi le sue labbra si attorcigliano in una smorfia di dolore e i lineamenti del suo viso diventano tesi quando solleva la garza lentamente, togliendola dalla ferita.

Provo un dolore al petto nel vederlo così. Se potessi dividere il male che prova, lo farei senza esitare un attimo.

«Certo.» gli lancio un'ultima occhiata prima di andare a prendere la boccetta che avevo lasciato sul tavolino del salotto la sera prima e portargliela.

«Grazie piccola.» lo afferra e si volta, poi mi rivolge un sorriso di gratitudine osservandomi dal riflesso dello specchio.

Non gli rispondo e mi fiondo contro al suo corpo, avvolgendolo con le mie braccia e unendo le mie mani all'altezza del suo petto, facendo attenzione a non toccare la sua lesione aperta. Affondo il viso tra le sue scapole, contro al tatuaggio della rosa e sospiro profondamente e rumorosamente.

Lui, con il disinfettante in una mano e la garza nell'altra, si lascia andare al mio tocco e sento i muscoli del suo corpo rilassarsi contro di me, appoggia gli oggetti sul ripiano del lavandino e afferra le mie mani per stringerle tra le sue.

«Mi dispiace.» sussurro contro alla sua schiena e la bacio appoggiando le mie morbide ed umide labbra alla sua pelle nuda.

«No, a me dispiace.» ribatte lui e si volta, afferrandomi le mani per baciarle entrambe mentre le accarezza con i suoi pollici.

Mi sollevo sulle punte per appoggiare le mie labbra sulle sue e stampare un tenero e casto bacio, lui prende il mio viso tra le mani e apre la bocca per lasciare alla mia lingua la possibilità di farsi spazio ed incontrare la sua. Le sue dita si intrufolano tra i miei capelli, massaggia la mia testa provocando dei brividi lungo tutta mia schiena. Dopo poco mi stacco, tirando indietro leggermente la testa e lui mordicchia il mio labbro inferiore prima di lasciarmi andare.

«Cosa ti piacerebbe mangiare?» chiedo e mi sporgo per prendere la garza, inumidirla di disinfettante ed appoggiarla delicatamente alla ferita di Zayn.

«Non ti merito...» mormora mentre osserva la mia mano che tampona la sua lesione, non sono sicura che stia parlando con me, sembra che stia riflettendo tra sé e sé.

«E non meriti le mie omelettes.» ironizzo io con una risatina, «Ma per tua fortuna, sono innamorata di te.»

Non appena mi rendo conto di averlo detto ad alta voce, lascio sparire le labbra all'interno della mia bocca sperando che non ci abbia fatto caso. Ma, ovviamente, l'ha notato e ha spalancato gli occhi in un'espressione stupita. Imbarazzata, distolgo lo sguardo, anche perché il silenzio ci ha avvolti.

«Hai ragione.» annuisce lui pensieroso e mi solleva il viso con l'indice del dito sotto al mento, «Sono davvero fortunato.»

«Per le omelettes.» scherzo io, sperando che si dimentichi che ho appena detto di essere innamorata di lui.

«Perché ho te.» sussurra e appoggia ancora le labbra sulle mie, mantenendole per più tempo e chiudendo gli occhi. Sorrido contro alla sua bocca, poi lo fisso passando con delicatezza il mio dito sulla sua guancia, vicino al taglio. Sto per uscire quando lui mi tira a sé e aggiunge: «Anche io sono innamorato di te.»

«Lo...» mi schiarisco la voce per mascherare l'imbarazzo, «Lo dici solo perché l'ho detto io?»

«No, assolutamente no.» scuote energicamente la testa, prende la mia mano per stringerla tra la sua, «Lo dico perché da quando ho disegnato il tuo profilo su quel foglio, non riesco a farti uscire dalla mia testa.»

Infilo la mano tra i suoi capelli e ne tiro appena le punte, mentre le sue dita solleticano i miei fianchi facendosi spazio sotto al top del mio pigiama. Le nostre lingue si inseguono velocemente in un bacio estremamente passionale, mi spinge indietro finché la mia schiena si scontra contro alle fredde piastrelle del muro e il suo bacino spinge contro il mio. Si allontana subito dopo, probabilmente per colpa del dolore al fianco.

«Sono innamorato di te perché nessuno mi ha mai fatto stare bene come mi fai stare tu. E perché adoro le tue fossette.» io rido e lui infila le dita nei piccoli solchi sulle mie guance, «E perché noi abbiamo un legame. Non importa quello che succede o che succederà, non importa se litighiamo o se dovremo stare distanti perché, comunque, noi ci attireremo sempre come la calamita al ferro.»

«E secondo te, non cambierà mai?» domando speranzosa, l'emozione rende la mia voce tremante.

Lui fa no con la testa. «Non si può cambiare il destino.»

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